31. Fantafestival: “L’ultimo dei Templari” di Dominic Sena
31. Fantafestival. “L’ultimo dei Templari” di Dominic Sena: questo film, interpretato da Nicolas Cage, è un fantasy movie dall’unità narrativa senza troppe pretese, godibile per l’ilarità che scatena in alcuni momenti e per la ricercatezza di alcune immagini offerte. Recensione di Francesca Tiberi
Due valorosi cavalieri templari, demotivati a causa dei massacri perpetrati in nome di Dio ai danni di migliaia di innocenti, decidono di non servire più la Chiesa. Sulla strada del ritorno s’imbattono in una cittadina funestata da una terribile epidemia di peste. I due eroi, catturati dalla curia del posto, vengono condotti al cospetto del Cardinale D’Ambroise (Christopher Lee), che, a costo della loro libertà, gli chiede di condurre in un lontano monastero una misteriosa ragazza, accusata di stregoneria e rea confessa di aver scatenato l’epidemia. Behemen (Nicolas Cage) e Felson (Ron Perlman), accompagnati da padre Debelzaq (Stephen Campbell Moore), dal cavaliere Eckhart (Ulrich Thomsen), dal mercante Hagmar (Stephen Graham)e dall’aspirante cavaliere Kay (Robert Sheehan), conducono la strega nera (Claire Foy), dalle sembianze dolci ed accattivanti, lontano dalla città con la promessa di un processo giusto.
Il monastero, verso cui i viaggiatori sono diretti, custodisce la “Chiave di Solomone”, un libro che raccoglie tutte le preghiere usate nel corso del tempo dagli uomini di chiesa per sconfiggere il Maligno. Una volta giunti al monastero, la ragazza si rivela essere qualcosa di inaspettato. Nella lunga sequenza finale, piena di azione ed effetti speciali dal gusto horror, i due eroi sacrificano la loro vita per salvare quella della ragazza.
Il titolo italiano del film, fuorviante rispetto all’originale Season of the Witch, non solo dirige l’attenzione esclusivamente su uno dei due eroi (Cage), sfruttando la popolarità dell’attore e delle leggende legate ai Templari, ma stona con lo svolgimento narrativo, completamente incentrato sulla stregoneria e sulla lotta contro il maligno, finalizzato ad affrontare un periodo controverso della storia ecclesiastica. Nei passaggi in cui si rappresenta il rapporto tra uomo e fede, attraverso la figura del disincantato cavaliere Behem, si nota un chiaro anticlericalismo, ma la regia, accostandovi rappresentazioni soprannaturali poco originali, finisce per vanificare ogni possibilità di riflessione.
L’ambiguità femminile, nonostante lo sforzo recitativo di Claire Foy, risulta un po’ stereotipata e anch’essa poco originale.
Suggestiva invece la fotografia della scena in cui appare, in un cammeo, Christopher Lee completamente sfigurato dalla peste bubbonica, mentre è assistito da un gruppo di monaci con la maschera tipica dei monatti. Altrettanto apprezzabile la trovata di dare al demonio le stesse sembianze di quello raffigurato nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, dipinta dal Vasari e da Zuccari. Da un’attenta osservazione dell’ultima scena si può notare come anche gli affreschi della cupola del monastero mostrino influenze derivanti da una visita a Santa Maria del Fiore.
Nonostante il peso del titolo della versione italiana, la poca originalità in fatto di visual effects per un horror e l’imprecisione storica dei passaggi relativi alle Crociate, L’ultimo dei Templari è un fantasy movie dall’unità narrativa senza troppe pretese, godibile per l’ilarità che scatena in alcuni momenti e per la ricercatezza di alcune immagini offerte.
Francesca Tiberi
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