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Film da vedere, tratti dai classici della letteratura
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4 anni agoon
Non c’è bisogno di ripetere quanto il cinema sia influenzato dalla letteratura, e quanto lo sia il buon cinema dalla bella letteratura. I romanzi classici, infatti, continuano a tentare sempre nuove regie. Responsabilità non da poco, però, per le aspettative di lettori-spettatori, solitamente piuttosto alte.
“Era meglio il libro” è la critica più frequente alla quale i registi si espongono. Ma anche se non sempre i film tratti da romanzi sono capolavori cinematografici, spesso li si vede volentieri, per l’ottima base narrativa sulla quale poter contare. A meno che non venga ingiustificatamente tradita. Se l’espressione Liberamente tratto da non si fa alibi, o nel non riuscire a prendere la giusta distanza, o nel seguire troppo fedelmente il testo, senza il tocco personale della regia.
Nonostante questi rischi, la seduzione della letteratura è irresistibile per tutti.
Su Taxidrivers è già stata realizzata una selezione di film tratti da romanzi, nell’articolo di Sandra Orlando
Leggi: Film tratti da libri: 10 pellicole tratte da celebri romanzi
Abbiamo voluto tornare sull’argomento, soffermandoci questa volta sui testi classici e su rese filmiche convincenti, nell’ultimo decennio, circa. Per ogni autore, una breve riflessione, seguita dai punti salienti del film, a cui si allega la recensione.
Non tanto per sottolineare somiglianze o differenze (spesso già presenti all’interno delle recensioni), ma per condividere il piacere di letture e di film che non le hanno tradite, o che hanno saputo farlo sapientemente.
La maggior parte delle recensioni sono di chi scrive, non per vanità, ma perché si conoscono meglio gli autori dei romanzi. Gli altri testi sono di Gianlorenzo Franzì e Sabrina Colangeli, colleghi di Taxidrivers.
I film elencati sono tutti presenti nelle piattaforma online: Raiplay, Netflix e Sky
Libro e film: La madre di Grazia Deledda (1920) e il film di Angelo Maresca (2014)
Grazia Deledda Un secolo dai suoi romanzi
Cominciamo con una donna, non una scrittrice tra tante, ma l’unica italiana premio Nobel per la letteratura (1926): Grazia Deledda.
Persona austera sempre alla ricerca di un’irraggiungibile leggerezza, che non a caso attribuisce al personaggio di Noemi in Canne al vento: la sorella un po’ sventata e inconsapevole della deriva familiare.
Il lato meno oscuro dell’indole di Grazia Deledda è Graziella. Quel conflitto intenso tra Grazia e Graziella è reso benissimo da Sandra Petrignani nel suo saggio La scrittrice abita qui, che dedica il primo ritratto di donne scrittrici proprio alla Deledda. E lo riassume in un’immagine splendida. Grazia è sulla nave con cui finalmente lascia la Sardegna per trasferirsi a Roma (è il 1900, che anno simbolico!). Porta con sé uno scialle azzurro che un colpo di vento le butta in mare e che si allontana, via via confondendosi, e diventando un tutt’uno con le onde.
La madre Un personaggio femminile nuovo e complesso
Quando scrive La madre, Grazia Deledda ha già quarantanove anni. È un romanzo cupo, coraggioso, per come affronta le ombre dell’essere donne e madri, in un’esperienza totalizzante. Nessuna traccia di Graziella, qui! Ma la costruzione di un personaggio femminile dalla psicologia complessa e nuova, per allora.
La madre il film di Angelo Maresca
Angelo Maresca trasferisce la vicenda dalla Sardegna di primo Novecento alla Roma di oggi, perdendo tante delle suggestioni originali. Tuttavia, le dinamiche del rapporto madre-figlio, pur nell’amplificazione della storia, sono tuttora interessanti.
