Apple TV+ sforna una chicca dietro l’altra, segno di un percorso sempre più improntato sulla qualità e su un contenuto che parla sempre di più ai giorni nostri. 1971 L’anno in cui la musica ha cambiato è disponibile dal 21 maggio sulla piattaforma streaming di Cupertino.
Su Apple TV potete vedere la serie 1971: L’anno in cui la musica ha cambiato tutto
1971: L’anno in cui la musica ha cambiato tutto, la storia
Un anno può riassumere una rivoluzione intera? Sì, se si prende in esame il 1971. La docuserie racconta un’epoca che ha stravolto la società americana, e lo fa attraverso le note delle più belle canzoni mai scritte dalla musica moderna, che mai come in quel momento ha avuto una connotazione così politica. Il dolore, il sentimento, il sogno di un’intera generazione sono lì, impressi sul vinile della storia.
1971: L’anno in cui la musica ha cambiato tutto, la recensione
La musica è vita. La musica è ribellione. La musica è un sentimento che ti entra dentro e non esce più, con la pelle d’oca che ti viene nel momento in cui la prima nota della chitarra o del piano si unisce alla voce potente di un grande artista come John Lennon o David Bowie. La musica, nel 1971, ha cominciato a dare maggior peso alle parole, riecheggiando per le strade delle maggiori città americane in segno di protesta verso una società che non le appartiene più. Di fatto, il 1971 raccontato da Asif Kapadia, Danielle Peck e James Rogan è diventato il riassunto di un paese ferito che cerca in qualche modo di rialzarsi, più forte di prima e con qualche diritto acquisito in più. Si è colpiti subito da questa docuserie per la ricchezza di contenuto. Ogni capitolo cerca di andare al nocciolo di ogni questione politica, sociale e culturale di quello che, come sostiene il titolo, è l’anno in cui la musica ha cambiato tutto.
What’s going on?
Che cosa sta succedendo nel 1971? E perché la musica ad un certo punto si è fatta carico di argomenti che dovrebbero (condizionale d’obbligo) riguardare la politica? La risposta è nel fatto che in quel momento la rappresentanza delle istituzioni si è radicalmente slegata dal sentimento pubblico. Nessuna maggioranza silenziosa può tenere a bada una generazione che allora, come ai giorni nostri, si sente poco appoggiata dai vertici, ignari di quello che sta accadendo. La musica è la prima ad accorgersi delle barbarie del Vietnam, delle discriminazioni razziali in America, dei diritti civili calpestati, della condizione femminile sempre più relegata alla sfera domestica, così come viene ritratta nella televisione tradizionale. Marvin Gaye e John Lennon sono i primi a lasciarsi alle spalle la loro zona di confort per buttarsi verso nuovi orizzonti musicali, trasformando quella rabbia che si percepisce per le strade in qualcosa che restituisca la speranza di un cambiamento, da What’s Going On? a Imagine.
Storia di una generazione
Il livello puramente politico di 1971: L’anno in cui la musica ha cambiato tutto rimane una costante. Dalle Black Panther al concerto di George Harrison in favore del Bangladesh, fino alle parole Muhammad Ali dure come i suoi ganci sul ring dopo che gli hanno ritirato la cintura per non essersi arruolato. Ma è voltando il lato del disco che si nota il lavoro di fino di questa docuserie, che cerca di affrontare quell’anno anche sotto l’aspetto generazionale, che non sempre coincide con quello politico o rivoluzionario. La generazione descritta da questa serie è figlia della fine del 1968, che ha certamente portato un grosso slancio verso quel cambiamento descritto anche in questi episodi, ma che si è illusa dei suoi effetti nel breve periodo. Gli unici a essere comparsi sono quelli negativi provocati dall’eroina, al centro ad esempio dell’episodio dedicato ai Rolling Stones, che proprio lì dovevano trovare uno sbocco per rilanciare la loro carriera. La società non si cambia da un giorno all’altro, ma va costruita secondo una visione condivisa. E la musica ci ha messo del suo per permettere che tutto questo venga ricordato come un anno in cui ogni album era di fatto un capolavoro, come sostiene Elton John in uno dei passaggi della serie. Ha sicuramente ragione. Provate voi a mettere insieme David Bowie, i T-Rex, The Doors, Joni Mitchell, Carole King, Alice Cooper, Aretha Franklin e Tina Turner in soli otto episodi. Una sfida impossibile, ma Asif Kapadia, Danielle Peck e James Rogan ci sono riusciti, e a pieni voti.
In un periodo di forti tumulti, il 1971 ha visto la crescita di alcuni artisti di fama mondiale, che con la musica hanno saputo intercettare i sentimenti di una generazione che aveva bisogno di nuovi punti di riferimento.
La serie 1971: L’anno in cui la musica ha cambiato tutto é stata prodotta da Asif Kapadia, James Gay-Rees, Adam Barker e Chris King