Dal 31 Maggio disponibile su Chili e ITsART, Empty Man – L’arte di Federico Clapis oltre i social, il documentario di Davide Romeo Meraviglia, prodotto da LAMP – Light And Motion Pictures, racconta la storia di Federico Clapis, che, all’apice di una carriera in rete, decide nel 2015 di lasciarla per dedicarsi alla sua grande passione: l’arte.
Mi sembra che Empty Man cerchi di coniugare il pubblico e il privato di Federico Clapis, occupandosi del personaggio ma sopratutto della persona. In questo senso il film riproduce il dualismo di chi come Federico è arrivato alla notorietà attraverso internet e YouTube. Parliamo dell’eterno conflitto tra reale e virtuale, tra realtà e apparenza.
Sì, l’obiettivo del film era esattamente questo. Al di là di altri documentari che ho anche apprezzato, spesso a essere oggetto d’indagine è solo una delle due facce: per me era molto importante, avendo a che fare con un personaggio già noto, mostrarne il lato che non conosce nessuno. Anche perché Federico è una persona molto chiusa. Come si vede nel film, penso siano davvero poche le persone che lo conoscono nel privato: per noi è stato possibile grazie al produttore Adalberto Lombardo che è suo amico da tantissimi anni. Quella che ne è nata è stata una disponibilità a tutto campo, che non è venuta meno neanche quando si è trattato di filmate gli aspetti più intimi della sua vita.
A questo proposito, ti volevo chiedere di questa nota caratteriale del protagonista e cioè del contrasto tra la massima esposizione dovuta al fatto di essere un famoso Youtuber. con una naturale ritrosia del carattere, che fa di lui un personaggio esemplare del nostro tempo e, in particolare, del modo di vivere delle ultime generazioni. Come Clapis, queste sono in grado di espandere la comunicazione ai massimi livelli, salvo poi vivere in una sorta di isolamento esistenziale e anche pratico. In questa ottica Empty Man potrebbe essere un racconto archetipico della nostra società.
Sì, è vero; infatti lui è stato scelto anche in quanto emblema delle nuove generazioni, quelle che nascono con i social. Penso all’ultimo anno e mezzo, con i ragazzi costretti a disertare la scuola e a vivere anche le relazioni personali attraverso il filtro di internet. Dunque, sì, Empty Man è anche un racconto archetipico. Il caso di Clapis è interessante, perché il suo rapporto con i social, che tanto lo hanno aiutato a emergere, nasce da un’esigenza personale, legata alla necessità di vincere una ritrosia – come la chiami tu – nei confronti del contatto fisico con l’altro, che invece con internet scompare. A differenza di altri personaggi del mondo dello spettacolo che usano il mezzo in maniera più costruita, facendo vedere dei momenti di vita privata in maniera solo parziale, Clapis la vita privata nella comunicazione via social non la fa mai vedere.
A proposito di archetipi, lo stesso Clapis a un certo punto diventa diverso da sé; cambia pelle, passando dall’essere un comico attivo su YouTube a un’artista che espone i propri lavori nelle gallerie d’arte. Dunque Clapis cambia pelle, ma il dualismo rimane perché a seguirlo sono ancora i suoi vecchi followers.
Questo non è esatto. Nel senso che quelli di adesso sono completamente diversi dai precedenti ammiratori. Nel suo passaggio al mondo dell’arte, gradualmente, quelli che lo seguivano come personaggio comico lo hanno abbandonato, sostituiti da altri che erano interessati alla sua nuova attività. Peraltro, il loro numero è di molto inferiore a quelli della sua precedente esperienza.
Hai ragione. Io intendevo dire che, durante la fase di riposizionamento, si verifica un’osmosi tra vecchi e nuovi followers, tale da ricreare l’antico dualismo, con il nuovo mondo che rimprovera a Clapis il suo passato, ovvero di essersi formato nell’ambito della cosiddetta cultura bassa.
Questo è vero. Tra l’altro, hai menzionato uno delle mie scene preferite, quella che io chiamo la nascita di Batman. In quel passaggio c’è la voce fuori campo di Federico, pronta a raccontare quello che è successo tra il 2015 e il 2019, e dunque, come dicevi tu, a descrivere il cambio di pelle, in cui il cambio di outfit rimanda alla funzione del costume nel racconto dei super eroi.
Sì, è emblematico, perché è come assistere alla nascita di un supereroe.
Peraltro ciò che dici è richiamato anche nel titolo, con Empty Man che fa Clapis una sorta di supereroe; dunque, sono felice che tu abbia colto questo aspetto del film.
Uno dei sottostesti del film è relativo alla credibilità in senso generale, ma anche riferita alla percezione pubblica del protagonista. Per Clapis è un cruccio, sia quando riesce attraverso YouTube a essere diverso da sé, guadagnando un successo in cui non si riconosce, sia quando, avviata la carriera artistica, capisce di non essere preso sul serio da quel mondo.
