Anche ammettendo per un attimo che il criterio degli anniversari sia l’unico giusto da perseguire per riflettere su avvenimenti o personaggi, desta una buona dose di sconcerto il silenzio sotto cui è passato il quarantesimo anniversario del ritrovamento degli elenchi degli appartenenti alla loggia P2. Elenchi incompleti (e rimasti tali), ma che bastarono all’epoca a far tremare il paese. Vi figuravano personaggi importanti, posti ai vertici delle forze armate, degli organi inquirenti, della magistratura, dell’imprenditoria, firme del giornalismo e del mondo della cultura.
Assieme alle liste, nel marzo del 1981, fu ritrovato anche il famigerato Piano di rinascita nazionale. Un vero e proprio programma politico, volto a stravolgere la Costituzione Italiana e su cui molto si è riflettuto, supposto, immaginato, talvolta probabilmente anche esagerandone la portata e facendone una sorta di chiave magica, buona per tutte le stagioni.
Ma cosa fu questa loggia coperta, i cui nomi erano cioè nascosti? Qualcuno disse che era una combriccola di pataccari, di millantatori. Altri la presentarono come la metastasi del sistema partitocratico, altri ancora come una enclave dell’oltranzismo atlantico e anticomunista.
Ad oggi, nonostante una commissione d’inchiesta che ha prodotto diverse migliaia di pagine di documenti e deposizioni, varie inchieste della magistratura e libri più o meno affidabili, non pochi sono gli aspetti ancora da chiarire su quella storia e su quegli uomini.
Secondo un documento che ha fatto la fortuna di molti siti dedicati a segreti veri o presunti, il capo della P2 sarebbe stato nientemeno che Eugenio Cefis, il braccio destro di Enrico Mattei all’ENI e poi, dopo la sua scomparsa (anch’essa ancora da chiarire), il suo successore.
Sarebbe lui uno dei vari rappresentanti di quel livello superiore che muoveva a sua volta il Venerabile e i suoi accoliti. Teorie che facilmente sfociano nella complotteria e che poi offrono il destro agli insabbiatori di professione per buttare tutto in burla.
Questo appunto su Cefis è ricordato, pur con le dovute e sacrosante cautele e riserve, anche da Paolo Morando, in un libro appassionante appena uscito per Laterza: Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri (pp. 374, € 20).
Un volume che consigliamo a tutti di mettere da parte per le letture estive, un caleidoscopio di informazioni, notizie, retroscena e anche di trame e sottotrame possibili e immaginabili. Dentro c’è anche la storia di come, quando e perché un intellettuale non certo dietrologo, ma con una intelligenza acuminata, come Pier Paolo Pasolini, si interessò a tal punto alla figura di Cefis da farne uno dei protagonisti (attraverso il personaggio di Troya) del suo ultimi romanzo, Petrolio, rimasto incompiuto.
Cefis non ha calamitato però solo l’attenzione del poeta di Casarsa, ma anche di un idolo della cultura pop come Rino Gaetano. Secondo Morando, infatti, il video originale di una delle sue canzoni più famose, Berta filava, potrebbe essere letto come una serie di rimandi ironici e anche a no a diversi importanti uomini del mondo politico e imprenditoriale d’allora, compreso il nostro.