Nei cento anni che sono passati è cambiato tanto nelle dinamiche tra madri e figli, ma le proiezioni materne, se eccessivamente nevrotiche, possono essere ancora una prigione, nella quale i figli si dibattono senza via d’uscita e dalla quale neanche i genitori, spesso inconsapevoli, riescono ad uscire.
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“La madre” di Angelo Maresca (taxidrivers.it)
La madre si può vedere su RaiPlay
Libro e film Suite francese di Irene Nemirovsky e il film di Saul Dibb (2015)
Irene Nemirovsky Una grande innovatrice del romanzo
Come si potrebbe non amare Irene Nemirovsky! E la modernità delle sue opere, scritte nel corso di una vita così breve!
Irene non si preoccupa mai della correttezza a tutti i costi, Critica nei confronti degli ebrei benestanti che conosce bene per le sue origini, non risparmia neppure i francesi, tra i quali vive dall’età di sedici anni, dopo la fuga dalla Russia. La scrittura è per lei l’unica sfida possibile nei confronti della società gretta e di una madre “distratta”.
Il suo è un mondo strutturalmente in guerra dove non possono esserci né vincitori né vinti, ma solo belligeranti, perché gli esseri umani, uomini e donne, sono contaminati e contaminanti (Maria Nadotti).
Suite francese Lucidità e perfezione nella scrittura
In Suite francese siamo veramente in guerra. I francesi scappano da Parigi e Irene riprende la fuga scomposta di personaggi per lo più meschini. Lo fa con estrema lucidità e perfezione nella scrittura, nonostante l’opera sia inconclusa. La seconda parte (Dolce) è ambientata nel villaggio di Bussy occupato dai tedeschi, e la Nemirosvsky ci sorprende con la storia d’amore tra una giovane vedova francese e un ufficiale tedesco (questa seconda parte è quella narrata dal film).
Suite francese Il film di Saul Dibb
“Ritmo e musica sono avvincenti nel film di Saul Dibb, a riempire i silenzi inevitabili di un amore impossibile, i palpiti del cuore di lei, Michelle Williams, mentre osserva lui, Matthias Schoenaerts, che suona il piano, dalla porta socchiusa; di lui che ha invece lo sguardo più diretto ad esprimere sincerità e chiedere fiducia. I trasalimenti, le parole non dette, l’incredulità. La dolcezza (il titolo del romanzo è Dolce, infatti), l’intensità con cui Lucile tocca lo spartito della sinfonia scritta da Bruno, a sublimare le carezze che vorrebbero posarsi sul corpo tanto desiderato”.
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Suite francese film da riscoprire su Raiplay – Taxidrivers.it
Suite francese si può vedere su RaiPlay
Libro e film: Una questione privata di Beppe Fenoglio (1963) e il film dei fratelli Taviani (2017)
Beppe Fenoglio Letteratura non solo partigiana
La notorietà di Fenoglio è indissolubilmente legata ai suoi scritti sulla Resistenza e in modo particolare a Il partigiano Johnny.
Per molti una lettura scolastica, che andrebbe più che mai riproposta, dando però al suo autore uno spazio maggiore nel panorama della letteratura novecentesca. Fenoglio non parla solo di partigiani, che non è poco. Altra protagonista della sua narrazione è la terra d’origine, sono le stesse Langhe di Cesare Pavese; in particolar modo la vita dei contadini ad Alba. Voleva saldare il debito con la sua esperienza di partigiano, ma Beppe Fenoglio muore nel 1963, a quarantun anni, e non sappiamo quali altre opere avrebbe potuto regalarci.
Una questione privata Storia d’amore e di Resistenza
Rimaniamo, come per Suite Francese, nell’ambientazione della seconda guerra mondiale. Una questione privata viene scritto nel 1963, l’anno, appunto, della sua morte. Al centro una storia amorosa, o meglio la storia di un triangolo amoroso, in cui le vicende dei partigiani e il paesaggio delle Langhe avrebbero dovuto fare solo da sfondo. Ma, ancora una volta, l’autobiografia preme e la storia collettiva chiede di essere raccontata. Il debito non è ancora stato saldato fino in fondo.
