In Comedians diGabriele Salvatores dal 10 Giugno al cinema tutto converge verso una rappresentazione antinaturalistica della realtà, in cui ad andare in scena è una visione del mondo più che la storia di personaggi in carne e ossa. In un simile contesto, Salvatores riesce a fare la cosa più difficile, ovvero raccontare la comicità sottraendola al ricatto del riso e divertimento a tutti i costi. Prodotto da Indiana Production con Rai Cinema e distribuito da 01 Production Comedians arriva nelle sale italiane a partire dal 10 giugno.
Comedians di Gabriele Salvatores La recensione
Comedians di Gabriele Salvatores è un film che agisce sotto mentite spoglie. Ce lo dice innanzitutto il detour iniziale, con due sequenze destinate a essere diverse da quello che sembrano.
La prima, nei fatti, è una falsa partenza, poiché il tafferuglio tra i protagonisti altro non è che il frammento di una scena riproposta per intero a circa metà film.
La seconda, invece, di tipo introduttivo, è organizzata su una falsa protagonista – la ragazza con il manichino che attraversa la strada per entrare nella scuola – messa apposta per depistare lo spettatore rispetto a una realtà che sembra perdere le sue sembianze.
La presenza di figure non meglio definite, i riflessi della pioggia sull’asfalto illuminato dai lampioni, la voce calda e roca di Tom Waits sulle note di Rain Dogs e, infine, l’estensione temporale prodotta dall’uso del rallenty diventano segni di una bolla esistenziale sospesa nel tempo e nello spazio.
Tutto in una notte
Ciò non toglie che in superficie Comedians sia il tutto in una notte di sei aspiranti comici, raccontati nelle ore precedenti lo spettacolo, attraverso il quale sperano di ottenere il contratto della vita, quello che il manager Bernardo Celli (un sulfureo Christian De Sica) offrirà al più meritevole di loro.
Con la sera della prima pronta a offrire a Salvatores l’opportunità di smontare il giocattolo, orchestrando un ensemble di voci e di corpi (a cui si presta una squadra di attori bravi e interessanti) pronti a darsi battaglia in una kermesse tragicomica, in cui miserie e nobiltà degli astanti sono chiamate a restare coerenti al proprio credo artistico. Oppure a vendere l’anima al diavolo, conformandosi a una comicità utilitaristica, costruita per compiacere il pubblico e non per metterne in discussione le certezze.
Mimesi del quotidiano
Un sostrato filosofico esistenziale che però da solo non basterebbe a salvare Comedians dall’essere il clone di certi spettacoli televisivi, e dunque, dal diventare un palcoscenico su cui alternare le performance dei singoli artisti. Un rischio evitato proprio per la natura cangiante del lungometraggio, pronto a sfoderare un doppio fondo di significati e sottotesti che, senza rinunciare al cortocircuito tra vita e arte, diventano però la messinscena di qualcos’altro: per esempio, delle nostre esistenze, colte nella contingenza del momento che stiamo vivendo.
Da una parte la concentrazione spaziale in cui sono obbligati i protagonisti e l’ansia di ciò che li aspetta al di fuori di essa, dall’altra il confronto serrato scaturito dall’impulso di guardarsi dentro, tirando fuori i propri demoni: Comedians sembra mimare ciò che abbiamo in vissuto e che ancora stiamo sperimentando a causa della pandemia.
Seduta esoterica
Ma le paure e le ipocrisie, come anche il dirsi le cose in faccia – come mai si verificherebbe in assenza di un evento eccezionale (il contratto della vita/la pandemia) -, rimarrebbero letteratura se non ci fosse una regia capace di trasformare i sentimenti in cinema: facendo del consesso in questione il convitato di una seduta esoterica organizzata perché il diavolo (Celli/De Sica) si possa manifestare, assieme alle lusinghe di un successo a cui è possibile accedere solo rinnegando se stessi e il proprio mentore (Eddie Barni, interpretato dall’ottimo Natalino Balasso).
Una trasfigurazione a cui Salvatores arriva per gradi, coperto dal montare della discussione, eppure capillare nel cospargere la scena di segni premonitori, a cominciare dall’uso del paesaggio e della sua natura: dalla notte buia e tempestosa (tipica dell’affabulazione fiabesca), all’inserviente scolastica con la fattezze da megera, dalla sequenza con cui si apre il film in cui il più giovane dei protagonisti (il trasformista Giulio Pranno, già tra gli interpreti di Security, appena uscito su SKY) tramuta un bastone nella croce con cui esorcizzare il più indemoniato dei suoi colleghi, alla scelta di non collegare mai visivamente i personaggi con la realtà esterna, come sequesti non esistessero al di fuori di essa.
Tutto in Comedians converge verso una rappresentazione antinaturalistica della realtà, in cui ad andare in scena è una visione del mondo più che la storia di personaggi in carne e ossa.
In un simile contesto, Salvatores riesce a fare la cosa più difficile, ovvero raccontare la comicità sottraendola al ricatto del riso e divertimento a tutti i costi.
Nella disputa tra arte e intrattenimento non è difficile capire da che parte si schiera il regista.
Alcuni aspiranti comici stanchi della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di stand-up si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club. Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro per un programma televisivo.
Per tutti è la grande occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima. Le esibizioni iniziano e ogni comico sale sul palco con un grande dilemma: rispettare gli insegnamenti del proprio maestro, devoto a una comicità intelligente e senza compromessi o stravolgere il proprio numero per assecondare il gusto molto meno raffinato dell’esaminatore? O forse cercare una terza strada, di assoluta originalità?
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