Tre giovani registe raccontano l’Italia, dipingendo il bel paese con più difetti che pregi a partire da tre differenti angolazioni corrispondenti ad altrettante tematiche scottanti: ambiente, giovani e politica.
Tre giovani registe raccontano l’Italia, dipingendo il bel paese con più difetti che pregi a partire da tre differenti angolazioni corrispondenti ad altrettante tematiche scottanti: ambiente, giovani e politica. Il risultato finale – l’opera nasce da un’idea di Franco Scaglia per Rai Cinema – è il documentario L’Italia del nostro scontento: verde, bianco, rosso, presentato al Festival Internazionale del film di Roma nella sezione L’altro cinema – Extra. Elisa Fuksas, giovanissima architetta prima ancora che regista, evidenzia come i cambiamenti ambientali e le speculazioni degli ultimi decenni abbiano modificato, e svalorizzato, il concetto di “bellezza” degli italiani. “Siamo un Paese che ancora si vende all’estero – afferma la regista – come un prodotto ideale che in realtà non esiste più, con caratteristiche oggi molto diverse”. Francesca Muci, sceneggiatrice-regista, raccoglie voci, esperienze e tendenze di un mondo giovanile variegato ed in cerca di nuove identità.
“Ho intervistato ragazzi – racconta la regista – incontrati camminando, senza spiegare di cosa si trattasse, volevo sapere cosa pensavano di loro stessi e del nostro paese al di là di ogni possibile condizionamento.” Lucrezia Le Moli, regista anche teatrale, affronta infine l’arduo compito di sintetizzare le idee politiche dei nostri compaesani, portando alla luce le consuete contraddizioni e, spesso, una buona dose di inevitabile confusione. I volti e le risposte dei tanti personaggi intervistati si susseguono in una galleria dinamica e ben confezionata ma forse non troppo approfondita, in ogni caso piuttosto piacevole. Filo conduttore delle tre sezioni, la colonna sonora del giovane Andrea Mariano. L’importante è non uscire troppo avviliti dalla proiezione d’immagini in cui, davvero, l’Italia sembra essere un paese che non può non produrre scontento.
Elisabetta Colla
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