Suburbia Killer è una miniserie Netflix di 8 puntate disponibile in streaming, basata sul giallo The Innocent di Harlan Coben. Lo scrittore è la nuova miniera seriale: Netflix ha acquistato i diritti per la riduzione di 15 suoi progetti, compresi The Stranger e The Woods, già disponibili dal 2020. Ogni produzione avrà un’ambientazione differente (Gran Bretagna per The Stranger, Norvegia per The Woods, Spagna per Suburbia).
Suburbia Killer: la storia
L’innocente del titolo originale è Mateo Vidal, che da studente di giurisprudenza commette un atto che gli costerà caro per tutta la vita: in una rissa uccide accidentalmente un altro ragazzo. Finisce in prigione per quattro anni; uscito di galera lavora con il fratello che nel frattempo è diventato un avvocato, e sposa Olivia. Ma la sua vita viene nuovamente sconvolta quando si ritrova nel mirino di una zelante investigatrice che indaga sulla morte misteriosa di una strana suora.
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Stupore o voglia di novità?
La formula perfetta per un thriller riuscito esiste: anzi, basta poco (per modo di dire), perché un giallo che si rispetti deve coinvolgere lo spettatore e farlo arrivare fino alla fine con l’ansia di sapere cosa accadrà dopo. Questo Harlan Coben lo sa bene: perché i suoi libri sono meccanismi, perfetti creatori di tensione.
Senza dimenticare che il mondo dello scrittore di Newark è un mondo anche autoriale, nel quale sono perfettamente riconoscibili le caratteristiche dell’autore. “È interessante vedere di cosa è capace un uomo quando ha la faccia nascosta”, ha detto una volta Coben: ovviamente, la “faccia nascosta” può essere, e anzi è, una metafora per parlare dei molteplici modi che ha l’essere umano per nascondere la sua vera natura.
Ecco, nel mondo del giallista statunitense i personaggi nascondono la loro essenza più autentica e spesso spaventosa in un passato che vogliono dimenticare, e cercano di (ri)farsi una vita. Capacità di cambiamento a parte, il passato riesce però sempre a raggiungerti.
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Cosa è allora che tiene incollato lo spettatore alla poltrona per “costringerlo” a guardare tutti gli otto episodi di una miniserie? Lo stupore per le svolte della storia o gli avvenimenti in sé, che devono quindi essere qualcosa di completamente diverso da quanto visto finora?
Le storie di Coben hanno probabilmente un po’ di entrambe: Suburbia Killer, in particolare, gioca con il gatto e il topo ma soprattutto, nella prime quattro puntate (quindi per metà serie) riesce a strutturare il suo percorso narrativo in maniera stupefacente.
Il plot twist tra la prima e la seconda puntata non è solo inaspettato, ma di più: tanto che più volte verrà in mente allo spettatore se, arrivato al secondo episodio, stia guardando la stessa serie del primo.
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Eppure è così: Suburbia Killer è affascinante quanto conturbante, ma soprattutto gioca carte conosciute (una suora dal passato enigmatico, un uomo che forse non è innocente come sembra, personaggi ambigui fino alla fine) sparigliandole sul tavolo, così che chi osserva si ritrova spaesato fino all’ultimo secondo, finché l’ultimo segreto non è stato rivelato.
Vite Distrutte
“L’effetto di un atto è quello di aumentare o diminuire le prospettive di sopravvivenza del presunto altruista e le prospettive di sopravvivenza del presunto beneficiario” (Il Gene Egoista, di Richard Dawkins): o meglio, per dirla con Freud, nessuno fa niente per niente. Nessuno.
Uno studio sulla natura umana è certo una componente essenziale per la credibilità di una storia: meglio ancora se è fatto dove non necessario.
L’intreccio giallo delle storie di Coben sarebbe sufficiente in sé per la riuscita di un progetto seriale: ma Suburbia aggiunge l’intelligenza e la generosità di costruire i suoi personaggi pezzo per pezzo, rivelando i tasselli del mosaico a poco a poco, ma alla fine componendo un puzzle affascinante e realistico, che porta avanti caratteri definiti e vite parallele. Con la particolarità di essere come un immaginaria chiusura graduale dei lembi di una tovaglia aperta, i quali, episodio dopo episodio, confluiscono al centro per combaciare e chiudersi idealmente in una sagoma unica.
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Ogni puntata inizia con una sorta di monologo interiore dei diversi personaggi che, parlando a loro stessi in un flusso di coscienza, raccontano tramite ellissi e salti temporali il loro punto di vista sul loro passato. Giustificando quello che hanno fatto e giustificandosi, ma portando lo spettatore a perdere le coordinate e trovare invece il gusto di perdersi nei misteriosi labirinti oscuri della storia. Senza rinunciare a parlare, non scomodando mai banalità, di morale e redenzione.
E di quanto sia difficile rimanergli costanti.