Il buco in testa, diretto da Antonio Capuano e distribuito da Eskimo, Altri Sguardi, è in uscita al Cinema giovedì 20 maggio. Il film ha partecipato fuori concorso al 38° TFF.
Con Teresa Saponangelo, Tommaso Ragno e Francesco Di Leva. Prodotto da Eskimo con Rai Cinema e con Minerva Pictures e Mad Entertainment, è liberamente ispirato a una storia vera.
Trama Il buco in testa
Maria S. vive vicino al mare, in provincia di Napoli. Ha un lavoro precario, nessun amore. Una madre praticamente muta. Quarant’anni prima, un militante dell’estrema sinistra ha ammazzato suo padre, vicebrigadiere di polizia poco più che ventenne, nel corso di una manifestazione politica. Maria è nata due mesi dopo. Un giorno apprende che l’omicida del padre ha un nome, un volto, un lavoro. Ha scontato la sua pena e vive a Milano.
«Adesso so chi odiare»,
pensa Maria. Si tinge i capelli e prende un treno veloce per andare a incontrarlo. Ha con sé una pistola.
Il buco in testa Note di Regia
«Tutto ha inizio con l’arrivo di Maria a Milano. È mattina. La macchina da presa le si incolla addosso, la segue per tutto l’arco della giornata, per tutta la durata del racconto. Vuole scoprirla, conoscerla: le motivazioni che l’hanno portata lì, a incontrare l’uomo che quarant’anni prima ha ammazzato suo padre, i casini della sua vita quotidiana… Vuole capirla, amarla un po’. Senza rinunciare, anche, ad ascoltare le parole dell’uomo, le sue amarissime verità. Alla fine è sera. Tutto il resto è flashback».
La recensione
di Elisabetta Colla
La scia dei morti e del dolore causati dagli scontri ‘politici’ degli anni Settanta, che coinvolsero molte più persone di quelle assassinate, lascia tracce che arrivano fino ai giorni nostri. Tanti i familiari delle vittime coinvolti da episodi tragici, ma pochi fra questi coloro che hanno voluto incontrare chi tolse la vita al padre, al marito, al fratello. Fra questi c’è Antonia Custra, figlia di un vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza, Antonio Custra, di 25 anni, del III Reparto Celere, assassinato a Milano nel maggio del 1977 durante una manifestazione, appena due mesi prima che Antonia nascesse: lei, il padre non l’ha mai conosciuto eppure, per tutta la vita, ha cercato di riempire un vuoto, di dare un senso a quella morte, sentendosi sempre irrisolta, senza riuscire a trovare pace e stabilità, fino alla sua scomparsa prematura, avvenuta nell’agosto del 2017 a soli 40 anni.
Girato a Torre del Greco, a parte le scene nel capoluogo lombardo, il film è affidato ad attori provenienti dal teatro, ed emergono nell’opera elementi di forte teatralità, come il rivolgersi della protagonista direttamente agli spettatori, i monologhi diffusi, ed una regia che segue gli attori, in particolare la protagonista, da vicino, nella sua ricerca di significato.
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