‘Boys’. Quando il rock and roll non scende a patti con nessuno
Boys di Davide Ferrario in fuori concorso al Taormina Film Fest. Una storia di nostalgia che con la nostalgia fa a botte. Una band anni settanta lotta in difesa della propria stagione artistica, in opposizione alle logiche commerciali contemporanee. Un cast affiatato vede ogni singolo interprete trasmettere il peso e l’orgoglio della memoria musicale.
Boysdi Davide Ferrario è la commedia prodotta da Lionello Cerri, Cristiana Mainardi, Lumière & co. con Rai Cinema e distribuita da Adler Entertainment. Le musiche originali sono di Mauro Pagani. È la prima proiezione fuori concorso alla 67° edizione del festival di Taormina dove il regista e gli attori, ospiti della serata di apertura di ieri, hanno portato sul palco tutta la comicità maturata sul set e sviluppata nelle scene.
La trama
Il gruppo musicale è formato da amici di vecchia data. Giacomo (Neri Marcorè) è il cantante, proprietario insieme alla sua compagna Miryam (Saba Anglana) di un ristorante prossimo al fallimento; Carlo (Giovanni Storti) è il batterista, fa il notaio e il nonno, colleziona strumenti musicali appartenuti alle leggende del rock; Joe (Marco Paolini) è il tastierista, soffre di un lieve tumore alla prostata; Bobo (Giorgio Tirabassi) è il chitarrista e sfugge alle richieste di sua moglie (Linda Messerklinger) di avere un figlio. Quinto componente era il fratello di Giacomo, Luca, vero autore dei testi che si tolse la vita anni prima.
La band, vecchia gloria degli anni Settanta, non rinuncia alla propria musica e continua a esibirsi nei locali della città, affidandosi all’adorazione incondizionata del giovane giornalista Steve (Paolo Giangrasso). Per tornare alla ribalta, gli amici considerano la terrificante proposta di un trapper sbarbatello, JD (Luca De Stasio), di realizzare la cover di una loro canzone e rilevare i diritti del loro intero repertorio. Per questo incontrano la zia-manager dell’improbabile artista (Giorgia Wurth).
L’ipotesi divide la band: Giacomo vuole riconquistare la scena, costi quel che costi; gli altri non vogliono tradire il loro spirito e svendersi alle nuove tendenze del settore. «Cosa vorrebbe Luca?» è la domanda ricorrente. La decisione finale richiede il parere della storica vocalist, Anita (Isabel Russinova), della quale si sono perse le tracce. Grazie a Steve, gli amici rintracciano la cantante presso Capracotta in Molise: i Boys tornano on the road con un immancabile van anni Sessanta e attraversano il Centro Italia per raggiungere il paesino.
A casa di Anita e della figlia di lei (Zoe Tavarelli) rievocano il loro passato e infine decidono obtorto collo di accettare la proposta della manager di DJ. Dopo essersi congedati con commozione da Anita, tornano a casa, incontrano i nuovi soci in affari e guardano in anteprima il raccapricciante video della cover. Scoprono che Giacomo ha una relazione con la manager e che l’idea del remake è farina del suo sacco: la sua attività e la sua relazione di coppia vanno a rotoli e ha bisogno di soldi per non perdere il ristorante e la sua compagna.
Tutto sembra perduto: gli amici sono in dissenso, Miryam scopre il tradimento e si allontana dal cantante, Angela lascia Bobo perché non vuole darle un figlio. Guardando insieme un’alba, il gruppo, senza, Giacomo riflette sul da farsi: «C’è un prezzo da pagare per fare la musica vera, e noi non lo abbiamo mai pagato» è l’amara considerazione di Joe.
Così i tre accettano l’offerta del trapper per aiutare l’amico. Giunge il momento di firmare il contratto e di esibirsi con DJ, ma alla fine la band ritroverà la sua coesione e lascerà i soci di stucco.
«Il rock and roll sarà passato di moda entro giugno».
Variety, 1955
Un cast complice per una commedia piacevole
Gli attori interpretano a fondo la stanchezza e la disillusione generazionale; le loro rughe e il tono complessivo sono più espressivi della sceneggiatura in sé. Il personaggio di Tirabassi è il meno arrendevole e il più orgoglioso del proprio trascorso musicale; Giovanni-Carlo offre una buona performance conservando l’energia comica del leggendario trio che lo ha reso celebre, presentandosi in questa occasione come attore autonomo.
Paolini si fa carico di tutta la crisi sofferta dal quartetto e non sempre confessata dagli altri membri e, insieme a Marcorè, è forse il miglior attore in scena. Anche i ruoli femminili sono convincenti; la Russinova, in particolare, ha su di sé questa eleganza sciamanica che riassume tutto il fascino della band. La riunione nella sua casa si trasforma in una buffa danza nelle acque termali, un’altra delle trovate new age che gli amici adottano per non invecchiare.
Il contrasto tra l’antica gloria dei Boys e l’imbarazzante trap di DJ è sottolineato da un ricco repertorio d’immagini d’epoca e ritratti dei musicisti da giovani. La nostalgia per la band del passato è sia sentimento della memoria che legame con Luca, quinto boy, la cui presenza-assenza è flebile ma rappresenta – soprattutto per Giacomo – il passato indelebile e insieme doloroso. Questo difficile legame-scontro con la malinconia, in parole e toni diversi, contraddistingue tutti i membri e tiene i lacci della loro amicizia.
«Siamo al capolinea. I gruppi sono come i tram.
Prima o poi bisogna scendere».
L’esito
Il lungometraggio di Ferrario, firmato dal regista-scrittore e da Cristiana Mainardi, tratta un tema già visto ma vanta la scelta di un cast in piena sintonia. La trama è ben costruita e le dosi di autoironia ben somministrate. Il finale è prevedibile ma rincuora lo spettatore. Il valore del film sta soprattutto nelle belle canzoni di Mauro Pagani (sebbene il sound sia per la verità anni Novanta) ottimamente interpretate da Neri Marcorè.
L’ultima scena vede i musicisti suonare per sé stessi e per i propri cari a bordo di una chiatta nel fiume; un epilogo senza rammarico che sancisce la fedeltà allo spirito autentico della band, onorando la promessa immortale di Neil Young: «rock and roll can never die».
Boys
Anno: 2020
Durata: 97'
Distribuzione: Adler Entertainment
Genere: Commedia
Nazionalita: Italia
Regia: Davide Ferrario
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