Presentato al Sundance Film Festival del 2020 e disponibile su Netflix, The Forty-Year-Old Version è il film d’esordio di Radha Blank. La drammaturga, comica, sceneggiatrice e rapper newyorkese approda nel cinema da protagonista, dopo aver collaborato alla scrittura di alcune serie TV come Empire e She’s Gotta Have It, di Spike Lee.
Trama di The Forty-Year-Old Version
Radha è una drammaturga di New York alla soglia dei 40 anni la cui carriera è in una fase di stallo. Insegna teatro ai ragazzi di un liceo e con quello che guadagna paga l’affitto del suo appartamento nel quartiere di Harlem. Il suo agente, Archie, tenta di procurarle degli ingaggi e di trovare produttori per i suoi testi teatrali. Stanca però di dover scendere a compromessi e di vedere il proprio lavoro modificato pur di ottenere una produzione più remunerativa, Radha decide di reinventarsi e di avvicinarsi al mondo dell’hip hop.
La New York di Radha
Quella di Radha è una vita in bianco e nero. Il raggiungimento della mezza età ha dissipato i colori di una giovinezza caratterizzata dal talento di scrittrice, che lasciava presagire prospettive poi disilluse. La scelta cromatica è dunque prima di tutto espressiva, volta ad esteriorizzare lo stato d’animo e lo stallo identitario che sta vivendo la protagonista. Il colore appare solo in vecchie foto, materiale d’archivio, ricordi della madre e quando viene visualizzata idealmente la pièce. Momenti dislocati nel passato o in una realtà alternativa, lontani dal presente. Solo nei secondi finali il colore torna a tingere la realtà e la vita di Radha, fiabescamente.
Radha Blank mette in scena dunque sé stessa e la propria vita, raccontando il periodo che ha vissuto attorno al 2014, un anno dopo la morte di sua madre. Una commedia che sfiora il cinema verità, con un’aderenza totale al personaggio, alla sua intimità e al proprio contesto sociale e urbano. La New York di The Forty-Year-Old Version, mostrata in particolare tramite i quartieri di Harlem e Brooklyn, diviene personaggio e il racconto sembra nascere, oltre che dall’esperienza di Radha, dalle strade, dai luoghi, dalla vità della città stessa. Evocatrice ed ammaliante. L’uso della macchina a mano, il bianco e nero e le inquadrature da fotografia urbana, gli sguardi in camera e le interviste simulate richiamano il tratto documentaristico, virato romanzescamente.
In The Forty-Year-Old Version, il cui titolo riprende quello del film di Judd ApatowThe 40 Year Old Virgin (40 anni vergine), si sentono gli echi del cinema di John Cassavetes e di Woody Allen, riferimenti dichiarati, nell’intima esplorazione dei personaggi, nel viaggio urbano e nel racconto ironico e autoanalitico. Ma soprattutto dello Spike Lee degli inizi, di Lola Darling e Fa’ la cosa giusta, che trovano qui una diretta confluenza. Non a caso tre dei massimi cantori cinematografici della Grande Mela. New York viene esplorata anche tramite la colonna sonora, contrappuntata da brani jazz ed hip hop. Generi che in comune hanno il senso di improvvisazione e che riflettono l’anima del film.
Poverty porn
Radha, la cui prima importante esperienza è stata proprio con Lee nella serie TV She’s Gotta Have It, si mette a nudo. Unisce il privato al pubblico con omogeneità ed efficacia, raccontando tanto i cambiamenti del proprio corpo e il momento di insicurezza che sta vivendo, quanto le dinamiche di una parte del mondo dello spettacolo e della società con cui è a contatto. Lo fa con un’ironia avallata dai personaggi di contorno, come il senzatetto dirimpettaio, l’anziana signora che abita nel quartiere, gli studenti, l’agente. Tutti sembrano delle proiezioni di Radha, traendone le sfumature della personalità e del trascorso.
Ciò in cui si addentra The Forty-Year-Old Version non è solo l’eterno dilemma della produzione artistica, che spesso richiede grandi compromessi per portare al successo, a costo di snaturarsi. Un tema affrontato frequentemente, pensiamo ad esempio allo stesso Woody Allen in Pallottole su Broadway, che presenta alcuni elementi narrativi simili. Ma soprattutto riflette sul modo in cui nel teatro, e ancor più manifestamente nel cinema, si tende ad approcciare la cultura afroamericana.
Opere che in molti casi hanno a che fare con la schiavitù e i diritti civili, focalizzandosi sul dolore e sulla sofferenza. Sono nozioni indubbiamente importanti che hanno, però, spesso l’aspetto del “compito a casa”, come scrisse Marc Bernardin in un significativo articolo su Entertainment Weekly in cui parlava della rilevanza sociale di Black Panther. E il rischio è quello di cadere nell’ostentazione e nella pornografia della sofferenza e della povertà. “Artefatti della cultura pop che rendono i neri come semplici corpi neri sui quali vengono mappati violentemente i peccati di questo paese lacero”, ha scritto invece Angelica Jade Bastién.
Radha Blank rifugge questa attitudine e questa narrazione e sfoga la sua rabbia nei versi rap che scrive e canta, proprio sulla “poverty porn”. Questa considerazione, intessuta in una scrittura efficace che intreccia il lato personale a quello collettivo nel racconto quotidiano e semi-autobiografico, rende The Forty-Year-Old Version un esordio rilevante ed appassionato. Ruotando inoltre attorno alla centralità del linguaggio, sia come mezzo espressivo nella dicotomia teatro-hip hop, che come perno sociale e culturale, che rischia di snaturarsi nel processo di omologazione. Un aspetto, questo, che con il doppiaggio si perde in buona parte.
Trailer di The Forty-Year-Old Version
The Forty-Year-Old Version: Cast e Crew
Produttori: Lena Whaite, Jordan Fudge, Radha Blank – New Slate Ventures, Hillman Grad Productions, Endeavor Content
Colonna sonora: Guy C. Routte
Montaggio: Robert Grigsby Wilson
Sceneggiatura: Radha Blank
Fotografia: Eric Branco
Cast: Radha Blank, Peter Kim, Oswin Benjamin, Reed Birney