
Viaggio coast to coast sulle ruote d’un coloratissimo ed affollato scuolabus riadattato a spazio vitale, “Behind the Wheel” documenta con ritmo serrato e linguaggio che, pur partendo da prese di posizioni impegnate e non conformi, non si discosta molto da quel che si può veder su Mtv, le gesta d’un gruppo multiforme di giovani artisti, aggiornando alle tensioni d’oggi l’epopea beat che tanto ha fatto sognare generazioni di “non riconciliati”.
A pedinare il gruppo c’è la troupe del Lafco (Los Angeles filmakers), sempre alla ricerca di realtà locali che testimonino dell’evolversi delle lotte in campo sociale ed artistico. Sono l’hip-hop e la street culture, in tal senso, a offrire terreno fertile, con le loro rivendicazioni che partono “dal basso”, servendosi d’ un linguaggio rabbioso, diretto e crudo (eppur a volte già stilizzato in quell’enfatico gesticolare che ne contraddistingue le mosse), più efficace certo di forme ormai “normalizzate” ed accettate come innocua arte.
In questo mondo di strada ci si chiede ancora se l’arte possa cambiare le cose (per lo meno per chi la fa), c’è l’entusiasmo vitale e la partecipazione alle cose di chi non è ancora piombato nel disincanto, e si riesce ancora ad esprimer lo sdegno del non sentirsi rappresentati dalle scelte di otto anni di governo Bush.
Salvatore Insana