31. Fantafestival. “KROKODYLE” di Stefano Bessoni: Stefano Bessoni, dopo l’esperienza di Imago Mortis (2008) vissuta con costrizione, mette in scena il suo personale quaderno di appunti, dandoci l’opportunità di osservare il mondo interiore di un regista creativo come lui. KROKODYLE può definirsi un’opera innovativa, che non punta su una trama particolarmente attraente, ma piuttosto ad essere un contenitore di idee, spunti grafici, cinematografici e letterari. Recensione di Francesca Tiberi
Il coccodrillo è un essere perfetto, in grado di controllare lo scorrere del tempo e addirittura di vincerlo. Per questo è l’animale preferito di Kaspar Toporski (Lorenzo Pedrotti), giovane film-maker che vive in un universo macabro e mortifero tutto suo, fatto di bozzetti, marionette, carcasse reperibili solo nel laboratorio di un tassidermista e di amici strani almeno quanto lui: Schulz (Franco Pistoni) l’alchimista creatore di omuncoli, Helix (Jun Hichikawa) appassionata di thanatografia e Bertolt (Francesco Martino) regista disilluso.
Stefano Bessoni, dopo l’esperienza di Imago Mortis (2008) vissuta con costrizione, mette in scena il suo personale quaderno di appunti, dandoci l’opportunità di osservare il mondo interiore di un regista creativo come lui. Tutto ciò a discapito dell’unità narrativa del film, che manca di una vera e propria sceneggiatura capace di guidare lo spettatore dall’inizio alla fine. Perciò KROKODYLE può definirsi un’opera innovativa, che non punta su una trama particolarmente attraente, ma piuttosto ad essere un contenitore di idee, spunti grafici, cinematografici e letterari – dai fantastici bozzetti di Pinocchio rivisitato dallo stesso regista, a Botteghe color cannella di Bruno Schulz – contenuti nella wunderkammer di Bessoni. Oltre che innovativa è un’opera personale, caratteristica che emerge ad esempio dalla figura di Bertolt. Ma il film di Bessoni ci offre di più, ci fa capire la natura stessa del regista, il cui alter ego è interpretato da un bravissimo Pedrotti, che, alienato e pacato, ci guida nei meandri della sua mente.
Come nel film precedente, anche in KROKODYLE Bessoni racconta, attraverso i capitoli del suo diario di film – maker, l’ossessione per la morte, un desiderio macabro che ha però della curiosità fanciullesca al suo interno. Così diventa un piacere guardare le sue marionette muoversi ed interpretare storie strane, chiaramente influenzate da Collodi e Carroll.
Ottima la trovata dei rumori continui, ad esempio della mpd in azione, che, come dei sedativi, contribuiscono ad allontanare lo spettatore dalla realtà contingente e a catapultarlo nel mondo di Kaspar.
Meravigliose le scenografie create da Briseide Siciliano, soprattutto l’atmosfera della bottega di cianfrusaglie e della camera di Kaspar.
Bessoni mette in gioco se stesso e il suo universo, perciò è difficile definire questo film un horror vero e proprio, sarebbe meglio parlare di fantasy e grottesco. Ad ogni modo si tratta di un’opera d’autore che apre nuovi e interessanti orizzonti.
Francesca Tiberi
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