Anatomia del miracolo è il terzo documentario diretto da Alessandra Celesia (che firma anche la sceneggiatura), disponibile su Amazon Prime Video. Con Fabiana Matarese, Giusy Orbinato, Sue Song. Il film prodotto da Zeugma Films, La Sarraz Pictures, Arte, con il sostegno di Film Commission Valle D’Aosta, Film Commission Torino Piemonte. Distribuito da La Sarraz Distribuzione.
Un riuscito documentario che costringe a guardarsi dentro e lo fa con la decisione e la determinazione con cui i personaggi sono disposti a ottenere un miracolo dalla Madonna dell’Arco.
Anatomia del miracolo: la storia
È un film corale e racconta del rapporto di tre personaggi con la Madonna dell’Arco in un quartiere di Napoli. Ci sono le storie di Giusy, che vive di fronte al Santuario e ha perso la fede; Fabiana una transessuale; Sue una pianista. A loro si aggiunge Antonino, anche lui musicista la cui missione è tirare via i ragazzini dalla strada e indirizzarli verso la musica. Ognuno di loro è alla ricerca del proprio “miracolo”.
Il miracolo della vita
Fin dal titolo emerge la prova difficile della regista: anatomia del miracolo è il tentativo ossimorico di descrivere la materialità di quanto di più immateriale e spirituale possa esistere. Il miracolo però, nel tentativo di ridurre l’ossimoro, nel film è inteso anche semplicemente come ricerca della “propria musica” o del “proprio battito” per citare il film che si riferisce a Walt Whitman.
È una ricerca difficile. Richiede sacrificio, fede profonda, costanza. Tutto ciò che ha perso Giusy, ad esempio. Certo non si può dire che non faccia sacrifici, è costretta a muoversi su una sedia a rotelle, ma non si è arresa alla vita, anzi oltre al fatto di aver intrapreso gli studi universitari e di interessarsi attivamente nella ricerca del lavoro, considera quella sedia come un prolungamento del proprio corpo. Non potrebbe più farne a meno. “Certo, sarebbe meglio se non ci fosse” ma il fatto che c’è non la vincola in niente. Però ha perso la fede, non crede più. Conserva, tuttavia, un lume fioco di fede perché la vediamo parlare alla Madonna, ma rivolgendosi a lei chiamandola laicamente Maria, e partecipare alla processione che culmina con l’adulazione della Vergine nel suo Santuario. La Madonna è conosciuta per una ferita che ha sul volto e tutti i fedeli, ciascuno con le proprie ferite va da lei per raccomandarsi e trovare il miracolo tanto atteso che le curi. È tutto ciò a cui Giusy non riesce ad attribuire un senso. Il miracolo alla fine lo ottiene solo uno su mille e lei è ben felice di lasciarlo ad altri. E come dirà Sue Gesù cerca le cicatrici, ci permettono di brillare.
La sua abilità di muoversi in sedia è affiancata proprio a quella di Sue che suona il pianoforte e arriva dagli Stati Uniti per capire cos’è l’amore. Ma non quello degli uomini, quello della musica. Ed è lì che lei individua il suo miracolo: ascoltare un brano musicale è una anticipazione di Paradiso. La musica per lei è la lingua che permette di comunicare con Dio, la stessa degli uccelli che una suora fa ascoltare a una sua sorella dopo averla registrata con il cellulare. E l’uomo è l’unico essere, secondo Sue, che non riesce a trovare la propria musica. Su questo sono impegnati tutti i personaggi del film. Persino i bambini che sognano una moto elettrica, oppure di diventare musicisti. Fabiana è alla ricerca di un amore e vaga sola nel silenzio della notte nella sua auto con la radio accesa in attesa del mattino. E sogna di andare a Parigi. Ma c’è anche chi vuole aprire un piccolo magazzino di frutta e verdura per smettere di andare al mercato, in strada. Insomma tutti sono alla ricerca del loro riflesso di Paradiso, del loro miracolo. Tutti vivono la loro vita con gli occhi socchiusi per mettere a fuoco il loro miracolo, per scorgerlo in lontananza dopo averlo implorato con lacrime e sacrifici davanti ai piedi della Madonna.
Il mare dentro
Un altro tema che si può individuare nel film è quello del mare. Il mare diventa sinonimo di libertà, spensieratezza, innocenza, evasione (Fabiana vuole andare in Francia dove c’è Nizza e il suo mare, ma senza telefono per non essere rintracciata). Ulteriori aspetti di quel miracolo che i personaggi aspettano di vedere arrivare. E tutti aspetti impersonati dai bambini che popolano il film e il quartiere di Napoli che viene raccontato.
Anatomia del miracolo: la regia
Il lavoro che fa la Celesia alla macchina da presa è caratterizzato da una decisa dominanza dei primi piani dei personaggi. Quasi mai ci sono piani più larghi e men che meno campi anche soltanto medi. La macchina da presa è incollata ai volti, non ci mostra molto contesto, non ci mostra molti controcampi (non vediamo mai la Madonna, ad esempio). Non ci mostra molti degli altri volti che sfilano in quel quartiere e che si riuniranno nella processione, culmine del culto della Madonna dell’Arco. Spesso il contesto ci è precluso da una profondità di campo molto ristretta. Sembra che si voglia cogliere i lineamenti di quel miracolo ai quali allude il titolo attraverso gli occhi dei protagonisti. Quegli occhi che implorano e che piangono o che sono “solo” pieni di voglia di vivere. Quei volti in cerca di un sorriso, di un accenno di felicità benché la disperazione non sia così centrale in questo film, ma è demandata alle competenze dei Santi.
La fotografia di François Chambe è fredda e l’atmosfera che restituisce è quasi “gomorresca”, per restare nella stessa zona geografica. La musica è presente solo diegeticamente. Sono i canti dei riti e i suoni delle strade. Soltanto nel finale si inserisce una musica che non è del tutto estranea alla scena ma si mescola con essa fino a fare da sfondo ai titoli di coda: “Vivere” di Vasco Rossi.
Semplicemente guardarsi dentro
Un film che riporta alla semplicità o banalità di guardare dentro di noi per cercare le nostre cicatrici ma anche per cercare di fare i conti con la nostra fede. Nonché con la sofferenza umana che questo film trasuda insieme alla fortissima speranza di avere un giorno salva la vita spirituale e curata quella terrena da tutte le ferite che si possono la vita stessa può creare.
ANATOMIA DEL MIRACOLO – ALESSANDRA CELESIA – ARTE FRANCE CINEMA
Anatomia del miracolo
Anno: 2017
Durata: 86'
Distribuzione: La Sarraz Distribuzione
Genere: Documentario
Nazionalita: Italiana
Regia: Alessandra Celesia
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