È quello che si può considerare un film profetico L’Uno, il film diretto da Alessandro Antonaci, Paolo Carenzo, Daniel Lascar e Stefano Mandalà.
L’Uno: la trama
Il film racconta la storia di sei personaggi in cerca della propria identità. Marta e Tommaso organizzano una festa di Capodanno a cui partecipa il miglior amico di lei con la sua ultima conquista, una ragazza francese conosciuta la sera prima. E Cecilia, sorella della padrona di casa, e incinta di tre mesi accompagnata da un amico.
Durante la serata i protagonisti saranno alle prese con discussioni, tensioni, debolezze e vecchi ricordi mentre la mezzanotte si avvicina.
In tutto questo, da quattro mesi nei cieli di tutto il mondo è apparso l’Uno, un oggetto volante non ben identificato, che sovrasta e condiziona dall’alto la vita di tutti.
L’Uno: un’attualità disarmante
Guardando le premesse del film sembra di vedere sullo schermo le vite di tutti noi oggi. Le restrizioni imposte per arginare la pandemia da Covid 19 sembrano le stesse adottate da L’Uno. Anche nel film, ambientato intorno a Capodanno ci sono delle regole da seguire. Il coprifuoco vieta di uscire nelle strade dopo le 5 del pomeriggio. Si deve festeggiare in casa, in compagnia di soli parenti e amici stretti. Sono vietati droni, botti e fuochi d’artificio. Sono vietate feste ed eventi non ufficiali.
E tutto questo viene adottato a causa dell’Uno, il famigerato oggetto volante non meglio identificato.
Spiazza e disarma completamente questo film che, in realtà, è tratto dall’omonimo spettacolo teatrale del 2018 della compagnia Contrasto, scritto e girato prima della pandemia scoppiata nel 2020. Si può, quindi, considerare un film profetico, che ha anticipato molti aspetti di quello che stiamo vivendo in questi giorni. Ed è questo a renderlo un film suggestivo e intrigante.
La metafora del Covid
L’Uno, entità silente e sconosciuta, da simbolo universale delle nostre paure e di tutto ciò che ci condiziona, è diventata una vera e propria metafora del Covid-19. Un qualcosa che non conosciamo, che potrebbe ucciderci ma anche no, che forse non ci farà niente, ma che è lì fuori e incombe su di noi. Come una spada di Damocle.
Battute come “pensi che questa sia una situazione normale?“, ma anche “la gente ha dovuto iniziare a pensare a qualcosa che non fossero le solite cazzate“, “ha messo tutti alla prova“, sembrano scritte in questi giorni, eppure sono state scritte prima. E il merito è degli attori/sceneggiatori, bravi a intuire come nella nostra società basta un avvenimento per scombussolare tutto.
Una forte influenza teatrale
Nascendo da un testo teatrale il film si lega indissolubilmente a questo mondo. I protagonisti de L’Unosono “sei personaggi in cerca d’autore“, considerando l’autore come un proprio posto nel mondo. Sono Uno, come recita il titolo, ma anche nessuno e centomila: non sanno ancora chi sono, e sono molte persone diverse a seconda di chi le guarda. Ne L’Unoquindi c’è Pirandello, il Covid-19, la fantascienza, e forse anche il Beckett di Aspettando Godot.