Due estranei, diretto da Travon Free e Martin Desmond Roe, vincitore dell’Oscar come migliore cortometraggio, è disponibile su Netflix.
Con una struttura affascinante, e in maniera perspicace, gli autori riescono a documentare il conflitto razziale nella società statunitense. Una sceneggiatura ben studiata, una regia equilibrata e un montaggio accattivante, questi i punti di forza di Due estrani. Un’opera fatta per affascinare il grande pubblico, che riesce a conservare nello stesso tempo una notevole qualità artistica, utilizzando vari registri espressivi.
La trama
Carter (Joey Bada) è un disegnatore di fumetti afroamericano. Una sera conosce Perri, una bellissima ragazza di colore e passa la notte a casa sua. Il mattino seguente, esce per tornare dal suo cane, ma viene ucciso da un poliziotto di New York. Carter si risveglia nel letto di Perri e scopre di essere incastrato in un loop temporale, dove verrà ucciso sempre dall’agente razzista Merk (Andrew Howard).
Quella di George Floyd non è una morte isolata
Il loop temporale nel cinema non è certo una trovata originale; molti film hanno usato lo stesso espediente narrativo. Ma in Due estranei viene utilizzato per veicolare un preciso messaggio politico e sociale.
Travon Free scrive il cortometraggio dopo pochi mesi dalla morte di George Floyd. I riferimenti alla sua vicenda, infatti, sono più che evidenti.
“I can’t breathe”
Le parole pronunciate da George Floyd durante l’arresto sono ripetute in una situazione identica vissuta dal protagonista di Due estranei. Inoltre, una scritta dedicata all’uomo, soffocato dalla polizia il 25 maggio del 2020, appare su un tetto in una dell’immagini più evocative dell’opera.
L’uccisione di George Floyd non è certo un caso isolato. Molti afroamericani continuano a essere ammazzati senza motivo. Come Breonna Taylor, uccisa in un’operazione antidroga, perché scambiata per una trafficante. E anche questa vicenda è inserita nel loop vissuto da Charter.
Il loop temporale una scelta sostanziale
Per cui gli omicidi della polizia a sfondo razziale sono avvenimenti, purtroppo, ripetitivi, proprio come un loop. L’ affascinante espediente narrativo, dunque, diventa sostanziale.
Gli autori lo applicano per coinvolgere lo spettatore, per renderlo partecipe attivamente alla vicenda sociale in corso. Il problema razziale non è certo solo un affare americano, è piuttosto una patologia che interessa tutto il mondo occidentale e non solo. Ma negli Stati Uniti la questione trascina in causa altri spinosi punti, come il diritto di possedere un’arma, altra tematica accennata in Due estranei.
Nel loop temporale, però, non sono coinvolti solo gli afroamericani. Charther, infatti, non è solo nella trappola perché insieme a lui è incastrato anche l’agente Merk. Convinto che Charter sia un criminale solo perché è di colore.
Ma il ragazzo è un talentuoso disegnatore di fumetti, innamorato di una ragazza appena conosciuta.
“ Io sono più veloce di lui, sono più ricco e sono più bello…”
Due estranei racconta tutto ciò in maniera accattivante, forse un po’ troppo polititically correct, rischiando di risultare schematico. Ma questo problema viene risolto con una grande potenza suggestiva.
Basti pensare a una delle ultime inquadrature, quando una pozza di sangue prende le forme del continente africano.