In uscita il 13 maggio 2021 al cinema il film documentario “Il futuro siamo noi” di Gilles de Maistre. Il film è prodotto da Gilles de Maistre, Catherine Camborde, Jean – François Camilleri, Philippe De Bourbon, Yves Darondeau, Serge Hayat, Emmanuel Priou. Con il patrocinio dell’Unicef. Distribuito da Officine UBU.
Un film impegnato ed emozionante, pieno di ottimismo e speranza.
Qui il trailer del film.
Al film partecipano José Adolfo, Arthur, Aïssatou, Heena, Kevin, Jocelyn e Peter, tutti bambini tra i 10 e i 13 anni che hanno avuto idee vincenti per alleviare le sofferenze di altri bambini o di adulti, in generale del pianeta sul quale viviamo.
“Il futuro siamo noi” è un film corale che racconta le storie di questi piccoli-grandi protagonisti e la storia delle loro idee. Tutto ruota attorno a un filo rosso che è quello di José Adolfo, anche voce narrante del film. José, 13 anni, è peruviano e ha ideato una banca per bambini e adolescenti presso la quale si può depositare carta e rifiuti in genere e ottenere micro-crediti, in cambio, attraverso vere e proprie carte di credito Visa. La sua storia fa da cornice al film narrando l’origine della sua idea e la sua partecipazione al premio per l’ambiente riservato ai bambini la cui cerimonia si tiene in Svezia nel palazzo dove si consegnano i premi Nobel.
È proprio José che racconta le storie degli altri bambini in voice over. Il regista ci fornisce, comunque, una testimonianza diretta di questi altri ragazzi che personalmente si raccontano davanti alla sua macchina da presa.
Le storie raccontate in “Il futuro siamo noi”
C’è Arthur, francese, 10 anni: aiuta i senzatetto fornendo loro viveri e abbigliamento emozionandosi con loro davanti alle storie che spesso sono di genitori in grande difficoltà, come quella che si è scelto di raccontare nel film. È anche un artista che vende nell’ambito delle sue mostre i quadri che dipinge per ottenere fondi da destinare all’aiuto dei clochard.
Aïssatou, 12 anni, Guinea: combatte per le bambine come lei costrette, a differenza di lei, a sposarsi con uomini molto grandi per questioni di povertà. Lei interviene per interrompere le cerimonie nuziali e fornisce assistenza alle ragazze che coraggiosamente decidono di seguire il suo esempio. Instancabile, Aïssatou, parla nei mercati, in tutte le lingue ufficiali, per sensibilizzare le donne rispetto a questo tema.
Heena, 11 anni, è indiana e scrive un giornale per raccontare le storie dei ragazzi suoi coetanei costretti a lavorare anche in mansioni pericolose, come quella della raccolta dei rifiuti senza protezioni. Il suo è un giornale a tutti gli effetti che ha una redazione, fa riunioni di redazione e ha un editore che seleziona gli articoli dopo averne discusso attentamente. I ragazzi sono entusiasti di riuscire a leggere le loro storie e sapere che qualcuno si batte per loro affinché abbiano la possibilità di studiare e non di essere già impiegati nel lavoro così giovani.
Anche Kevin, Jocelyn e Peter, 10, 12 e 13 anni, sono lavoratori in Bolivia, a Potosì. “Il futuro siamo noi” racconta di loro tre insieme: Kevin lavora nel tessile, nel laboratorio di casa insieme alla madre rammaricata per il fatto di aver permesso l’umiliazione della generazione dei grandi, ma è soddisfatta di avere un figlio attivista nel sindacato fondato dai ragazzi. Jocelyn vende prelibatezze in modo ambulante e Peter lavora in miniera. Lui si batte perché tutti i ragazzi della sua età possano godere di diritti e istruzione. Non solo i bambini che lavorano, ma tutti i bambini della Bolivia. Dove purtroppo è considerato normale lavorare in tenera età.
“Tu non puoi alleviare le sofferenze di tutti”
“Ma posso provarci”

Il tema secondario del film
L’altro tema portante di “Il futuro siamo noi” è quello del rapporto genitori e figli. Non tutti i genitori supportano i figli nelle loro scelte di battersi per i diritti di tutti. Alcuni considerano la cosa non alla loro portata, altri una sottrazione al tempo necessario al lavoro. In queste storie ci sono invece casi in cui i ragazzi hanno ottenuto il pieno supporto dei loro genitori. Il cambiamento passa anche attraverso la presa di coscienza del mondo adulto.
Le lotte di questi ragazzi ricordano inevitabilmente quelle di tanti altri nel mondo. Greta Thunberg, per esempio, è un altro caso molto noto. Viene infatti citata nel film anche se non parteciperà alla cerimonia di premiazione finale, in contestazione con gli altri bambini che hanno scelto di raggiungere la Svezia in aereo. A quella cerimonia, tramite José, partecipano, però, tutti i bambini che nel mondo si rendono protagonisti di piccole-grandi imprese a favore delle loro comunità.
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Lo stile del documentario
“Il futuro siamo noi” è raccontato con uno stile che ci porta molto vicino ai volti di questi bambini, ai loro occhi, ci fa vedere quanto brillino alla consapevolezza di stare facendo qualcosa per il mondo. Sono inserite immagini al rallentatore che hanno l’effetto di aumentare l’empatia per questi bambini coraggiosi e di inserire pause di riflessione nella visione. Pause che servono a raccogliere le idee e chiedersi cosa si possa fare per il mondo.
Le musiche originali di Marc De Mais non sono mai invadenti e arrivano quando è necessario sottolineare con un commento sonoro i passaggi più emozionanti del film. Che nel suo complesso è molto emozionante.
“Il futuro siamo noi” lascia riflettere, finito il film, su quello che nell’immediato possiamo fare per piantare un seme di cambiamento. Si ha voglia di rendersi attivisti per diffondere la consapevolezza della nostra condizione sul pianeta che abitiamo e la voglia di battersi per esso.