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‘Edna’ di Eryk Rocha, i diari della guerrigliera al Pesaro Film Festival

Il documentario del regista brasiliano, figlia del grande Glauber, racconta al Pesaro Film Festival il flusso di coscienza di una guerrigliera che resistette anche sotto tortura alla deforestazione in Brasile

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Per Edna la guerra non è mai finita. È lei la protagonista indomita dell’omonimo documentario di Eryk Rocha, in concorso alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Dal Pará, cuore ferito dell’Amazzonia, Edna scrive i suoi diari della resistenza. Lì, come racconta per puri suoni su schermo nero il prologo del film, al canto delle cicale e al battito di ali degli uccelli si è sovrapposto un muggito sordo: non è il bestiame, che pure pascola nella macchia vegetale diradata, bensì il rombare dei motori dalla vicina autostrada.

So much land, and we have nothing.

Sin dal 1975, la costruzione della cosiddetta Transbrasiliana si è distesa come una fessura da nord a sud del paese: sradicando alberi, lacerando le radici del legame vitale tra gli abitanti e la terra. La scrittura della guerrigliera, nero su bianco come i non-colori del film di Rocha, è l’eco della militanza. Nella lotta in difesa della terra, anche l’esperienza della prigionia, la tortura, i compagni di lotta spariti nel nulla, il figlio e il nipote morti, come tanti combattenti. Anche la lapidi punteggiano le pagine di quel diario, cartografia (cinematografica) di un territorio distrutto, che gli affetti e l’ostinazione della memoria salvano dalla dissolvenza.

Il trailer di Edna

Le strade perdute del racconto

La camera-car trascorre lungo la Transbrasiliana. L’autostrada è un racconto del paese, una metonimia per chilometri del Brasile. Nel sostare lungo il ciglio, a raccogliere impressioni e ricordi di Edna, Eryk Rocha avrebbe potuto fermarsi all’autogrill del documentario d’inchiesta, compilando in 64 minuti l’album della cosiddetta Guerrilha do Araguaia (1967-1974) contro il regime militare. Pure, avrebbe potuto tracciare un Sacro GRA brasiliano, rinchiudendosi nell’anello di una poesia da bordo strada. Rocha, invece, figlio del grande Glauber (1934-1981), inclina a una forma sfilacciata del racconto.

Sogno di partire da qui per non so quale luogo.

Le parole di Edna sono flussi di coscienza senza segnaletica: sussurri, lacerti di storie di resistenza, istantanee sulla vita e sulla morte, voce all’incrocio di altre voci. È una lost highway della mente, una mappatura onirica dello spazio e del tempo in un territorio violato.

Memorie a colori

Al racconto deflagrato, lo stile di Edna di Eryk Rocha sembrerebbe contrappuntare la catarsi dell’eleganza. L’impeccabile fotografia in bianco e nero, prima di tutto; ma anche il gusto per le inquadrature asimmetriche. Inoltre, se certi primi piani non scavassero le rughe sul volto della protagonista, ancorandoci alla pelle sofferta, ci si smarrirebbe tra le strade perdute del contenuto. Rocha, infatti, divaga tra le passeggiate del presente, le chiacchierate di Edna con il compagno Carlos, le affioranti memorie di guerriglia – persino con tratti da docu-thriller – e le immagini di archivio sulla deforestazione.

Edna

Edna in una scena a colori

Ma in realtà, anche questa costante visiva viene violata, con l’inserimento di una lunga e toccante sequenza a colori. Tra i petali gialli, sotto l’ombrellino come una dama di Monet, Edna rievoca i figli, si avventura a parlare di felicità, ascolta nel vento quella natura che l’uomo non ha saputo ascoltare.

Edna di Eryk Rocha trasforma dunque il racconto storico della guerriglia contro la deforestazione amazzonica in un flusso di coscienza, un diario intimo che recupera il territorio sfregiato della memoria. Anche ricordare è combattere.

Tutto sul Pesaro Film Festival

Edna

  • Anno: 2021
  • Durata: 64'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Brasile
  • Regia: Eryk Rocha

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