A quarant’anni dalla sua prima apparizione sullo schermo, la Indiana Jones – 4 movie collection porta in 4K Ultra HD l’archeologo più spericolato della Settima arte. Edito da Paramount e Koch Media, infatti, lo splendido cofanetto digipack in questione include nove dischi per rivivere al meglio la saga di Steven Spielberg. Nove dischi di cui otto atti ad ospitare insieme a relativi trailer originali i quattro lungometraggi interpretati da Harrison Ford. Otto perché vengono proposti sia in formato blu-ray che nelle versioni 4K Ultra HD con Dolby Vision e HDR-10, meticolosamente rimasterizzati dalle scansioni dei negativi originali. In modo da garantire – con ampio lavoro sugli effetti visivi – un’immagine incontaminata e di altissima qualità. Proprio nel periodo in cui stanno partendo le riprese della quinta impresa jonesiana in fotogrammi, ma sotto la regia di James Mangold.
Quindi, un’occasione unica per rivivere un’esperienza tutta nuova dinanzi alle escursioni dell’Henry Jones Jr dal cappello e dall’inseparabile frusta.
L’Henry Jones Jr il cui nomignolo Indiana proviene nientemeno che dal nome del cane di George Lucas, suo creatore. L’Henry Jones Jr che abbiamo visto esordire nel 1981 ne I predatori dell’arca perduta, dall’avvio già tempestato di pareti mobili e grosse pietre rotolanti. Elementi che hanno immediatamente provveduto a delineare il magico universo avventuroso spielberghiano anni Ottanta, a sua volta ispirato a quello dei vecchi eroi su celluloide. Quello stesso universo che poi, non a caso, è stato a suo modo sfruttato anche nel 1985 ne I Goonies di Richard Donner.
Un universo in questo caso collocato in Egitto, dove il protagonista, professore in un college della Boston del 1936, viene appositamente catapultato.
Il motivo? I servizi segreti inglesi sono interessati alla ricerca della potente Arca dell’Alleanza, contenente frammenti delle tavole dei dieci Comandamenti dettati da Dio a Mosé. Un oggetto del desiderio su cui hanno pericolosamente messo gli occhi i nazisti e per recuperare il quale Indy viene affiancato dalla vecchia amica Marion Ravenwood alias Karen Allen. In un crescendo di movimentate situazioni rese ancor più coinvolgenti dalla mitica colonna sonora composta da John Williams, destinata ad accompagnare l’intera saga. In mezzo a rettili e ragni che suggeriscono i vari accenni al retrogusto horror atto ad esplodere decisamente nell’epilogo. Quel retrogusto fortemente accentuato in Indiana Jones e il tempio maledetto, datato 1984 e ambientato un anno prima del capostipite. Un sequel considerato dal regista tra i suoi lavori meno riusciti ma che, in realtà, appare come il migliore della tetralogia.
Un sequel che apre a mo’ di musical per immergersi poi in toni piuttosto cupi e far finire il recupera-reliquie fordiano tra le montagne tibetane. Al confine con l’India, precisamente, dove si ritrova a lottare per liberare i bambini dei villaggi del posto dalla schiavitù dei crudeli Thugs. Adoratori della dea Kalì, questi ultimi, rei inoltre di aver rubato la pietra magica che protegge la zona. In quasi due ore di visione che vedono tirati in ballo anche Kate Capshaw e il Ke Huy Quan del citato I Goonies. Rispettivamente nei panni della cantante di night Willie e del piccolo Shorty, grazie ai quali viene generata buona parte dell’accentuata ironia della pellicola.
Orchestrata tra tappeti di scarafaggi, cuori strappati e banchetti per stomaci forti fino alla corsa da antologia a bordo dei carrelli.
Anticipando di cinque anni l’Indiana Jones e l’ultima crociata che apre nel 1912, con il compianto River Phoenix nel ruolo di un giovane Indy. Prima che ci si sposti al 1938 e che tornino in scena i nazisti, per la seconda volta avversari di Jones. Qui in compagnia del padre, cui concede anima e corpo Sean Connery, e alla ricerca del Santo Graal, il calice usato da Gesù nell’ultima cena. È infatti il loro rapporto che viene particolarmente approfondito tra inseguimenti su scafi, orde di ratti, consueti passaggi segreti e una frenetica sequenza con carro armato. Al servizio di quello che doveva inizialmente essere il tassello conclusivo del franchise, se nel 2008 non fosse inaspettatamente arrivato il quarto episodio. Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, in cui ritroviamo nella seconda metà degli anni Cinquanta colui che soffre di repulsione per i serpenti.
Colui che se la vede stavolta con agenti sovietici intenti ad ottenere la dominazione dell’intero pianeta, sulle tracce del leggendario teschio di cristallo di Akator. Un quarto lungometraggio che riporta in scena la sopra menzionata Marion, ma che introduce anche il giovane e ribelle Mutt, incarnato da Shia LaBeouf.
Mentre Cate Blanchett fa da villain di turno in piena Età Atomica nelle zone più remote del Perù, terra di antiche tombe ed esploratori dimenticati. Con tanto di tripudio di effetti digitali e formiche oltremisura in forte aria di fantascienza tipica del decennio in cui nacque il rock’n’roll. Ma, se non ne avete abbastanza, inserite nel lettore anche il blu-ray della Indiana Jones – 4 movie collection interamente dedicato ai contenuti speciali. Oltre sette ore di materiale extra spaziante da due diversi making of de I predatori dell’arca perduta a quelli dei tre sequel. Passando per cinquantotto minuti (divisi in due parti) di filmati sul set del primo capitolo e ben dodici dietro le quinte. Per approfondire, tra l’altro, l’immenso lavoro svolto su stunt, sonoro, cast, location ed effetti speciali. Senza contare la mappa da collezione all’interno della confezione.