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“La logica del desiderio” di Giuseppe Aloe

La voce degli UominiLibro. Rubrica a cura della redazione di Flanerì

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La storia di un ragazzo che incontra una donna, bella e disinibita, che ama fare sesso senza nessun altra implicazione.

La logica del desiderio ha la cadenza, il ritmo dell’ossessione. Perfino il suo sapore. Un’ossessione carnale, viscerale. Cieca e muta. Il protagonista è un ragazzo, non ancora uomo, che vive col padre. L’unica attività che sembra smuoverlo dal suo torpore è la scrittura. E stancamente, cerca di ultimare e correggere romanzi che sa benissimo non porterà mai a termine.

La sua vita sembra perimetrata, confinata nel cortile di una casa di inizio secolo, con un ballatoio, un tiglio e la ferrovia che si vede di lontano. Un posto tranquillo che, ben presto, diventerà il teatro della sua ossessione.

Di fronte a loro, sul lato occidentale del cortile, infatti, c’è una villetta a due piani che loro stessi hanno acquistato e che hanno appena deciso di affittare.

I nuovi inquilini sono una coppia giovane: marito e moglie. Lei, Vespa, di soli vent’anni, di una bellezza sensuale e piena, sembra “l’inappuntabile ritratto dello splendore”. Mentre lui appare più anonimo. Addirittura enigmatico agli occhi del ragazzo.

E proprio su Vespa si concentrano le attenzioni dell’aspirante scrittore, che inizierà con lei una relazione fatta prevalentemente di sesso e di incontri furtivi, tenuti all’insaputa del marito. Ma è Vespa a decidere. A prendere e lasciare. E il ragazzo sembra subire tutto questo senza poter decidere nulla

Il disorientamento è grande. Soprattutto perché questa liason inizia proprio mentre il padre del ragazzo si ammala di cancro e, lentamente, si spegne, quasi consunto.

I rimandi e i contrappunti creano un’atmosfera sospesa, densa. Anche se le vicende appaiono chiare, addirittura ovvie agli occhi del lettore. Ma su queste antinomie e variazioni Aloe gioca, con ironia e intelligenza, puntando tutto sulla scrittura. Sulla sua capacità di descrivere situazioni e personaggi, tracciando quasi un paesaggio dell’anima.

Le vicende si susseguono, ma il ragazzo sembra accendersi solo grazie a Vespa, una donna dal desiderio veramente senza limiti. Lei concepisce solo il sesso e l’innamoramento; null’altro sembra avere un valore. Così transita, di relazione in relazione, senza mai legarsi a nessuno.

Eppure c’è qualcosa che stona.

Possedere quella donna non porta soddisfazione e l’angoscia prende il ragazzo proprio quando invece potrebbe essere felice. Solamente si scuote. Colpito da quel rapporto, come dalla sua improvvisa interruzione, anch’essa senza una ragione possibile.

Restano solo i dubbi, le elucubrazioni di un giovane ancora incompiuto.

Vespa porta il ragazzo allo sbandamento, alla confusione. Come se il desiderio senza limiti di questa donna si mangiasse il resto della sua vita, ogni altro possibile interesse.

La storia avrà una sua evoluzione, che però non muterà il carattere dei due ragazzi. Quasi non sapessero fare altro.

Il romanzo non propone una sorta di morale e neanche una conclusione netta di questa storia. Come se l’autore ci volesse portare in un territorio oscuro, complicato, dove il sentire è più forte di ogni ragione. Di ogni lucida visione.

Non fatevi trarre in inganno dal titolo; leggendo queste pagine non si potrà trarre nessuna logica. Nessuna legge. Non servirà a capire qualcosa di più sulla natura umana. Forse, solamente, ci potrebbe aiutare ad accettare il fatto che il desiderio fa parte delle nostre vite, ma non è mai un ospite neutro, qualunque. Si affaccia in un’esistenza e la scuote dandole sì senso, ma anche facendola vibrare di emozioni oscure. A volte anche difficilmente comprensibili.

Luca Casadio

Flanerì

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