Nelle sale italiane il 13 maggio 2021 – in quelle britanniche la programmazione è stata interrotta dallo scoppio della pandemia nel marzo 2020 – grazie alla BIM Distribuzione, Il concorso ha ricevuto tre candidature ai British Independent Film Awards.
Diretto da Philippa Lowthorpe, alla seconda prova dietro la macchina da presa di un lungometraggio, il film è basato su una storia vera.
Il concorso | La trama e il cast
Mentre nella Londra del 1970 la giovane Sally Alexander (Keira Knightley) tenta di riprendere gli studi universitari, dopo un divorzio e una figlia, in Vietnam Miss Mondo allieta i soldati, tra curve e moine.
Il celebre concorso di bellezza – da cui il titolo del film – non fa che riscuotere successi e sollevare polemiche. Da un lato venduto come “spettacolo per le famiglie”, dall’altro accusato di simboleggiare lo sfruttamento della figura femminile.

Ed è proprio seguendo questa scia, che un gruppo di donne, capitanato dalla dirompente Jo Robinson (Jessie Buckley, Sto pensando di finirla qui), decide di sabotare la cerimonia di Miss Mondo.
«Perché tutte le nostre rivoluzioni falliscono?»
Nel cast, Gugu Mbatha-Raw nei panni di Miss Grenada, alias Jennifer Hosten, Suki Waterhouse porta la fascia di Miss USA, la Emma Corrin di The Crown quella di Miss Sud Africa. E ancora Greg Kinnear è il presentatore Bob Hope, Rhys Ifans Eric Morley, Luke Thompson (è il secondogenito dei Bridgerton) il giornalista Peter Hain.
Il buon cinema indipendente britannico che non delude
Il concorso appartiene a quel genere di cinema indipendente britannico, impegnato a raccontare uno spaccato della società passata, attraverso la lente della commedia.
Ne sono un esempio Suffragette e Hysteria. Eventi di fondamentale importanza, quali il voto femminile o il trattamento di un disturbo mentale, assumono sfumature originali e accattivanti. Il discorso vale anche per la pellicola in questione, in cui tutto ruota attorno al tema del sessismo.
«Se noi dobbiamo cambiare, deve cambiare anche il mondo.»
Il titolo originale Misbehaviour, ossia “cattiva condotta”, appare funzionale a rendere l’idea che muove e caratterizza le protagoniste. Il doppio gioco attivato dal termine linguistico ben si adatta al loro comportamento, sia in qualità di studentesse, che di donne anticonvenzionali.
Quando Miss Mondo fa riflettere
L’occasione per parlare di tutto ciò la si ottiene grazie a una delle manifestazioni più retrograde e seguite di sempre: Miss Mondo. Semplice eppure immediato, il paragone con un mercato del bestiame fa riflettere sul valore attribuito al gentil sesso dal sistema patriarcale.

La donna passa dall’essere considerata angelo del focolare a oggetto del desiderio. Non sono minimamente contemplate qualità come l’intelligenza, l’emancipazione, le ambizioni accademiche piuttosto che quelle legate al matrimonio.
Al tempo stesso viene posto l’accento sul razzismo – siamo ancora nel periodo dell’apartheid – e sul modo in cui le prospettive cambiano, a seconda del colore della pelle. Ciò che per alcuni sembra esclusivamente una fiera della vanità umiliante e priva di un reale appeal, per altri potrebbe invece rappresentare il primo passo verso un cambiamento tanto improbabile quanto agognato e decisivo.
Il punto di forza de Il concorso
Il concorso riesce a passare abilmente da una situazione a un’altra, in un continuo rimandarsi a vicenda. Il binario parallelo sul quale viaggiano i destini di Sally e di Jennifer dà il senso del discorso. Ognuno combatte le sue battaglie, e lo fa a modo suo.

La politica entra a gamba tesa all’interno della narrazione, perché in fondo anche un concorso di bellezza può esibire atti politici a tutti gli effetti.
«Non siamo brutte, non siamo belle, siamo arrabbiate!»
Inoltre gli slogan, le gesta, gli ideali delle donne protagoniste possiedono una carica rivoluzionaria travolgente. In grado di cambiare, seppur in piccole dosi, le sorti della Storia.
*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui