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‘Mythic Quest’ la serie che ogni appassionato di videogiochi dovrebbe guardare

Mentre aspettiamo che Apple TV+ rilasci gli ultimi episodi della seconda stagione, ci domandiamo: ne arriverà una terza?

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Mythic Quest (aka Mythic Quest: Raven’s Banquet) è una serie comedy americana ambientata in uno studio di produzione e sviluppo di videogiochi. La serie è stata prodotta da Lionsgate/3 Arts Entertainment con Ubisoft ed è disponibile su Apple TV+.

Se stai leggendo questo articolo è perché anche tu sei un appassionato di videogame. Scommettiamo che almeno una volta ti sia ritrovato a dover difendere il diritto di alcuni giochi ad essere eletti a forma d’arte (vogliamo parlare di Journey?).  Magari anche tu, come noi, avrai dovuto alzare la voce per ricordare ai tuoi interlocutori che lo stesso processo pubblico che da tanti anni viene subito dai videogiochi, in passato è stato propinato nella stessa maniera alla televisione, al cinema, al sonoro nel cinema e prima ancora alla radio (leggi qui). Allora, dobbiamo stare ancora qui a parlarne? A quanto pare sì.

Mythic Quest è la prima serie di finzione che ci porta dritti al cuore della produzione di videogiochi in una maniera veritiera, seppur comica e fictionalizzata.

Non vi nascondiamo che fino alla fine del quarto episodio eravamo ancora riluttanti. (Chi ha guardato la serie con noi ci ha convinti ad andare avanti; lo stesso facciamo noi con voi. Siate pazienti, il bello arriverà!)

Mythic Quest: la trama

La serie racconta le vicende di un gruppo di personaggi che lavorano nello studio di produzione del popolare videogioco Mythic QuestSi tratta di un MMORPG (Massive Multiplayer Online Role-Playing Game), ovvero un gioco di ruolo in rete multigiocatore di massa. Non ce ne importa niente? Invece ci importa, perché c’è una comunità online che quotidianamente si confronta in tempo reale nel campo di battaglia del gioco, mentre il gioco si evolve così come si evolvono i suoi personaggi e le sue ambientazioni. Tutto questo, assieme ad un’ottima sceneggiatura, un cast brillante e un po’ di escamotage narrativi, traccia il sentiero ai creatori di Mythic Quest per narrare la storia della serie di cui vi andiamo a parlare.

Dicevamo, un gruppo di personaggi…ovvero il team degli ideatori del miglior video game multiplayer di tutti i tempi (nella finzione): Mythic Quest. In un universo dove si costruiscono mondi, si forgiano eroi e si creano leggende, la battaglia più grande non avviene nel gioco, ma sul posto di lavoro. I membri del team combattono per affermare il proprio ruolo nell’azienda, per avanzare di carriera o semplicemente per ristabilire l’ordine delle cose.

Gli ingredienti della serie

Il primo ingrediente fondamentale è l’ambientazione. Il posto di lavoro, in questo caso lo studio di produzione di videogiochi, è il contesto unico in cui si svolgono le vicende (con brevi eccezioni). Categorizzato dagli americani come un vero e proprio genere, quello delle workplace comedy series è un filone di successo. Tra tutte ricordiamo la longeva The Office (nove stagioni dal 2005 al 2013), remake americano dell’omonima serie britannica, la sitcom inglese The IT Crowd e la medical-comedy Scrubs.

Come nelle serie citate, poco vediamo dello spazio privato dei personaggi, se non il loro disorientamento sociale e affettivo fuori dall’ambiente lavoro. Il tranello in cui siamo cascati tutti noi che abbiamo scelto di fare un mestiere che si mescola con le nostre passioni e i nostri hobbies: non esiste vita al di fuori del lavoro.

I personaggi di Mythic Quest si muovono quindi in uno spazio circoscritto, portano le loro storie private all’interno dell’ambiente di lavoro, e si influenzano a vicenda cercando di stabilire i propri equilibri di dominio.

Ma chi sono questi personaggi?

Primo fra tutti Ian Grimm (Rob McElhenney, che ci diverte anche in C’è sempre il sole a Philadelphia), creatore di Mythic Quest oltre che Direttore Creativo dello studio. Evidentemente affetto da un disturbo narcisistico della personalità, Ian crede di essere il genio propulsore di tutta la macchina e utilizza tutti come pedine al suo servizio. Una personalità interessante quella messa in piedi dai creatori della serie, che portano il personaggio all’egoismo estremo per poi fargli mostrare il suo lato umano proprio nell’episodio “Quarantine“.

