Per il popolo dei cinefili il 26 aprile 2021 non sarà un giorno come un altro: infatti, a partire dal prossimo lunedì chi vuole potrà riassaporare la magia del cinema nel suo luogo d’elezione, assistendo alla proiezione dei film all’interno di una sala. La qualcosa è un bene che va oltre il particolare, poiché dare la possibilità di ripartire a uno dei settori più colpiti dalle restrizioni anticovid 19 significa lanciare un segnale di speranza sul fatto che – con tutte le precauzioni del caso – la fase peggiore della pandemia possa ritenersi in via di superamento.
Da qui uno dei nodi più importanti che esercenti e addetti ai lavori dovranno sciogliere, e cioè verificare quale sarà la risposta delle gente alla libertà di scegliere tra la proposta di un cinema dal vivo, o invece di optare per la sua versione virtuale, fruita da remoto. Se è facile prevedere il ritorno in sala da parte di chi l’ha sempre fatto, l’incognita esiste per il resto del pubblico, quello a cui la maggior parte guarda per allineare i numeri alle aspettative degli incassi.
In questo ambito l’abitudine giocherà un ruolo importante, perché sarà a quella che l’offerta delle sale si dovrà rivolgere per attirare chi, oramai (e sono in tanti ), pensa al cinema in termini di piattaforme e offerta on demand. E in tale contesto, considerare il primato raggiunto dalla narrazione seriale, consolidatosi al punto tale da rivaleggiare in termini di gradimento con i consueti lungometraggi.
Ci sarà da sconfiggere il pregiudizio verso i luoghi chiusi, da sempre indicati come quelli più contagiosi, come pure la pigrizia di chi è diventato avvezzo alla comodità di uno schermo disponibile a tutte le ore e in qualsiasi condizione. D’altro canto la visione in streaming non è esente da problemi contingenti, come può essere, per esempio, l’assuefazione che di norma segue l’imporsi di un grande fenomeno, a cui va sommata la novità rappresenta dal ritorno del cinema in sala.
Bisognerà poi tenere conto della situazione economica del paese, e quindi dell’eventualità offerta da Netflix e Prime Video, ma anche da piattaforme come Chili, Rakuten TV, Miocinema e altre, di risparmiare sul costo del biglietto, offrendo alle famiglie visioni collettive al prezzo di una singola.
Considerato, poi, che anche in Italia il cinema si avvia sempre di più ad acquisire meccanismi produttivi di tipo industriale, come peraltro avviene da sempre o quasi negli Stati Uniti, in Francia e in altri paese del mondo, esiste l’indifferibile necessità di costruire una filiera cinematografica disposta a cooperare affinché le singole parti possano coesistere con reciproca soddisfazione.
Se negli anni ottanta la nascita del mercato home video aumentò la vita media dei film, e con essa le modalità del loro sfruttamento, oggi, complice anche la pandemia, le opportunità della tecnologia digitale hanno elevato di molto i numeri dell’offerta e soprattutto aumentato il regime concorrenziale, stabilendo nuove gerarchie che sono ancora da valutare. Nel frattempo produttori e distributori ma anche esercenti sanno di avere a disposizione una quantità di sale, reali e virtuali, mai così numerosa. In un calendario cinematografico saturo di offerte, in cui nell’era pre Covid molti lungometraggi faticavano ad arrivare al pubblico, la presenza di ulteriori spazi ci auguriamo possa essere una risorsa per ovviare al problema, salvaguardando nel contempo la qualità dell’arte cinematografica, presupposto indispensabile per potersi confrontare con le sfide che attendono il cinema da qui a venire. Per il resto il futuro è cominciato: infatti in attesa dell’uscita dei nuovi film di Carlo Verdone (Si vive una volta sola), di Nanni Moretti (Tre piani), dei Manetti Bros. (Diabolik) e di Gabriele Mainetti (Freaks Out), è di oggi la notizia che Minari , il film di Lee Isaac Chung, in corsa per gli Oscar, sarà contemporaneamente nei cinema, a partire da lunedì, e su Sky, nella giornata di mercoledì. Mentre scriviamo una direzione chiara è stata già intrapresa.