Si tratta di un aspetto emerso anche in altri passaggi, poi esclusi dal montaggio finale. Io credo che Federico si senta in dovere di corrispondere alle aspettative conseguenti alla propria immagine. Mi rendo conto che a volte il film è anche molto critico nei suoi confronti, più di quanto volessi inizialmente; però credo che questa sensazione per lui sia stata anche la sua forza. Federico sente su di sé una spada di Damocle, una pressione autoindotta, che però gli dà la forza per raggiungere traguardi che per gli altri rimangono una semplice visione. D’altronde, era stato così anche in precedenza: lui aveva iniziato i primi passi nei social quando gli altri non sapevano neanche cosa fossero; quindi in qualche maniera è stato un precursore per molti venuti dopo di lui.
Il film ha il pregio di restituire la complessità del personaggio. Empty Man è il racconto di una storia in corso d’opera e in quanto tale tu la restituisci con la sospensione tipica di tutte le esperienze non definitive.
Sì, questo aspetto era importante per due motivi: anche se avessi fatto un film su un personaggio del passato e dunque con una storia già scritta, comunque la parte interessante non sarebbe stato il suo successo, ma il percorso compiuto per arrivarci. L’altra questione è che stiamo parlando di una persona ancora molto giovane, con una lunga carriera davanti a sé. Per tale motivo non si può esprimere un giudizio definitivo e dire che è un uomo che ce l’ha fatta. In realtà, a un anno di distanza dagli eventi narrati nel film, Clapis è uno dei cripto artisti più quotati al mondo. Per questo era importante che il film fosse connotato temporalmente e cioè che si vedesse, come succede, che il percorso della nostra narrazione si conclude il capodanno del 2020.
Abbiamo detto di come Empty Man sia un film emblematico. Questo aspetto convive con due eccezionalità: la prima è data dal fatto che, soprattutto nel nostro paese, lasciare quando sei sulle cresta dell’onda – come lo era Federico Clapis – è una cosa molto rara. La seconda è addirittura profetica, perché all’indomani della pandemia quello che ha fatto Clapis anni prima si realizza su scala generale. Con la chiusura dei musei infatti l’arte transita sul web, facendo della rete il mezzo attraverso cui raggiungere il suo pubblico.
Sono d’accordo. Secondo me la scelta di lasciare il mondo dell’intrattenimento lo rende un personaggio molto affasciante, perché la maggior parte di noi non ha il coraggio di fare le cose che davvero ci rendono felici: ancora più difficile è farlo quando hai un successo come quello che aveva Federico Clapis. Anche perché sono convinto che se avesse continuato a fare il suo vecchio mestiere oggi sarebbe un personaggio mediatico più in vista e popolare di quello che è oggi come artista. Però, semplicemente, a lui questa cosa non interessava, e ha avuto il coraggio di guardarsi allo specchio dicendosi di volere fare altro. Questo secondo me lo rende un personaggio molto speciale e interessante.
Per rispondere alla seconda parte della domanda, ti dico che la pandemia è stata decisiva perché molte produzioni si sono dovute fermare, soprattutto nel campo artistico e dello spettacolo. Anche noi abbiamo dovuto interrompere le riprese e ci siamo dovuti concentrare sul materiale che avevamo a disposizione. In realtà la pandemia ha creato il finale più corretto rispetto alla nostra narrazione, perché, come era successo per i social, anche questa volta Federico aveva capito prima degli altri il potenziale che la rete poteva avere rispetto alla diffusione della produzione artistica. La pandemia ha creato qualche problema anche a lui, però il fatto di aver puntato sulla dimensione online della sua professione e della sua carriera è stato probabilmente la sua fortuna. Questo, però, si è verificato perché fin dal principio lui lavorava su quel tipo di obiettivo.
Rispetto alla complessità del personaggio e al racconto di un vissuto in certi momenti anche drammatico e pieno di dubbi, Empty Man assume un tono informale e scanzonato, che in qualche modo rispecchia il carattere del protagonista. Parliamo della forma del tuo film.
Federico è così come lo si vede nel film. È impossibile fare un film solo serio e drammatico perché lui è molto auto ironico, e con le poche persone con cui entra in contatto tende sempre a sdrammatizzare i problemi. Dunque per me era giusto restituirlo in questa dimensione. Poi, certo, la forma è stata modulata per non renderlo né troppo comico, né troppo drammatico, ma cercando di mantenere un equilibrio tra questi due aspetti. Abbiamo lavorato tanto sul ritmo, perché credo che nel 2021, soprattutto in una distribuzione in piattaforma, dove la concorrenza non è data dagli altri film o dalle serie, bensì dal cellulare e da Instagram, e dalla noia che te li fa guardare nel corso di un film, sia necessario avere un ritmo serrato, un tono non troppo serioso e dei contenuti validi, ma anche piacevoli. Secondo me, anche un film d’autore deve riuscire a intrattenere: se chiedi allo spettatore due ore di vita ci mancherebbe che non la fai anche un po’ divertire. Un’altra cosa a cui abbiamo lavorato è stata quella di renderlo visivamente sporco, per aumentare la sensazione di un racconto senza filtri, sentito e diretto come può esserlo la mdp quando filma a un metro di distanza dal suo protagonista. In questo modo ci pare di essere riusciti a restituire Clapis senza troppe mediazioni e senza quegli artifici che altrimenti non avrebbero reso merito alla genuinità del protagonista.