Il giorno e la notte di Daniele Vicari, trasmesso a partire dal 17 giugno (2021) da RaiPlay, ha una stretta relazione con il lockdown, ma non è un film sul lockdown, come i documentari che hanno voluto fermare le immagini della nostra maledetta primavera, da cui stiamo piano piano, e forse, prendendo un po’ di distanza.
Il giorno e la notte La trama
A Roma è in corso un attacco terroristico. Le autorità impongono alla popolazione di non uscire di casa: cosa accade alle coppie se costrette dentro le pareti domestiche, senza possibilità di fuga? È il momento del confronto e della verità, senza scampo. Il Giorno e la Notte è il primo film girato quando il mondo intero era in lockdown nell’isolamento totale e tutti i set erano chiusi. (Dal sito ufficiale di RaiPlay)
Il giorno e la notte un esperimento cinematografico
Il giorno e la notte è un film di finzione, ma è soprattutto un esperimento cinematografico, girato tutto in smart working. Il regista e i membri della troupe davano le indicazioni da casa e gli attori sono stati responsabili delle riprese. Soli, nei rispettivi appartamenti, si sono dedicati alle prove, predisponendo le scenografie, i costumi, il trucco, l’illuminazione.
«Tutte/i abbiamo lavorato
Per realizzare un sogno che il virus sembrava aver cancellato»
Daniele Vicari
Il giorno e la notte insiste sul tempo iniziale della nostra comune tragedia, dall’incredulità allo stupore, dalla paura all’accettazione. Lo fa sostando sulla vita di quattro coppie (tre di loro lo sono anche nella vita), colte in quella prima giornata che non si sapeva fosse l’inizio di tempi così lunghi e così amari.
“Le coppie asserragliate dentro le mura domestiche si trovano messe alle strette, in un confronto intimo e inesorabile che spesso è scontro, ma anche incontro, e che soprattutto porta a nuove consapevolezze”(D. Vicari)
Gli interpreti e le loro storie
Ida e Luca, (Isabella Ragonese e Matteo Martari: gli unici due interpreti che non sono coppia nella vita). I loro personaggi avrebbero dovuto incontrarsi nel Veneto (da lui, in campagna) e vedersi per la seconda volta. Sono attratti l’uno dall’altro, ma la rinuncia del loro rivedersi scatena, soprattutto in lei, un mare di insicurezze. Tra messaggi e videochiamate, parlano dei loro desideri, azzardano quel passo in più nella confidenza che li fa subito retrocedere. In un altalena del dire non dire si scoprono, ma non del tutto.
Isabella Ragonese ne “Il giorno e la notte”, da Filmitalia
Andrea e Beatrice (Francesco Acquaroli e Barbara Esposito): marito e moglie si sono allontanati dopo la morte del loro figlio, un’assenza presente tra loro, in un dolore che non accenna a diminuire, e nel silenzio. Lui, disoccupato, finora senza confessarlo, e depresso; lei più propositiva. È solo il primo giorno di clausura, ma la condizione insolita li costringe ad abbattere quel muro dietro il quale ciascuno dei due, malamente, si è illuso finora di potersi difendere.
Marco e Marcella (Vinicio Marchioni e Milena Mancini): lui è un artigiano, colto dal lockdown nel suo laboratorio; lei, la moglie dell’amico, che arriva come un fulmine dopo aver lasciato il marito. Una danza la loro, tra seduzione e legame d’amicizia che si riconferma. La donna indossa abito rosso e tacchi alti (anche la Ragonese, ha scarpe col tacco e un vestito rosso), facendo girare la testa a questo pover’uomo che ne è stato sempre innamorato. Ha vissuto anche un forte senso di colpa nei confronti dell’amico, che in questo giorno e questa notte non può più contenere.
Anna e Manfredi (Elena Gigliotti e Dario Aita): nel ruolo di due artisti sopra le righe, per una forte e distruttiva competizione. Un po’ Malcom &Marie di casa nostra. Recitano di continuo, anche nei confronti l’uno dell’altro. E sembra che neppure un’esperienza così sappia farli uscire dalla vita fasulla, almeno per qualche ora, e da una comunicazione forzata.
Amori impossibili (Ida e Luca), amori consumati (Andrea e Beatrice), amori recitati (Anna e Manfredi) amori inconfessati (Marco e Marcella): gli amori al tempo della pandemia sono, in fondo, quelli di sempre.
Vinicio Marchioni e Milena Mancini ne “Il giorno e la notte”. Da Filmitalia
Storie che ci appartengono
Vicari ci fa entrare e uscire dai quattro luoghi chiusi, senza sostare troppo su una storia, ma neanche troppo poco. I tempi sono misuratissimi, calibrati in modo da farci partecipare alle vite dei personaggi, che molto presto si fanno persone, senza che nessuna prenda il sopravvento.
Non certo perché il regista abbia timore nell’approfondire la sofferenza e l’impegno (lo conosciamo per Diaz, La nave dolce, Prima che la notte).
Né vuole fuggire dall’esplorare le psicologie individuali, rese senza tabù ne Il passato è una terra straniera. O le difficoltà del vivere quotidiano, come in Sole cuore amore. Ultimamente, pare essersi divertito con L’Alligatore, un poliziesco insolito fatto di situazioni paradossali, una volta tanto leggere.
La scelta di trattare parallelamente, ne Il giorno e la notte, più storie con un montaggio che dia loro un’uguale, identica dignità, sembra piuttosto volerci dire che le crisi esistenziali esplose con la pandemia appartengono un po’ a tutti, o a tanti.
Il film immagina un altro tipo di emergenza, parla di covid senza nominarlo, solo perché, come dice Vicari, “non doveva invecchiare dopo la pandemia”, e perché è destinato “al pubblico di domani”. Un film che per la riuscita e per la determinazione di sperimentare la creatività sempre e comunque attraverso il cinema, s’inserisce perfettamente nella già completa filmografia di Daniele Vicari.
«Il cinema, come tutte le forme d’arte, deve sempre collegarsi a quel che accade intorno. Bisogna raccontare la condizione del mondo: non possiamo voltarci dall’altra parte e fare finta che non è successo nulla».
Se ce ne fosse bisogno, Il giorno e la notte
«dimostra ancora una volta l’instancabile vocazione del regista
al cinema come territorio del reale e ricerca della verità».
Elisabetta Bartucca Movieplayer.it
Il film di Daniele Vicari è una produzione KON-Tiki Film. Produttori: Andrea Porporati e Francesca Zanza. Distribuzione Fandango.
Leggi l’intervista di Carlo Cerofolini a Daniele Vicari
Conversazione con Daniele Vicari