Beat generation – Kerouac, Ginsberg e Burroughs è un documentario scritto da Emilie Barbier e diretto da Xavier Villetard, una produzione europea, Francia e Finlandia, che potete trovare in streaming sulla piattaforma d’autore Nexo+, proprio nella speciale ricorrenza dei 95 anni dalla nascita di Allen Ginsberg.
L’opera racconta la genesi della beat generation, partendo dal legame fra Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs, intellettuali, amici e compagni di viaggio nella costruzione di un mito letterario, culturale e sociale. Il tutto è composto di interviste, immagini inedite e d’archivio, repertorio video e documenti originali. Prendono la scena le corrispondenze fra i tre personaggi, i loro pensieri e le vicende più rilevanti delle loro vite, tra gli anni ‘40, ‘50 e ‘60. In particolare, hanno un forte risalto le testimonianze di Ginsberg, che racconta dei suoi rapporti con i due compagni di vita e di opere, e delle difficoltà della società del tempo a superare diverse barriere.
Beat generation – Kerouac, Ginsberg e Burroughs: un documentario che ci ricorda la forza del pensiero nudo (Taxidrivers)

Ginsberg
La loro amicizia era fondata sui libri che divoravano
In questo documentario troviamo prima di tutto la storia dell’amicizia che diede vita ad una new wave letteraria; i tre alimentarono il loro “fuoco” proprio cibandosi di opere letterarie che “divoravano” insieme quotidianamente. I legami con la letteratura francese con Jean Genet. Le influenze di opere come Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, uno dei romanzi che Burroughs diede a Ginsberg e Kerouac e spinse Jack a scrivere; così come Il tramonto dell’occidente di Sprengler che aveva Burroughs e iniziò Ginsberg.
Non potevano non avere un particolare risalto i libri e i poemi di riferimento della beat generation: On the Road (Sulla Strada) di Kerouac, con l’amico Neal Cassady che ispirò il personaggio di Dean Moriarty, l’opera tutta basata su una serie di viaggi che i due fecero in America. Poi Howl (Urlo) che diede vita al sodalizio con il poeta ed editore della beat generation Lawrence Ferlinghetti. The Naked Lunch (Il Pasto Nudo), l’opera visionaria di William Burroughs, probabilmente il più controverso degli autori della boheme californiana. Proprio con Burroughs si perpetuarono i viaggi anche degli altri esponenti in Europa e a Tangeri in Marocco, dove William era emigrato. Dunque gli incontri con maestri della cultura e dell’arte del vecchio continente: Marcel Duchamp, Man Ray, Benjamin Peret.

Urlo e il superamento delle convenzioni
Temi ricorrenti: la caduta dell’Occidente, le battaglie contro la censura, la libertà di espressione e i diritti per i quali ancor oggi ci troviamo a combattere. In un periodo che fu precursore delle grandi lotte degli anni ’60 e ’70. In questo è ben chiara la rappresentazione di come il movimento sia stato uno dei grandi punti di scardinamento delle convenzioni: non solo avanguardia letteraria, ma anche spinta alla rivoluzione sociale. I movimenti hippie e beatnik furono delle conseguenze naturali della beat generation e delle sue idee rivoluzionarie.
Il documentario, che va poco oltre la durata tipica del mediometraggio, racconta tanto i punti di contatto come le divergenze fra i tre autori, con le diverse vedute a livello sociopolitico e di attivismo, oppure con le differenti predilezioni tra prosa e poesia. Le opere vengono scandagliate una ad una. In primis, il manifesto Howl (Urlo) di Ginsberg, a cui è stato dedicato nel 2010 un film biopic di Rob Epstein e Jeffrey Friedman interpretato da James Franco, di discreta rilevanza. “Urlo” fu un poema che fece scalpore, che venne censurato all’epoca, ma che accese anche la rivolta, il desiderio di libertà, della propria parola ed espressione artistica o culturale.


Intimo e sociale
Il film di Barbier e Villetard ha il pregio di soffermarsi sui tratti salienti della costruzione di una corrente letteraria, ma anche sui lati intimi e personali di tre artisti, che passa per gli scambi di visione, conflitti e confronti interni, ma anche e soprattutto sulle reazioni proiettate all’esterno, con le lotte e l’abbattimento delle convenzioni. Quindi una proiezione che a tratti è dentro le vite, intima e nelle camere di questi intellettuali, e poi si fa più universale, sociale, concentrata sulle ribellioni, sul costume e sulla società.
Così il film racconta anche il superamento di certi conformismi, che all’epoca prendevano i tratti della massificazione dei consumi, alla quale era necessario rispondere con la cultura “nuda”, per un’espressione pura senza contaminazioni precostituite e imposte della forma. Il pensiero nudo come quello che si riversa nelle opere di Ginsberg e soci, che si trasmette in parole battute a macchina. Da questo passa e si genera la lirica e la poetica beat, fondata fortemente sul ritmo e sulla musicalità delle parole. Una propensione da cui poi ha preso grande linfa il concetto stesso di reading, ancora come lo conosciamo nei centri culturali ai giorni nostri.

Oltre la censura
Inoltre, c’era il problema della censura, e la beat generation ha avuto una forte connotazione in termini di liberazione. Tra il 1958 e il 1962 a Parigi, diverse opere americane sono state rilasciate dopo una causa legale, da quelle di Henry Miller, a L’amante Di Lady Chatterley di D.H Lawrence, fino a The Thief Journal di Jean Genet, I Diari di Frank Harris e Fanny Hill di Daniel Defoe. La liberazione spirituale, come afferma Ginsberg, ha permesso la liberazione della parola e la liberazione della comunicazione. Quelle prime vittorie e visioni hanno consentito altri passi avanti, vari movimenti di liberazione, come anche quelli che hanno combattuto la censura in questi ambiti.
Ora non possiamo che essere grati a questa opera documentaristica, disponibile in streaming, perché in 55 minuti riesce a dirci moltissimo di quello che è stata la Beat Generation. Un film che ci fa vedere da vicino, quasi in un lato intimo, i suoi principali fautori ed interpreti, lasciandoci molti contenuti e pensieri cruciali anche nella società odierna. Con la beat generation ritroviamo dei “mantra”, dei fattori fondanti da riconsiderare, come quello della cultura nuda, del pensiero naturale, “nudo” appunto, e della sua indispensabile efficacia. Un approccio culturale e di vita da riprendere più che mai, a maggior ragione oggi che troppo spesso ci troviamo sempre più incastrati negli schemi della comunicazione (post-moderna, digitale e in pugno ad altri), della parola e di conseguenza ancor più pesantemente, come diceva Ginsberg, dello spirito.

Jack Kerouac