E’ arrivata su NetflixBlack Summer 2, seconda stagione della serie televisiva statunitense di impronta horror-distopica. Nato come prequel del già celebre Z Nation (sempre su Netflix), il serial, creato da Karl Schaefer e John Hyams, ha debuttato nel 2019 riscuotendo consensi abbastanza positivi dal pubblico. Per la seconda stagione si è dovuto attendere due anni a causa del rallentamento delle riprese. Interpreti principali sono Jaime King, Justin Chu Cary, Kelsey Flower, Christine Lee e Zoe Marlett.
Black Summer 2: dove eravamo rimasti
La prima stagione si era presentata su uno scenario devastante. Un misterioso virus trasforma i morti in Zombie. La società è al collasso. Rose, (Jaime King) dopo aver perso suo marito, era stata separata dalla figlia Anna (Zoe Marlett) in un posto di blocco dell’esercito. Insieme ad altri sopravvissuti, tra cui Spears (Justin Chu Cary), inizia un viaggio difficile e pericoloso verso lo Stadio della città. Al termine del duro percorso, diviso in otto episodi, Rose e pochi altri arriveranno a destinazione in un finale aperto a nuovi risvolti.
La seconda stagione riparte poco dopo la conclusione della precedente. Anche qui una narrazione suddivisa in capitoli che sottolineano il tema dell’episodio. Da una calda e arida estate della prima stagione, ci spostiamo in un paesaggio gelido e innevato ritrovando alcuni dei personaggi già conosciuti. Piccoli gruppi umani si spostano in realtà in ambienti condivisi, pur incontrandosi solo in determinati momenti, mentre il rombo continuo di un aereo in lontananza rappresenta il nuovo obiettivo da raggiungere. Finale aperto anche questa volta, con il gruppo smembrato e dinanzi a strade nuovamente inesplorate.
Black summer 2 e l’umanità assente
Una potente crudeltà di fondo contraddistingue la serie firmata Asylum. In questo senso, c’è un’evoluzione in peggio (dalla prima alla seconda stagione) della “carica di umanità” dei personaggi. Se in Black Summer 1 erano già privi di approfondimento, e inseriti in un mero meccanismo di fuga-rincorsa-salvezza apparente e successiva morte, qui si ripete lo stesso meccanismo con l’aggiunta di una mancanza totale di sentimentalismo.
Rose, il personaggio centrale del serial, mentre nella prima stagione mostrava qualche debolezza o fragilità (soprattutto un forte spirito cameratesco verso gli altri “compagni di viaggio”), qui sembra essersi spogliata di ogni bagaglio emotivo superfluo. Unico suo pensiero è quello di proteggere la figlia Anna, difendersi dagli zombie e trovare una via di salvezza. Lo stesso vale per tutti gli altri personaggi del Serial. Nessuno sembra essere dotato di reale spessore psicologico; di loro non conosciamo (forse intuiamo soltanto in alcuni momenti) quali siano i loro pensieri o le loro paure più profonde, ma veniamo comunque coinvolti nelle loro vicende che sembrano racchiuse in un unico leit motiv. Fuga dal pericolo sempre incombente, ricerca di un rifugio in cui nascondersi o trovare riparo, viaggio verso un improbabile pista di decollo di un aereo. Intorno a loro un deserto emozionale, assenza di empatia e totale diffidenza. Un tutti contro tutti che non lascia spazio a nient’altro.
La maggior parte dei film o serie tv sul genere horror distopico sono mossi dalle stesse dinamiche: popolazione al collasso, crisi sociale, autoritarismo militare, la famiglia come sostegno per la sopravvivenza. In Black Summer troviamo alcune particolarità che in un certo senso la differenziano da altri prodotti simili.
Prima di tutto gli zombie stessi non sono gli esseri lenti e inermi che abbiamo imparato a conoscere nei film di Romero. Molto più simili ai mostri creati da Snyder in Army of Dead,sono veloci, pensanti e aggressivi. Il che li rende davvero terrificanti. Ma la peculiarità del serial sta soprattutto nella dinamica degli episodi e nell’evoluzione dei personaggi. La regia frenetica “insegue” letteralmente i vari protagonisti nelle loro fughe tra i boschi o all’interno di cupi e inquietanti edifici, rendendoli protagonisti importanti della storia ma non ‘indispensabili’.
In modo del tutto imprevedibile assistiamo alla morte di personaggi anche centrali, con un evolversi delle vicende che non è mai banale. Non si fa in tempo a conoscere bene un personaggio che si assiste già alla sua “dipartita” e successiva mostruosa trasformazione. Mossa intelligente del regista che, così facendo, rende il serial intrigante e mantiene sempre alto il livello di tensione nello spettatore. Inoltre, lo schema a cerchio continuo, che racconta gli stessi eventi ogni volta però da un punto di vista diverso, rende ben chiara la dinamica degli avvenimenti.
Ci sarà una terza stagione? Visto il successo ottenuto dalla seconda già nei primi giorni, i presupposti sembrano essere quelli giusti.
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers