In collaborazione con Minerva pictures, Eagle pictures rende disponibili su supporto blu-ray Calibro 9 e Bastardi a mano armata. Due volenterosi e sinceri tentativi per riportare quel cinema di genere che, in voga soprattutto negli anni Settanta, dalle nostre parti non si pratica più. Basterebbe precisare che, come è intuibile, Calibro 9 intende tracciare un ponte ideale con il Milano calibro 9 diretto nel 1972 da Fernando Di Leo. Un ponte ideale tra la malavita organizzata raccontata allora attingendo dalle pagine di Giorgio Scerbanenco e il contesto criminale della ‘ndrangheta del XXI secolo.
Un ponte ideale che, sotto la regia di Toni“Falchi”D’Angelo, cala Marco Bocci nei panni del brillante penalista Fernando Piazza, figlio dell’Ugo che fu Gastone Moschin.
L’Ugo che nel capostipite era tra i sospettati responsabili del furto del plico in una spedizione di valuta clandestina in dollari. Proprio come un cliente di Fernando si ritrova ad essere il principale indiziato in una truffa telematica da cento milioni di verdoni. Ed è infatti l’avvincente prologo del film originale ad essere aggiornato in chiave tecnologico-informatica nel corso dei primi minuti di visione. Con tanto di mitica colonna sonora di Luis Bacalov e degli Osanna rivisitata da Vincenzo Adelini ed Emanuele Frusi. Prima che il Piazza Jr si ritrovi affiancato dalla Alma alias Kseniya Rappoport che altro non è che la nipote di un boss calabrese. Ma anche prima che ritroviamo curiosamente in scena la Barbara Bouchet che avevamo visto morire in Milano calibro 9. Mentre, se Michele Placido prende il posto di Mario Adorf nel ruolo di Rocco Musco, Alessio Boni incarna il pensiero politico in quello del commissario Valerio Di Leo.
Un commissario speranzoso che le guerre tra bande rivali continuino in modo che tutti i componenti si uccidano tra loro. Testimoniando il cambiamento di pensiero rispetto ai due colleghi che ebbero a suo tempo i connotati di Frank Wolff e Luigi Pistilli. Presi a battibeccare continuamente nel sostenere i propri rispettivi ideali politici di destra e di sinistra. Gambe spezzate e abbondanti schizzi di sangue fanno il resto in quello che si rivela un gradito omaggio in epoca telematica al capolavoro dileiano. Un gradito omaggio in cui D’Angelo non manca di sfoggiare una solida padronanza del mezzo tecnico e, in particolar modo, del genere. In quanto ne sono una testimonianza i riusciti inseguimenti d’auto e la sparatoria dallo yacht.
Passando a Bastardi a mano armata, è subito chiaro che il titolo richiami inevitabilmente alla memoria due distinte tipologie di Settima arte.
Due tipologie tanto lontane tra esse per collocazione storica, quanto vicine nel cuore exploitation. Da un lato il Bastardi senza gloria diretto nel 2009 da Quentin Tarantino, dall’altro il filone poliziottesco anni Settanta (vi dice nulla Roma a mano armata?). Un titolo che apre con gli esiti tragici di un rapporto sessuale consumato in automobile da una giovane coppia. Per poi spostarsi nell’Algeria di quindici anni più tardi e introdurre il carcerato Sergio interpretato dal già menzionato Bocci. Carcerato che viene incaricato di recuperare in Italia, all’interno di uno chalet di montagna, il prezioso bottino di un furto avvenuto tempo prima. Chalet in cui vivono Michele, la moglie Damiana e la figliastra Fiore, ovvero Peppino Mazzotta, Maria Fernanda Cândido e Amanda Campana. Tutti e tre destinati a diventare ostaggi del criminale nel corso della oltre ora e venti in questione.
Oltre ora e venti che, pur rientrando pienamente nel noir puro, poggia su una situazione tipica dei thriller in salsa home invasion. Del resto, qui al suo terzo lungometraggio, dietro la macchina da presa abbiamo il Gabriele Albanesi cui si devono Il bosco fuori e Ubaldo Terzani Horror Show. Il Gabriele Albanesi che non sembra disdegnare anche qui situazioni e momenti di violenza chiaramente influenzati dal cinema dell’orrore. Tanto che parlano da soli la tortura con cavi e batteria da macchina e il feroce fracassamento di cranio tramite portacenere. Quest’ultimo palesemente ispirato, nella dinamica della messa in scena, proprio ad un momento del Milano calibro 9 di cui parlavamo pocanzi.
Non un mistero, considerando che durante la realizzazione dell’opera Albanesi ha tenuto dichiaratamente in considerazione proprio Di Leo.
Insieme al Brian De Palma di Blow out e a William Wyler, autore dell’Ore disperate dal plot analogo a quello di Bastardi a mano armata. Senza contare citazioni cinefile spazianti dal Tony Arzenta di Duccio Tessari ai classici gangsteristici francesi di Jean-Pierre Melville. Fino a suggerire echi brassiani nel nome Caligola attribuito allo spietato malavitoso cui concede anima e corpo un Fortunato Cerlino ineccepibile come di consueto. Un Fortunato Cerlino cui tiene tranquillamente testa il resto del cast, tutto perfettamente calato in un teso intreccio. Un teso intreccio che non può non diventare ancor più interessante in seguito ad un colpo di scena posto a circa metà operazione. Al servizio della maggiormente riuscita e appassionante prova registica albanesiana, non priva di conflitti a fuoco e di liquido rosso pronto ad essere tirato in ballo.
Per quanto riguarda i contenuti extra, entrambi i dischi sono corredati di rispettivo trailer. Ma Bastardi a mano armata offre, in più, il provino della Campana e quasi ventuno minuti di backstage.
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