Ad aggiudicarsi la 52esima edizione di Visions du Réel, a Nyon, è stato Faya Dayi di Jessica Beshir.
Tutti d’accordo nella giuria di Visions du Réel
La Giuria formata dal regista Thomas Imbach, da Savina Neirotti (direttrice del Torino Film Lab and Head of Programming della Biennale College – Cinema) e da Josh Siegel (Curator, Film Department, MoMA Usa) ha assegnato il primo premio. Un film capace di convincere tutti. Per la bella fotografia in bianco e nero, ma soprattutto per la decisa denuncia sociale e civile e per una regia superbamente adulta. La Giuria ha così motivato il suo premio:
“Intreccio di un’antica parabola sufi sulla ricerca dell’acqua della vita eterna con una rigorosa meditazione sul lavoro, lo sfruttamento e l’esilio, e muoversi liberamente tra i diversi livelli di realtà e coscienza, Jessica Beshir ha creato una favola onirica per i nostri tempi incerti.”
Prevedibile anche l’ex aequo per lo Special Jury Award a 1970. Un film politico di grande spessore cinematografico sul primo grande sciopero polacco contro il caro prezzi, firmato da Tomasz Wolski, e al turco Les Enfants terribles di Ahmet Necdet Cupur. Questa decisione evidenzia la volontà del festival di promuovere la sperimentazione di nuovi formati cinematografici e di sostenere i talenti emergenti.
I film vincitori di Visions du réel
Faya Dayi, caratterizzato da immagini grandiose in un bianco e nero struggente, e il personalissimo e coraggioso Les Enfants terribles, sono delle opere prime. Quest’ultimo, presentato in anteprima mondiale a Nyon, spinge la ricerca documentaria fuori dagli schemi. E lo fa grazie all’ambizioso e riuscito mix di materiale d’archivio (documenti visivi e sonori) e la rappresentazione di alti funzionari delle forze dell’ordine polacche coinvolti negli eventi attraverso personaggi in stop-motion.
Les Enfants terribles, in particolare, è un film autobiografico di un giovane. Questi racconta il suo vivere in una comunità agricola turca segnata da una pesante tradizione maschilista incapace di aprirsi alla modernità civile e sociale, soprattutto per non perdere il proprio potere sulle femmine. Un film durissimo nella dolcezza e semplicità con cui racconta il terrore di una società inumana.
La sezione Burning Lights
Questa sezione ha visto premiato il tragico Looking for Horses di Stefan Pavlović. Nel film il regista, che ha dimenticato la sua lingua madre a causa di un disturbo del linguaggio, parte per la Bosnia alla ricerca delle sue origini. E lì incontra Zdravko, un pescatore che ha perso l’udito durante la guerra in Bosnia-Erzegovina. Tra i due si crea un legame che va oltre le parole, rendendo il linguaggio visivo ancora più potente e indispensabile. “Un lavoro affascinante realizzato con coraggio e tenerezza”, come sottolineato dai membri della giuria.
Nello stesso concorso, Splinters dell’argentina Natalia Garayalde ha vinto il Premio della giuria. Un film che ricorda un terribile scandalo argentino e che pone in evidenza le responsabilità dei paesi che vendono le armi ad altri paesi in guerra.
La Menzione speciale è andata, invece, al tedesco Sebastian Mez e al suo The Great Void.
La competizione nazionale
La competizione nazionale di Visions du réel è stata vinta da Nostromo di Fisnik Maxville, un film ambientato in un’isola lontana e selvaggia del Canada. “Un film di osservazione che crea un’atmosfera forte, che ci invita a un’esperienza cinematografica unica”, come lo ha definito la giuria. Il premio per il mediometraggio è andato a Strict Regime di Nikita Yefimov. Quello per il cortometraggio all’ironico e irriverente A comuñón da miña prima Andrea di Brandán Cerviño, un film bunueliano sulla fede, l’infanzia, Dio, la costrizione religiosa e il cinema. E il premio speciale della giuria a Chronicles of That Time di Maria Iorio e Raphaël Cuomo.
Qui per leggere la recensione di uno dei film in concorso, il documentario Users di Natalia Almada.