Una bella idea nata durante il primo lockdown, quella di Francesco Trento e della sua Come si scrive una grande storia.
Lo scrittore e sceneggiatore ha pensato di sfruttare la “reclusione” in casa per insegnare qualcosa e, contemporaneamente, aiutare i più bisognosi. Da metà marzo 2020 Francesco Trento ha tenuto tre lezioni gratuite di sceneggiatura alla settimana per tutta la durata del lockdown. In cambio, ha chiesto ai partecipanti di offrire un contributo ad alcune associazioni.
Gli abbiamo fatto alcune domande, sul progetto e sulla scrittura.
Il progetto di Francesco Trento
L’iniziativa che hai creato è rivoluzionaria, addirittura quasi un esperimento sociale e sociologico. Qual è la tipologia di pubblico a cui avevi originariamente pensato? Quale quello che partecipa effettivamente e che contribuisce con la donazione? E ancora, quali sono le motivazioni che spingono a partecipare?
Sono aspiranti scrittori e scrittrici, sceneggiatori e sceneggiatrici. Persone interessate al mondo del cinema, della scrittura in tutte le sue forme, ma anche gente semplicemente curiosa. Devo dire che per la maggior parte sono donne e un po’ di tutte le età. La mia intenzione era mettere a disposizione gratuitamente alcune lezioni durante il primo lockdown per chi era costretto in casa. Poi, tutto questo si è ingrandito e io ho pensato di chiedere in cambio donazioni alle associazioni che stavano combattendo il virus in prima linea. Questa cosa si è ulteriormente ingrandita e adesso, dopo un anno e due mesi, abbiamo superato, nelle offerte, gli 85000 euro complessivi. E sono tutte donazioni dirette: i soldi vanno dritti all’associazione.
Quando hai lanciato il progetto ti saresti immaginato un riscontro così positivo? E anche la partecipazione di personalità importanti del settore?
In realtà no, perché ho iniziato di getto senza sapere cosa sarebbe stato. In generale io ho sempre tenute queste lezioni in classe, quindi non era del tutto improvvisato. Sul volontariato forse non mi aspettavo così tanto successo. Però non avevo nemmeno troppe aspettative. Quando ho visto che c’era un pubblico appassionato ho iniziato a coinvolgere amici e amiche del mondo del cinema e della scrittura, per far sì che fosse anche una cosa più varia. Abbiamo avuto, per esempio, Tiffany McDaniel e Glenn Cooper, e presto verrà Paul Haggis.
La sceneggiatura secondo Francesco Trento
Pensi che ci sia un ingrediente magico per scrivere una sceneggiatura di successo? Se sì, quale? Sei disposto a svelarci l’ingrediente magico di Francesco Trento?
Dipende da cosa stai scrivendo. Secondo me ci sono due cose a cui gli esordienti non fanno troppa attenzione: il tema e la polarizzazione dei personaggi. Una lezione, infatti, è sempre su quest’ultimo aspetto e sull’espressione “testa, cuore, istinto”. Poi ovviamente anche il lavoro sul tema è allo stesso modo importante. Se la sceneggiatura ha qualcosa che arriva allo spettatore e lo fa ragionare sarà ricordato più a lungo. Gli ingredienti, in generale, sono tanti e sono quelli intorno ai quali teniamo le lezioni: trama, personaggio, mondo narrativo e tema che sono i pilastri. Dopo, si guardano anche la mini struttura, i dialoghi, la scrittura e riscrittura della scena. Per esempio, teniamo incontri sulle 12 tappe del viaggio dell’eroe, ai quali abbiamo abbinato anche il viaggio dell’eroina. Poi tre seminari sui personaggi, uno sul tema, uno sulla creazione del mondo narrativo. Insomma gli ingredienti sono davvero tanti.
Da cosa parti/qual è la tua ispirazione? Ci sono degli autori che usi come riferimento?
Io ho scritto cose molto diverse. Forse una costante di quello che cerco di fare è trattare in modo ironico anche cose molto serie. Questo si trova sia in Venti sigarette che in Crazy for football. Sono storie che potenzialmente possono essere trattate in maniera seria e seriosa in cui, secondo me, la chiave dell’ironia, che a volte viene da me a volte viene dalle persone con cui scrivo, perché sono tutti lavori collettivi, aiuta a entrare meglio nella storia. Crazy for football, che è la storia di ragazzi che formano la squadra di calcio dei pazienti psichiatrici e vanno a giocare in Giappone, può essere trattato in modo anche molto serio, quasi pietistico. Invece quello che noi volevamo fare era il contrario del pietismo e trattare quei ragazzi come dei calciatori. Lavoro meglio se si tratta di cose che hanno un tema e mi stanno a cuore, che riescono a farmi sorridere, a emozionarmi.
Sceneggiatore o scrittore?
C’è una persona o un personaggio al quale ti ispiri?
Sono abbastanza autodidatta. Ho frequentato un corso di sceneggiatura tanti anni fa che non mi ha soddisfatto molto. Poi un corso di scrittura di Roberto Cotroneo dal quale invece ho imparato molto. Come riferimenti sono cresciuto a pane e Woody Allen. Sicuramente un punto di riferimento, anche se non è un genere che scrivo, è Ken Loach. Se mi chiedessero “con chi vorresti scrivere un giorno un film”, direi proprio lui. Che tra l’altro è l’unico regista al mondo che nei cartelloni dei suoi film mette il nome dello sceneggiatore grande quanto il suo. Degli ultimi prodotti, invece, quello che ho trovato più interessante in assoluto forse è Fleabag di Phoebe Waller-Bridge e anche I may destroy you di Michaela Coel che aveva già fatto una serie comedy Chewing gum.