L’alter ego di Ian è Poppy Li (Charlotte Nicdao), una vera geek. Tanto ambiziosa quanto poco carismatica, Poppy non riesce a imporre la sua leadership. Charlotte Nicdao è il motivo per cui volevamo mollare la serie ai primi episodi. L’attrice ha due espressioni: una triste/arrabbiata e una felice. Tant’è che abbiamo pure seguito un thread su Reddit The actor playing Poppy is a terrible actor wow (che però non ci ha dato troppe conferme). A quanto pare l’attrice è molto amata dai fan. Ce ne siamo fatti una ragione e siamo andati avanti a guardare lo show.

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C.W. Longbottom è il membro più anziano del team. Scrittore di successo, ormai caduto in disgrazia, C.W. si ritrova in un mondo a lui estraneo – quello dei videogiochi – ma che lo affascina per la sua potenzialità di creare backstories, che altrimenti non avrebbero senso. L’attore premio Oscar F. Murray Abraham, che abbiamo visto in Il nome della Rosa (1986), dona un tocco di unicità comica al personaggio dello scrittore – quasi – fallito.

Nel cast figurano anche Danny Pudi, che abbiamo amato in The Tiger Hunter (2016) di Sami Malik, nel ruolo dello spietato Head of Monetization Brad Bakshi, che non ha nessun interesse per il lato creativo dei videogiochi; e David Hornsby nel ruolo del vile produttore esecutivo David Brittlesbee in costante filo diretto con Montreal, ovvero i reali proprietari dello studio (in riferimento ai veri headquarters di Ubisoft).

Ma la vera stella del cast è Jo (Jessie Ennis) assistente borderline e combinaguai di Ian prima, di David dopo, e infine fedele braccio destro dell’avido Brad. Sceneggiatrice e regista, oltre che attrice agli albori, Jessie Ennis porta la risata nella scena anche quando la camera è puntata su un altro interprete.

Il pre, durante e post-pandemia

Di Mythic Quest ci è piaciuto il seguire il flusso della pandemia. Con un episodio intitolato “Quarantena”, scritto, girato e montato in sole tre settimane e rilasciato il 22 Maggio 2020, la serie ci ha mostrato un lato ancora più umano del cast nelle loro versioni casalinghe. Ovviamente, fattibile, trattandosi di un racconto ancorato alla realtà, ma comunque veritiero molto più di altri prodotti.

Ad Aprile 2021 è stato rilasciato un episodio speciale, “Everlight“, che faceva da apripista alla nuova e seconda stagione.

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Il nostro episodio preferito

L’episodio rilasciato il 4 Giugno 2021″Backstory!” è il nostro episodio preferito della serie. Un flashback nel passato da scrittore di C.W., gli albori della sua carriera e i primi passi nel mondo dei videogiochi. La costruzione dei personaggi (mai visti negli episodi precedenti) e della narrazione, rende l’episodio un racconto che potrebbe vivere di vita propria, come fosse un prequel della serie tutta.

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Mythic Quest in conclusione

Non c’è dubbio che la serie si lasci amare. Le interpretazioni e i dialoghi tengono un ritmo di attenzione costante, le back stories creano la strada per far crescere la curiosità degli spettatori nel voler vedere di più. Il cast è brillante e i personaggi  sono umani. Le personalità in conflitto, nella loro visione della vita e del lavoro, creano la scintilla per le situazioni comiche che si scatenano nel corso del racconto. La narrazione si sviluppa in un arco narrativo ben preciso, senza mai consentire agli episodi di essere autoconclusivi.

A donare un tocco in più, le animazioni realizzate da Ubisoft per gli inserti relativi al videogame. Alcune volte non necessari ai fini del racconto, ma solo un vezzo per lo sfoggio della partnership con la nota casa di produzione di videogiochi canadese.  Comunque eleganti.

La serie avrebbe le potenzialità per andare avanti per numerose stagioni. A patto che si trovi un equilibrio narrativo in grado di bloccare l’avanzamento della storia e fare un passo indietro per riportare lo show a una struttura da sitcom. Nonostante ormai siamo affezionati a questi personaggi, non crediamo sia questo l’intento dei creatori. Speriamo comunque che Apple TV+ decida di investire almeno in una terza stagione.

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