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La donna alla finestra di Joe Wright. Tra rilettura di genere e amore per il cinema
Il film di Joe Wright guarda al passato per raccontare il nostro tempo e il cinema diventa esperienza visiva!
Published
4 anni agoon
La donna alla finestra di Joe Wright (Espiazione, L’ora più buia) si apre con un piano sequenza che, nell’importanza degli elementi – narrativi, simbolici, estetici- presi in considerazione, testimonia come nel cinema del regista inglese la forma sia il punto dal quale partire per entrare dentro il senso della storia. In questo caso il piano sequenza iniziale risulta esemplare nel contenere tutto ciò che serve per capire cosa sta succedendo ad Anna Fox (Amy Adams), psicologa affetta da agorafobia che vive la propria reclusione attraverso le vite degli altri, spiate dalla finestra, dalla quale una notte assiste all’uccisione della propria vicina di casa (Julian Moore), colpita a morte davanti agli occhi del figlio.
Be Kind Rewind
Grazie alla miracolosa ubiquità di cui come al solito è dotata la mdp del regista, lo sguardo di Wright – dello spettatore e della stessa protagonista ( il primo piano dell’occhio che precede la nostra sequenza è quello della Adams) -, si muovono all’interno di una casa vuota e scarsamente illuminata. (Ricerca degli spazi e simmetrica ostilità degli stessi già viste all’opera, ad esempio e di recente, in un altro film, L’ora del lupo con Naomi Watts, che con La donna alla finestra vanta quantomeno un clima psicologico compatibile).
Immagini replicanti
Il cinema come palcoscenico della vita
Alla pari di Rifkin’s Festival, anche La donna alla finestra trova nel genere la struttura ideale per realizzare le proprie ambizioni. A cominciare dalla possibilità di intercettare il tempo presente e, in particolare, di mettere in evidenza l’essenza fantasmatica delle relazioni umane, talmente virtuali (e quelle della protagonista, vissute a distanza, con figure e voci che appaiono e scompaiono, lo sono) da rendere problematico qualsiasi contatto con il mondo esterno e con coloro che ne fanno parte.
E di farlo attraverso una serie di codici che tirano in ballo le note più ricorrenti del thriller noir, come lo sono i disturbi della percezione (soprattutto la perdita di memoria, l’incapacità di distinguere tra sogno e realtà), incubazione della discesa in un mondo oscuro e minaccioso come quello in cui si ritrova Anna.
Senza trucco
La donna alla finestra ovvero il cinema come esperienza visiva
Come molti autori contemporanei, anche Wright fa del suo film una formidabile esperienza visiva e, come tanti, anche il regista inglese non riesce a scaldare il suo dispositivo che risulta troppo perfetto, troppo ragionato e dunque troppo freddo per rendere sul piano drammaturgico lo stato febbrile e l’angosciata partecipazione della Adams, ancora una volta per nulla preoccupata di mostrare il lato più umano (e meno divistico) della sua persona, in una tendenza che l’accomuna al modo di stare davanti alla mdp della collega Frances McDormand.