Oltre ad essere sceneggiatore sei anche scrittore. Spesso le due cose si integrano; non sono propriamente due sinonimi. Al di là degli aspetti che le differenziano, tu come ti vedi?
Non lo so, perché faccio tutte e due le cose più o meno alla pari. Ci sono alcune storie che ti fanno venire subito in mente che ne vuoi fare un libro e non un film, oppure magari prima il libro e poi il film, altre il contrario. Mentre l’opportunità di scrivere un libro da un documentario per me era molto importante, perché il documentario, proprio per il taglio (74 minuti), imponeva una serie di rinunce enormi. Il calcio aveva preso il dominio del racconto, ma c’erano tante altre cose riprese e non montate. E poter poi scrivere il libro ci ha dato lo spazio per poter raccontare più a fondo tutto il principio che sta alla base di questo. Quindi non ho una risposta alla domanda. Sicuramente la narrativa dà più libertà. Non devi porti problemi di budget, di cast, della luce. E sei l’unico responsabile del successo o del fallimento di questa storia. Il cinema, invece, è un lavoro di gruppo ed è bello proprio per quello.
Consigli per i più giovani
Che consiglio darebbe Francesco Trento a un giovane che vuole intraprendere questa carriera?
Il consiglio fondamentale è leggere le sceneggiature. Non lo fa nessuno ed è un dramma. Prima il problema era legato alle barriere linguistiche. Adesso io invito a leggerle in ingles,e perché, per questo lavoro, l’inglese è molto importante. Non conoscendolo si è vincolati solo all’Italia. Diversamente si possono aprire nuove opportunità. E poi alcune delle cose migliori che si potrebbero leggere non sono tradotte. Noi, per esempio, adesso terremo una lezione sulla sceneggiatura che ha vinto l’Oscar (Promising Young woman) e la stiamo traducendo noi. In ogni caso mi sento di dire che i modi in cui una persona migliora, in questo campo, sono tre: scrivendo, studiando, mettendo alla prova quello che si studia. Per questo proponiamo letture e interpretazioni di sceneggiature.
Le sceneggiature italiane
Negli ultimi anni in Italia è cresciuto in maniera esponenziale il numero delle coproduzioni internazionali, sia a livello di cinema che di tv. Pensi che gli sceneggiatori italiani siano pronti per il mercato internazionale? Come si inseriscono in questo contesto?
Ci sono sceneggiature italiane che sono a livello di quelle internazionali. Mi vengono in mente Il traditore, ma anche La grande bellezza. Importante credo sia trovare una propria voce anche nella scrittura cinematografica, dal punto di vista dello stile di come poi sarà girato il film. E soprattutto riguardo la capacità di restituire il tema senza farlo cadere dall’alto, ma come una calamita che traina tutto il resto. Credo che negli ultimi anni abbiamo delle sceneggiature di alto livello. Si possono citare Gomorra, Anna di Ammaniti. Ma anche il grande lavoro che ha fatto Ludovico Bessegato per Skam Italia, scritta benissimo anche con un lavoro di set.
C’è un genere sul quale noi italiani possiamo dire di avere una marcia in più per quanto riguarda la sceneggiatura?
Prima avevamo indubbiamente una grande capacità di fare la commedia drammatica: La grande guerra, Una vita difficile. Adesso non siamo più i re di questo aspetto. Siamo bravi col noir italiano, gangster movie, Gomorra, Romanzo criminale, poi è arrivata anche Suburra (qui per il film, qui per la serie). Al momento stiamo producendo più cose, diverse. E sta aumentando la richiesta di creatività. Secondo me, infatti, non esiste un momento migliore per sfruttare qualche nuova idea e proporla. Anche perché ci sono tante richieste, ma soprattutto tantissimi nuovi interlocutori.
Francesco Trento, tra sogni e futuro
Il tuo genere preferito e/o il genere che vorresti scrivere?
A me piace molto la fantascienza e non l’ho mai scritta. E un’altra cosa che mi piace tantissimo è la commedia romantica.
Hai qualche progetto a cui stai lavorando al momento?
Sto lavorando a un libro per Laterza su un sequestro politico del ’62: al centro ci sono dei ragazzi di 20 anni che scoprono che un loro amico è stato condannato a morte dal regime franchista e cercano di trovare un modo per impedire questa esecuzione.
Poi sto lavorando a un film con Paola Minaccioni. E tra poco uscirà il film tv di Crazy for football (che stanno finendo di montare) scritto con Volfango De Biasi, Tiziana Martini e Filippo Bologna. Qui per saperne di più.
Poi c’è un’idea di una serie con un regista che amo molto, ma ancora non ne posso parlare.
Come proseguirà questo tuo nuovo progetto?
Continueremo a tenere una lezione gratuita tutti i venerdì per tutto l’anno (faremo una pausa ad agosto). La richiesta di donazioni sarà mantenuta. La scuola il prossimo anno avrà un programma ancora più fitto con tante lezioni esterne e docenti di varie specialità che verranno a insegnare. Faremo anche un corso di montaggio. Terremo un corso di fumetto, di narrativa, e su come si scrive un romanzo. Organizzeremo un laboratorio per scrivere insieme, con tanti docenti, anche esterni. Insomma tantissime novità.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli