“L’esordio dietro la macchina da presa di Christopher Morris è una esilarante commedia nera incentrata sull’idiozia di un gruppo di inadeguati kamikaze musulmani”.
È possibile, o meglio auspicabile, ironizzare sull’idiozia di un gruppo di inadeguati kamikaze musulmani che tentano di fare un attentato a Londra? Il registro comico sembra essere l’unica via davvero percorribile per affrontare argomenti così tragici come il terrorismo islamico. Christopher Morris parte da questo assunto per il suo Four Lions, presentato con successo negli scorsi mesi in diversi festival in giro per il mondo (tra i quali il Sundance, Toronto, Torino e Los Angeles) e dal 3 Giugno nei cinema italiani.
L’esordio dietro la macchina da presa del regista britannico è una esilarante commedia nera che racconta le alquanto bizzarre e tragicomiche vicende di Omar, Waj, Barry e Faisal (i “leoni” a cui fa riferimento il titolo), quattro imbranati e improbabili islamici londinesi che provano, nei modi più strambi e fracassoni, a pianificare la loro personale jihad contro il consumismo dilagante in un mondo occidentale corrotto e privo di valori. Se i protagonisti aspiranti terroristi fanno la figura degli idioti, ad ogni modo, i reparti speciali che gli danno la caccia di certo non si distinguono per le loro superiori doti strategiche e intellettuali (si veda a tal proposito il comico misunderstanding della maratona finale).
Davvero molti i momenti irresistibilmente comici. Nell’impossibilità di nominare anche solo quelli più riusciti, ci limitiamo a citarne un paio: le due assurde “tecniche anti-sorveglianza” adottate nella speranza ora di non essere rintracciati dai satelliti, ora ripresi dalla telecamere; e il frenetico dialogo tra Omar e Waj in cui il primo, attraverso un ragionamento a dir poco contorto, cerca di convincere il secondo ad ascoltare il proprio cuore per trovare la forza di farsi esplodere.
La cosa che più sorprende di questo spassoso Four Lions è che, in particolar modo grazie alla sceneggiatura firmata dallo stesso regista insieme a Jesse Armstrong, Sam Bain e Simon Blackwell, riesce nell’impresa di non perdere mai ritmo e vivacità. Generalmente, infatti, queste pellicole costruite a tavolino per far ridere quasi ad ogni battuta, soffrono sempre di momenti di stanca in cui la tensione comica inevitabilmente si allenta. Four Lions,assai abilmente, non cade nella trappola e, se si riesce a stare al suo gioco, in alcuni casi anche ferocemente dissacrante, si configura come una delle commedie più sorprendenti degli ultimi anni insieme a Soul Kitchen di Fatih Akin. L’unica nota stonata del film sta nella regia fin troppo televisiva e monotona, che si alimenta di sistematici zoom enfatici e leggeri ma continui movimenti irrequieti della macchina da presa in stile reportage, che spesso risultano ben poco funzionali alla narrazione (Morris viene da anni di esperienze televisive e si vede). Ancor più esilarante se visto in lingua originale.