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Le Rire: come sopravvivere ai traumi della guerra e rinascere alla speranza.

Le Giornate del cinema quebecchesi in Italia, dedicate a ‘Rabbia e Resilienza’, si concludono con successo, e già si prepara la 19^ edizione.

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‘Vivi la vita come se stessi per morire, perché in effetti morirai, è questione di tempo ma…tu morirai’, questi i versi reiterati dell’allegro e beffardo gospel scelto dal regista canadese Martin Laroche per accompagnare i titoli di coda del suo ultimo film, Le Rire, presentato con successo alla 18^ edizione delle Giornate del cinema quebecchese in Italia, un Festival che si è svolto quest’anno integralmente on line, dal 24 al 31marzo, a titolo gratuito, sulla piattaforma My Movies.

Pur raccontando una storia altamente drammatica, Le Rire è in realtà un inno alla vita, al suo mistero, alla sua forza rigeneratrice, all’incredibile potere guaritore della resilienza umana, dell’amore e della compassione: contro i traumi più spaventosi, contro la guerra e le sue rovine, nonostante la perdita delle persone care e gli incubi ricorrenti di chi ha visto l’indicibile, sembra volerci dire il quarantenne regista canadese Martin Laroche – già noto per il premiato Fair Sex (Les Manèges humains), pure è possibile tornare a vivere, a gustare la bellezza delle relazioni, della condivisione quotidiana, magari con un leggero sorriso benevolo sulle labbra, che si rivolga a tutto ciò che accade senza giudicare, accettando anche di non poter capire.

Sopravvissuta miracolosamente, durante una guerra civile in Québéc, ad un eccidio di massa avvenuto nella sua città e costato invece la vita al suo amato compagno Samuel ed a centinaia di persone, trucidate e gettate in una fossa comune, Valérie vive segretamente un enorme senso di colpa (la sindrome del sopravvissuto) per non essere morta anche lei e per avere anzi, otto anni dopo, ripreso una vita ‘normale’ con un buon lavoro in una casa di riposo e una nuova convivenza con Gabriel, un ragazzo innamorato e gioioso.

A più riprese e sotto differenti spoglie tornano i fantasmi del passato – fra tutti l’incontro con il soldato che le sparò mancandola, in realtà un fornaio, che apre una panetteria proprio nel quartiere dove vive Valérie, a sottolineare la ‘banalità del male’ – ma la protagonista, con l’aiuto della sua forza interiore e di relazioni umane positive, come quelle col nuovo compagno e, più in particolare, con Jeanne, una paziente ironica e saggia costretta a letto da una paralisi e non più autosufficiente, riuscirà a dissipare, poco a poco, le nebbie che l’avvolgono e a guardare al futuro.

“Nello scrivere il film – racconta il regista Martin Laroche – ho soltanto delineato alcuni personaggi e poi ho lasciato che prendessero la propria strada, decostruendo la narrazione stereotipata della guerra ‘realista’ e lasciando molto spazio a quella ‘simbolica’, così che ciascun personaggio ne desse un’interpretazione attraverso la propria esperienza soggettiva. Ovviamente desideravo anche mantenere un certo realismo nella storia ed ho cercato quindi di collegare i personaggi fra loro. Pur sapendo cosa volevo che i miei attori comunicassero, ho cercato di non suggerire loro cosa fare, perché trovassero da soli l’equilibrio tra realtà e simbolismo, tra l’essere vivi o morti, e ci sono riusciti, senza che io giudicassi nessuno dei personaggi”.

Con atmosfere miste e luci differenziate, molto cupe negli incubi ricorrenti, nei ricordi più dolorosi e in alcune scene oniriche, più chiare e naturali nelle scene di ritorno alla realtà quotidiana, il film accompagna il risveglio traumatico della protagonista (una bravissima Léane Labrèche-Dor nei panni di Valérie, che come ha raccontato il regista anche nei momenti più drammatici sembra mantenere un leggero sorriso sul volto), mettendo in scena una storia e personaggi difficile da dimenticare (i pazienti dell’ospedale, la donna ambiziosa, il pittore, il boia-fornaio, ecc.) sia per l’originalità dell’idea sia per lo stile e le scelte registiche.

“Nel film ho lavorato molto anche attraverso i colori e le luci – ha aggiunto il regista – diversi a seconda del momento in cui ci si trovava, se erano scene di vita reale o piuttosto simboliche ed ogni personaggio ha intrapreso il suo viaggio in modo differente. Non è stato facile produrre il film ma ho trovato una produttrice che mi ha dato fiducia, Fanny-Laure Malo, ed ha condiviso il mio feeling verso questa storia, e poi ho atteso i finanziamenti istituzionali della SODEC, che ha riconosciuto anche il valore dei miei film precedenti”.

I film delle Giornate del cinema quebecchesi in Italia sono stati presentati su MYmovies in lingua originale con sottotitoli in italiano; gli incontri e Q&A con le/i registe/i  hanno beneficiato tutti della traduzione consecutiva.

Organizzate in occasione della Giornata Internazionale della Francofonia, le Giornate del cinema quebecchese in Italia sono state realizzate in collaborazione con il Conseil des arts et des lettres du Québec, la Delegazione del Québec a Roma, l’Ambasciata del Canada in Italia, la Société de développement des entreprises culturelles du Québec, insieme a Compass Productions e MYmovies.

Fra i partners di promozione si segnalano: Institut français Milano, Institut français Firenze, Kinetta Spazio Labus, Animanera, Festival MIX Milano, Kinodromo, UCCA, LIES, Working Title Film Festival, Zia Lidia Social Club, Ufficio di Rappresentanza di Wallonie-Bruxelles International e il Cinemino.

Taxidrivers.it é orgogliosa di essere Media partner delle Giornate del cinema quebecchese

Le Giornate del cinema quebecchese in Italia. Rabbia e Resilienza

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  • Anno: 2020
  • Durata: 124'
  • Distribuzione: Maison 4:3
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Canada
  • Regia: Martin Laroche

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