Arriva in Italia direttamente su Sky il nuovo Mortal Kombat diretto dall’esordiente Simon McQuoid e prodotto da James Wan. Un film che, tra arti marziali e abbondanti effetti speciali, non tradisce la serie di videogames picchiaduro creata quasi un trentennio fa da Ed Boon e John Tobias. Ma che confida troppo nella possibilità di un sequel per superare qualche difetto e perplessità.
Mortal Kombat – Trama
Giappone feudale. Un uomo viene sconfitto e ucciso da un misterioso guerriero dai poteri sovrumani. Secoli dopo, il suo discendente Cole Young (Lewis Tan) scopre di essere stato prescelto per combattere al torneo noto come Mortal Kombat. La posta in gioco: niente meno che il destino della Terra. Ma il malvagio stregone Shang Tsung (Chin Han) è determinato a uccidere Cole e i suoi compagni ben prima dell’inizio del torneo.
Videogames e non solo
Si sa. Non è mai facile accostarsi a un classico videoludico senza snaturarlo o fallire clamorosamente. In tema di picchiaduro ne sanno qualcosa lo Street Fighter – Sfida finale di Steven E. de Souza, il Tekken di Dwight H. Little, ma anche, almeno in parte, il Mortal Kombat di Paul W. S. Anderson. Impossibile, del resto, non fare paragoni tra l’omonimo film degli anni 90 – assunto, nel frattempo, allo status di piccolo cult – e questa nuova riproposizione del franchise. Un nuovo corso che tenta di non annullarne del tutto lo spirito giocoso da b movie ma allo stesso tempo di battere nuove strade.
Da un grande potere…
Parte così dalle origini questo nuovo Mortal Kombat. Un reboot che è effettivamente anche un prequel o, meglio, una origin story (ogni riferimento supereroistico non è casuale) che ridisegna un intero universo fatto di poteri speciali, mondi paralleli e divinità. Forse per questo viene messo al centro della vicenda un personaggio inedito. Accompagnando così il pubblico dentro quella mitologia (ri)messa in scena con dovizia di riferimenti e particolari.
Tra immancabili, e a volte forzate, strizzate d’occhio agli appassionati (i vari “Finish Him!” e “Fatality” si sprecano), personaggi e sfide iconiche (lo scontro tra Scorpion e Sub-Zero), l’unica vera cosa a mancare è solo una. Il torneo da cui il titolo prende il nome, paradossalmente, non c’è.
Flawless Victory?
Un lungo antefatto, quindi, il Mortal Kombat di McQuoid. Quasi una elaborata anticipazione sotto forma di lotta senza quartiere e senza esclusione di colpi, che rimanda la resa dei conti finale a data da destinarsi o a possibili sequel.
Niente che guasti troppo, comunque, la godibilità del film, i suoi combattimenti ben coreografati e diretti (con imprescindibile accompagnamento techno), la sua componente gore finalmente omaggiata e rispettata. Per non parlare delle facce giuste al posto giusto, dal Lord Raiden di Tadanobu Asano al Sub-Zero dell’ormai lanciatissimo Joe Taslim (The Raid, La notte su di noi, Warrior), passando per lo Scorpion di Hiroyuki Sanada.
Un dignitoso ritorno a casa per quanti hanno amato e amano la saga di videogiochi, quindi. Per tutti gli altri, forse, niente più che l’ennesimo (e un po’ ingenuo) action con arti marziali ed effetti speciali. Ma, a volte, non c’è bisogno di altro.