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Il mio amico in fondo al mare: non siamo ospiti di questo pianeta ma ne siamo parte

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Il documentario Il mio amico in fondo al mare, titolo originale My Octopus Teacher, con la regia di Pippa Ehrlich e James Reed, disponibile su Netflix dal 7 settembre 2020, racconta la storia tra il regista Craig Foster e il suo amico polpo. Il film ha ottenuto una candidatura ai Premi Oscar, una candidatura ai BAFTA, una candidatura ai Directors Guild e una candidatura ai Producers Guild.

Le riprese subacquee del film Il mio amico in fondo al mare hanno prodotto 3.000 ore di riprese e filmati, direttamente girate sulla costa False Bay, nella foresta di Kelp in Sud Africa.

Dopo la realizzazione del film Craig Foster ha fondato Sea Change Project.

Con temperature dell’acqua fino a 7 gradi Celsius, Foster si è immerso giorno per giorno, senza muta o attrezzatura, nel gelido oceano Atlantico, tutto questo per un interno anno.

Prodotto da Netflix, Il film Il mio amico in fondo al mare, ha richiesto dieci anni per essere realizzato. La fotografia è del cameraman subacqueo Roger Horrocks.

 ‘Con My Octopus Teacher riscopriamo una possibilità di interazione che vive al di là del frastuono che ogni giorno rimbalza e rimbomba ovunque, qualcosa di diretto e privo di ogni sovrastruttura. Una dimensione in cui puoi esserci solo tu e l’altro, così che tutto il resto acquista un senso diverso, nuovo, elevato. Bello.’ Insidemagazine

 

Trama Il mio amico in fondo al mare

Craig Foster ha passato una vita a girare documentari sulla natura. Dopo tanti anni entra in crisi e decide di ritirarsi nella sua casa in Sud Africa vicino Cape Town, lungo la costa di False Bay. Anche il rapporto con il figlio comincia a vacillare, così decide di ripartire dalle passioni che lo accompagnavano da ragazzo e proprio dal fondo dell’oceano inizia la sua ricerca per ritrovare l’equilibrio nella vita. Durante una di queste immersioni Craig Foster incontrerà un comunissimo polpo femmina con la quale stringerà un rapporto di rispetto e fiducia tale da definirsi una vera e propria amicizia e, sorprendentemente, sarà proprio lei a indicargli la strada per ritrovare la serenità.

 “Molte persone dicono che un polpo è come un alieno. Ma la cosa strana è che, man mano che ti avvicini a loro, ti rendi conto che sei molto simile a lui, in molti modi. Stai entrando in questo mondo completamente diverso, una sensazione così incredibile, e ti senti come se fossi a un passo da qualcosa di straordinario”.

Craig Foster

Trailer

 

Il mio amico in fondo al mare Recensione

Il film Il mio amico in fondo al mare sembra l’inizio di una fiaba “Tutto è cominciato un giorno di tanto tempo fa…” questo ci trascina fin da subito in un mondo diverso e sorprendente. Giochi di luce, utilizzo di droni, il suono del mare, tutti elementi che incantano lo spettatore difronte alla magnificenza della natura e il regalo che abbiamo di poterla osservare. Inoltre, come nel Piccolo Principe con la sua volpe anche qui vediamo crearsi un legame con il cefalopode e l’uomo sempre più forte ogni giorno.

È un viaggio alla ricerca del proprio io, dove Craig Foster decide di tornare alla sua vecchia passione per le immersioni, senza usare la muta o altre apparecchiature ma in apnea solo con il suo corpo come un “anfibio” nelle acque fredde dell’oceano Atlantico, in una delle coste più belle in assoluto, quelle di False Bay vicino a Cape Town in Sud Africa.

Come da bambino si ritrova nella foresta di Kelp ad osservare giorno dopo giorno l’habitat sottomarino. Ad attrarre fin da subito la sua attenzione è un polpo femmina che vediamo attorcigliata in conchiglie e sassolini mentre scappa impaurita dall’uomo.

I polpi sono esemplari affascinanti, capaci di mimetizzarsi, intelligenti e acuti, anche “magici” poiché i tentacoli tranciati dai predatori hanno la possibilità di ricrescere. Un viaggio di un anno dedicato allo studio della sua amica polpo che può insegnargli tanto e può ridargli quella forza persa.

Questo però non è solo un semplice documentario sui cefalopodi, le loro capacità, i loro meravigliosi modi di sopravvivenza, la loro grande astuzia o ancora meglio il loro sacrificio per dare alla luce nuove vite, ci racconta una storia di amicizia tra un polpo femmina e Craig Foster, la fiducia che si istaura e soprattutto come lui sia riuscito a riemergere da una crisi esistenziale per ritrovare le sue emozioni, i suoi sentimenti e il suo vero essere.

 

Apparentemente può sembrare strano e bizzarro l’amicizia tra un polpo e un essere umano, all’inizio potremmo non credere a una storia del genere ma sfido chiunque ad arrivare fino alla fine senza emozionarsi, commuoversi, e immergersi insieme a Foster in quel meraviglio abisso sottomarino e non affezionarsi alla loro amicizia senza sentirsi parte di questo mondo.

La macchina da presa si muove morbida e sinuosa, le immagini attraverso la voce di Craig Foster ci trasportano in paesaggi subacquei con colori decisi e creature meravigliose.

Questa atmosfera ci trasmette calma e serenità, senza preoccupazioni o ansie che la vita ci da tutti i giorni, è un film sospeso, come in una bolla dove lo spettatore vive una sospensione di incredulità rispetto alla routine così caotica e veloce di ogni giorno.

È possibile allora ristabilire un contatto con la natura e con noi stessi? Sembra di sì, perché Il mio amico in fondo al mare ce lo permette, potremmo essere capaci di immergerci in sfide all’apparenza invincibili e sconfiggere le nostre paure, insicurezze o ansie e ritrovare quell’armonia ed equilibrio come lo stesso Craig Foster.

Il mio amico in fondo al mare sembra perfetto per il periodo che stiamo vivendo, lontano dagli abbracci e dal contatto, ci sentiamo soli, sbagliati, inappropriati, persino irriconoscibili e questo film raffigura tutti quei gesti d’affetto che ci mancano.

Come il titolo originale ci suggerisce, questo film ci insegna a fare un passo indietro. L’uomo non è un animale così intelligente come crede di essere, ad ogni angolo della natura ha ancora da imparare tanto e noi dovremmo darle il rispetto che merita, come lo stesso film ci racconta non siamo ospiti di questo pianeta ma ne siamo parte.

 

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