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Il ragazzo che catturò il vento. Una storia di crescita e di successo

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Il ragazzo che catturò il vento di Chiwetel Ejiofor (visto come attore in 12 anni schiavo, Sopravvissuto – The Martian, The  Old Guard) è un interessante film del 2019 disponibile sulla piattaforma Netflix.

Il ragazzo che catturò il vento: la trama

Tratto da una storia vera, il film del regista britannico di origine nigeriana è un biopic sulla vita di William Kamkwamba (nel film interpretato da Maxwell Simba), un quindicenne del Malawi che riuscì a costruire nel suo villaggio un mulino a vento per trasportare l’acqua sino alle terre  rese aride dalla grave siccità che aveva colpito il suo villaggio.

Ambientato agli inizi del XXI secolo nel piccolo stato dell’Africa orientale, Il ragazzo che catturò il vento collega le vicende di una famiglia provata dalla carestia, di un’intera comunità e di un paese in mano a un governo autoritario.

Una terra preda delle multinazionali del tabacco che incentivano disboscamenti e coltivazioni intensive, con gravi ripercussioni sull’ambiente e condannando alla povertà chi, come Trywell, il padre di William, che non vuole rinunciare a coltivare i suoi cereali.

Chiwetel Ejiofor, che di questo film è anche sceneggiatore e interprete nella parte di Trywell, tratteggia il ritratto di un ragazzino dotato di grande curiosità, forza di volontà e una notevole capacità all’apprendimento.

Proprio per la sua vocazione allo studio, la famiglia riesce a mandarlo a scuola ma, a causa della carestia, non sarà più in grado di sostenere la retta scolastica.

Allontanato dalla scuola, tuttavia William non si perderà d’animo e continuerà a studiare riuscendo comunque a frequentare la biblioteca della scuola. Riuscirà così ad apprendere come sia possibile trasformare la forza derivante dal vento in energia. Riuscendo quindi a risolvere i problemi che affliggono il proprio villaggio.

Con semplicità ed efficacia il film di Chiwetel Ejiofor narra una storia di crescita e di successo

Il ragazzo che catturò il vento è un’opera che, con semplicità ed efficacia, racconta una storia di crescita e di affermazione di sé.

Con la riuscita del suo progetto, il giovane Kamkwamba diventa l’emblema di un popolo povero ma orgoglioso. Capace di opporsi alle multinazionali, anche se il rifiuto di cedere le terre lo condanna a una vita di stenti.

Sotto questo punto di vista William è la rappresentazione di un intero continente sospeso fra tradizione e progresso.

Da una parte ci sono le credenze e i riti ancestrali: spesso, nel corso del film, compaiono i Gule Wamkulu, maschere tradizionali che praticano un culto segreto e una danza rituale di origine millenaria che accompagna le cerimonie di iniziazione, i matrimoni e i funerali.

Dall’altra c’è il progresso, rappresentato dall’inventiva e dalla tenacia di William che, utilizzando parti di una bicicletta e legname, crea una struttura che consentirà al suo villaggio di sopravvivere.

Una dicotomia che viene evidenziata dai rapporti familiari.

Da un lato c’è il padre di William che, pur nella sua orgogliosa determinazione a non cedere la propria terra alle multinazionali, di fronte alle calamità naturali non trova di meglio da fare che affidarsi alle preghiere per far venire la pioggia.

Dall’altra la madre Agnes (Aïssa Maïga) che, nel momento in cui arriva a criticare il marito per il suo volersi affidare alla clemenza di Dio, si schiera di fatto dalla parte del figlio William e, di conseguenza, dalla parte della scienza e del progresso.

Il film, suddiviso in cinque capitoli intitolati rispettivamente “Semina”, “Crescita”, “Raccolto”, “Fame” e “Vento”, si chiude con le immagini del vero William Kamkwamba oggi, laureato presso il Dartmouth College negli Stati Uniti e autore delle memorie dalle quali è tratto il film.

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