Una questione privata Il film di Paolo e Vittorio Taviani (2017)
Già nel 1998 Guido Chiesa, regista de Il partigiano Johnny realizzò un documentario televisivo sulla vita di Fenoglio e lo intitolò proprio Una questione privata. Nel 2017 Paolo Taviani, con l’aiuto del fratello Vittorio dietro le quinte, perché già malato (morirà poco dopo), ne fa un film di narrazione, dove la lotta partigiana che Fenoglio voleva come sfondo si fa ancora una volta figura.
Perché è giusto continuare a raccontare la Resistenza che i giovani non conoscono abbastanza. I Taviani copiano e tradiscono l’opera letteraria, concedendosi un finale diverso, nel quale però si torna alle intenzioni dell’autore.
“….Ma una storia privata più un’altra storia privata, più un’altra ancora, fanno la storia collettiva, e Paolo Taviani chiarisce: non è detto che bisogna essere a tutti i costi originali nella scelta delle cose fondamentali della vita”.
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Una questione privata film necessario da recuperare su RaiPlay – Taxidrivers.it
Anche Una questione privata può essere recuperato su RaiPlay
Libro e film Martin Eden di Jack London (1909) e il film di Pietro Marcello (2019)
Restiamo su un altro film interpretato dal bravissimo Luca Marinelli, con la recensione di Gianlorenzo Franzì
Jack London Vivacità e sapienza della sua scrittura
Romanziere d’avventura, Jack London è ricordato soprattutto per Il richiamo della foresta e Zanna Bianca: più una letteratura per ragazzi, in cui il tema principale è il rispetto nei confronti degli animali, fino all’identificazione con il cane Buck e Zanna Bianca.
I due protagonisti condividono quel desiderio di libertà che li pone sempre al confine tra la docilità del cane e l’intraprendenza del lupo: il primo deve scoprire il suo lato selvaggio, il secondo l’addomesticamento. Avventuriero lui stesso, Jack London rimane un classico sempre da scoprire e riscoprire, nella vivacità dei contenuti e nella sapienza della scrittura. Lo troviamo citato anche nel film Paolo Cognetti: Sogno di grande Nord.
Martin Eden bel romanzo di formazione
Più di tutte le narrazioni di London, Martin Eden è romanzo di formazione, con risvolti autobiografici. Ma, come tutte le narrazioni che restano, l’elemento personale si fa universale, tanto da diventare un classico della letteratura, ancora carico di suggestioni.
Martin è un giovane adulto con una vita difficile, che s’impegna per la realizzazione del suo sogno: diventare uno scrittore. L’ambientazione storica potrebbe sembrare superata, ora che sono passati più di cento anni. Ma, ahinoi, se da una parte non sono cambiati gli aneliti individuali, dall’altra non sono del tutto risolti i grandi problemi collettivi.
Martin Eden il film di Pietro Marcello (2019)
“Marcello sa ricostruire il feulliton d’appendice con passione, rendendo il suo Martin Eden magmatico ed enigmatico, impervio e appassionato. Nella sua messa in scena c’è Bergman (le lettere recitate con primi piani strettissimi), ma anche la tradizione partenopea (spezzoni veloci e anarrativi di vita quotidiana), c’è l’esigenza di usare i cromatismi per richiamare suggestioni ed emozioni, e c’è anche la necessità di frammentare il senso per ricomporlo declinandolo attraverso l’attualità più stringente.”
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Venezia 76: Martin Eden di Pietro Marcello (in Concorso) – Taxidrivers.it
Martin Eden si può vedere su Netflix
Libro e film: Pinocchio di Carlo Collodi (1883) e il film di Matteo Garrone (2019)
Leggere Collodi oggi? Pinocchio sicuramente, sì
Autore dell’Ottocento e uomo di cultura, patriota e combattente nella prima guerra d’indipendenza, preferì poi dedicarsi alla pagina scritta. Non conosciamo molto le opere di Collodi perché la sua notorietà è soprattutto legata a Pinocchio. A quel burattino che disobbedisce e rinsavisce, rimasto nell’immaginario di tutti noi.
