Disponibile dal 14 maggio sulla piattaforma Prime Video, The Underground Railroad porta un nome importante come suo creatore (nonché regista): Barry Jenkins. Il cineasta di Miami, divenuto celebre con Moonlight, si cimenta qui con la serialità, dando vita a una vera e propria pietra miliare del genere.
«La prima e l’ultima cosa che mi diede mia madre furono delle scuse.»
La limited series è l’adattamento dell’omonimo romanzo, premio Pulitzer, di Colson Whitehead e si compone di dieci episodi. Una produzione Plan B, Pastel, Big Indie con Amazon Studios.
The Underground Railroad di Barry Jenkins | Trama e cast
La ferrovia sotterranea del titolo era nella realtà metaforica: una rete di persone e mezzi che permetteva agli schiavi afroamericani di fuggire e crearsi nuove esistenze. Nella fiction indica invece una vera, con tanto di locomotiva, carrozze e binari.
In Georgia, i giovani fuggitivi Cora (Thuso Mbedu) e Caesar (Aaron Pierre) organizzano l’evasione dalla piantagione in cui vivono e lavorano, dopo l’ennesimo feroce atto compiuto dai padroni. Alle loro calcagna viene sguinzagliato Arnold Ridgeway (Joel Edgerton), col compito di ricondurli in catene.
Del cast fanno anche parte Peter Mullan nei panni del padre di Arnold, Ridgeway Senior, Damon Herriman in quelli di Martin. Lily Rabe interpreta Ethel Wells e Will Poulter Sam.
Il percorso di Amazon Prime tra schiavismo e razzismo
Dopo Them e Antebellum, Amazon torna a trattare argomenti legati alle questioni dello schiavismo e del razzismo. Se nei precedenti progetti siamo già nel ventesimo secolo, The Underground Railroad affonda le sue radici nell’Ottocento. Ciascun episodio costituisce un capitolo di questa epopea, a metà tra realismo magico e stile malickiano.
Visivamente la serie di Jenkins possiede infatti una qualità e un valore assolutamente encomiabili. Luci e ombre si intervallano di sequenza in sequenza, come a simboleggiare le luci e le ombre che contraddistinguono gli esseri umani. Ma la particolarità sta in una sorta di “estremismo fotografico”, per cui le ambientazioni diurne appaiono accecanti, mentre nelle notturne quasi non si riesce a distinguere nulla.
I personaggi di The Underground Railroad
Da qui emergono suggestioni particolari, ancestrali, durevoli. Dietro la scelta di molte inquadrature, dei dettagli, si cela un disegno preciso, che trova espressione nella scrittura e nelle caratterizzazioni.
Il peso che Cora porta sulle spalle non le consente di avere speranza. Abbandonata in tenera età dalla madre, schiava come lei, ha dovuto lottare in silenzio e resistere con tutte le sue forze per non soccombere alle brutture della sua realtà. Eppure Caesar la sceglie come sua portafortuna, strenuamente convinto di avere una possibilità di vita diversa.
«Io non sono fatto per stare qui.»
«Ma io sì.»
Arnold ha i tratti del classico cacciatore di taglie, dalla pelle chiara e dalla spietata determinazione. Ma dal suo fianco non si allontana mai Homer (Chase W. Dillon), un bambino nero il cui completo elegante stona alquanto con il contesto generale.
L’importanza di conoscere la storia
La violenza fa parte del mondo dei personaggi di The Underground Railroad, in un modo o in un altro. Ognuno di loro, volente o nolente, ricorre ad usarla. Chi lo fa per puro divertimento, chi per sopravvivenza. Non sembra esserci scampo, e le emozioni assumono le più svariate forme. Dalla rabbia al risentimento, dalla commozione allo sconforto.
Mentre procede, la narrazione si fa straziante, se non addirittura disturbante, per ciò che in essa è contenuto.
Sullo schermo, ma soprattutto nella mente del pubblico, si crea il profilo di un momento storico fondamentale e complesso. Momento in cui l’umanità smarrisce ciò che dovrebbe renderla tale.
L’importanza di studiarlo, conoscerlo, analizzarlo deriva anche dal fatto che ha dato (e continua a dare) origine a fenomeni dalle conseguenze inenarrabili e indelebili.
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