Pinocchio ha tutti gli ingredienti della fiaba classica: allontanamento, peripezie, aiutante e antagonista, premio finale. E una morale evidentissima: devi andare bene a scuola, anzi devi proprio andarci, non dire le bugie, rispettare i genitori e non dare ascolto alle scorciatoie e alla coscienza di comodo. Insomma, sii un bravo bambino, diventa grande, e in questo l’epilogo della storia è quanto mai consolatoria. Nella trasformazione di Pinocchio si riassumono la paura infantile della crescita e la riuscita degli sforzi compiuti.
Pinocchio di Matteo Garrone (2019)
Nonostante Gianlorenzo Franzì nelle sue riflessioni affermi che Garrone non ha realizzato quel capolavoro che da lui ci si sarebbe aspettati con questo materiale, e che non abbia dato ascolto al suo universo immaginifico, beh, vi proponiamo ugualmente questa videorecensione, perché è bella, originale, e ben argomentata.
Pinocchio di Matteo Garrone. La video recensione
Pinocchio di Matteo Garrone. La Videorecensione – Taxidrivers.it
Pinocchio è presente nella piattaforma Sky
Libro e film: Piccole donne Lousia May Alcott (1868) e il film di Greta Gerwig (2020)
Louisa Alcott Donna e scrittrice all’avanguardia
Ebbene, sostiamo ancora un po’ nella letteratura per ragazzi, anzi per ragazze. Louisia Alcott ha legato il suo nome a Piccole donne, nonostante abbia scritto molto di più, tra romanzi e racconti; piuttosto popolari, quelli pubblicati con uno pseudonimo. Decisamente all’avanguardia per i tempi in cui visse, si schierò già allora a favore del diritto di voto alle donne.
Piccole donne e il tema della sorellanza
I valori trasmessi dall’autrice potrebbero sembrarci in parte superati, ma non lo spirito di fondo che anima il racconto. E neppure quel legame familiare tra donne, che va oltre il rapporto materno, filiale e tra sorelle.
Meg Jo Beth e Amy sembrano infatti sperimentare più che altro la sorellanza, un sentimento che commuove ora come allora e di cui si sente sempre il bisogno, perché prendersi cura dell’altra, pur negli inciampi quotidiani, e sapere che ci si può affidare, sempre, sono bisogni universali, nei quali, si sa, le donne riescono meglio degli uomini.
Il personaggio di Jo, poi, nel quale Lousia mette molto di sé, rimane il modello per innumerevoli generazioni femminili, per le intemperanze che non azzerano la sua saggezza.
Piccole donne di Greta Gerwig
Per come è descritto il mitico personaggio di Jo e per come è resa la sorellanza all’interno della famiglia March, nonostante il film non sia un capolavoro, merita comunque di essere visto
“La certezza di poter contare l’una sull’altra, l’affetto che supera invidie e gelosie, la capacità di godere delle piccole cose e di rendersi conto della fortuna di avere un nucleo così solido intorno, fanno sì che il legame duri e si consolidi in ogni occasione, lontane o vicine che siano.”
Recensione completa di Piccole donne
Piccole donne si può vedere sulla piattaforma Sky
Libro e film: La vita davanti a sé di Romain Gary (1975) e La vita davanti a sé di Edoardo Ponti (2020)
Sophia Loren in “La vita davanti a sé”, dal sito di Filmitalia
Romain Gary e i suoi libri prestati al cinema
Di Romain Gary proponiamo, in chiusura, due romanzi (La vita davanti a sé e La promessa dell’alba), insieme ai due film tratti da queste narrazioni.
Altri suoi libri si sono ben prestati a trasposizioni cinematografiche. Chiaro di donna, per esempio, con la regia di Costa-Gravas e la recitazione di Yves Montand e Romy Schneider. E, soprattutto, La vita davanti a sé (di Moshé Mizrahi-1977) nella splendida interpretazione di Simone Signoret che le valse il César come migliore attrice. Il film ottenne l’Oscar come miglior film straniero.
La vita davanti a sé Un’opera a dir poco struggente
Può essere inserito tra i classici un romanzo del 1975? Beh, se si tratta di Romain Gary, decisamente sì. La vita davanti a sé è un racconto struggente, scritto in maniera altrettanto struggente.
Tratta di immigrazione e immaginazione, d’infanzia tradita, di abbandoni che si compensano faticosamente con affetti sostitutivi, di un’incomprensione rispetto alla vita che si fa comunque adattamento. Grazie alla capacità del bambino protagonista, Momo, di valorizzare quel poco che di buono gli succede, a Belleville, Parigi.
La vita davanti a sé il film di Edoardo Ponti
Purtroppo il film con Simone Signoret non è recuperabile, se non in una versione francese, e parecchio invecchiata, su Youtube.
Recentemente Edoardo Ponti lo ha riproposto con protagonista la madre, Sophia Loren, che ha vinto il David di Donatello e il Nastro di Platino, e altri prestigiosi premi. Noi lo abbiamo visto, ci è piaciuto e lo abbiamo recensito; nonostante tutto, lo abbiamo definito un film non necessario, se pure gradevole e di buona fattura. Il consiglio sentito è quello di vedere prima il film e leggere poi il romanzo. Le ragioni sono spiegate nella recensione che segue.
“Il film si regge molto sulla sua performance (Sophia Loren), con una narrazione che la mette più a fuoco di Momo. E quindi non è più una storia di formazione, come nel romanzo, bensì l’incontro di due anime, di chi ha la vita davanti a sé e chi soffre ancora per quella passata. Di chi vorrebbe conoscere le origini, e chi vorrebbe dimenticarle: due persone anagraficamente lontanissime ed emotivamente molto vicine.”
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La vita davanti a sé, il film di Edoardo Ponti con Sophia Loren – Taxidrivers.it
La vita davanti a sé è presente nella piattaforma Netflix
Libro e film: La promessa dell’alba di Romain Gary (1960) e La promessa dell’alba di Eric Barbier (2018)
La promessa dell’alba Una delle più belle figure materne della letteratura
Forse il libro più bello di Romain Gary, senz’altro un ritratto della figura materna tra i migliori della letteratura di sempre. E di un rapporto madre-figlio esclusivo, intimo, di promesse mantenute. Fatto di proiezioni materne e di aspettative da una parte; di desiderio e impegno nel realizzarle dall’altra. Senza rivendicazioni o rivalse. Piuttosto la volontà di restituire l’amore ricevuto: “Avrebbe raddrizzato il mondo e lo avrebbe deposto ai suoi piedi, un mondo felice, giusto e degno di lei finalmente.”
La promessa dell’alba Il film di Eric Barbier
Il film di Barbier costruisce una cornice al romanzo, rinuncia ad alcune scene, senza sottrarre intensità alla storia. Ricorre all’ironia e a scene spettacolari, rispettando l’aspetto epico e poetico dell’originale di Romain Gary.
Chiudiamo così la nostra panoramica, proprio con un bel film, ricco di stimoli cinematografici, di possibili riflessioni sulla vita e sulle relazioni intime.
“Il dramma del libro è puntualmente alleggerito dall’ironia, che il film rispetta sempre; gli umori passano dalla tragedia alla commedia della vita, dalla tenerezza alle lacrime, e in questo gli attori, Charlotte Gainsbourg (Nina) e Pierre Niney (Romain da adulto), sono perfetti.”
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La promessa dell’alba, dal romanzo di Romain Gary – Taxidrivers.it
La promessa dell’alba è presente nella piattaforma Sky