Approfondimenti
Quando il cinema racconta il razzismo. 16 film contro l’ignoranza
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4 anni agoon
Il 21 marzo di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il razzismo ovvero la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale
Ma a cosa serve una data, se non a focalizzare l’attenzione su un problema che, ancora, non è stato risolto nella società nella quale viviamo? Soprattutto nel nostro tempo in cui, sempre più, la violenza razzista si manifesta in svariate forme, colpendo nel mucchio, cieca e ignorante come sempre è stata.
Serviamoci quindi del cinema per parlare di questo fenomeno, proponendo alcune pellicole, non necessariamente le migliori e le più famose, ma che possano in qualche modo suggerire un percorso di visione attraverso le tante forme di razzismo che, oggi come nel passato, hanno contribuito a rendere il nostro mondo un po’ meno giusto. Considerando anche le forme di integrazione fra culture diverse che, anziché depauperare la nostra cultura, contribuiscono ad arricchirla con valori, magari diversi, ma altrettanto validi.
Oltre a questo approfondimento segnaliamo la recensione di Black Panthers
Il buio oltre la siepe (Robert Mulligan, 1962)
Tratto dal famoso romanzo di Harper Lee, Il buio oltre la siepe di Robert Mulligan affronta il tema del razzismo nei confronti dei neri negli anni Trenta nel profondo sud degli Stati Uniti. Ambientato in Alabama, dove l’avvocato bianco Atticus Finch, interpretato da Gregory Peck, accetta di difendere Tom Robinson (Brock Peters), un nero ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti di una giovane bianca. Uno dei manifesti della cinematografia antirazzista, purtroppo ancora oggi attuale.
La calda notte dell’Ispettore Tibbs (Norman Jewison, 1967)
Sidney Poitiers, Rod Steiger, Warren Oates formano un cast d’eccezione per questo poliziesco tratto dal romanzo di John Ball. Ambientato a Sparta, cittadina del Mississippi dove l’ispettore di colore dell’FBI Virgil Tibbs si deve confrontare con i rappresentanti della polizia locale, profondamente razzisti, che faranno di tutto per intralciare le indagini di Tibbs sulla morte di un industriale del nord intenzionato a investire nella loro piccola città. Le musiche di Quincy Jones contribuiscono a rendere ancora più accattivante questo film di denuncia sul razzismo che si manifestava nel sud degli Stati Uniti negli anni Sessanta.
L’uomo caffelatte (Melvin Van Peebles, 1970)
Film meno famoso di Sweet Sweetback’s Baadasssss Song, pellicola indipendente di Melvin Van Peebles, fra i registi più famosi della blaxploitation. Watermelon Man, questo il titolo originale, è la storia, raccontata in chiave grottesca, di un assicuratore bianco e razzista che, una mattina si sveglia scoprendo di essere diventato nero. Imparerà così, sulla propria pelle, cosa vuol dire essere nero in una società profondamente razzista come quella degli Stati uniti di quegli anni.
Incidente a Oglala (Michael Apted, 1992)
Il razzismo negli Usa non si è manifestato sempre e solo nei confronti dei neri. Fra le vittime anche i nativi americani, oltre che i latinos.
Incidente a Oglala affronta un episodio avvenuto nel 1975 nei confronti di Leonard Peltier, attivista dell’American Indian Movement, incarcerato e condannato ingiustamente all’ergastolo con l’accusa falsa di aver ucciso due agenti federali. Chiaro esempio di come gli Stati Uniti abbiano continuato ad accanirsi sistematicamente contro una minoranza allo scopo di eliminarla.
American History X (Tony Kaye, 1998)
Film che affronta il tema delle organizzazioni di estrema destra americane di ispirazione nazista. Attraverso il personaggio di Cameron Anderson, magistralmente interpretato da Edward Norton, American History X mette in evidenza il profondo odio razzista che anima tali gruppi.
Fa’ la cosa giusta (Spike Lee, 1998)
Fra i migliori film di Spike Lee, nel quale il tema portante è rappresentato dalla difficile integrazione fra etnie diverse, ma tutte minoritarie in una America dominata dalla cultura e dal potere Wasp. Un film la cui visione torna a essere necessaria dopo i fatti del 2020 che hanno portato all’uccisione di George Floyd e alle numerose manifestazioni di protesta del movimento #blacklivesmatter.
Hotel Rwanda (Terry George, 2004)
Che il razzismo non sia un fenomeno manifestato solo dai bianchi nei confronti di altre etnie, bensì diffuso e generalizzato, lo dimostra questo film ambientato agli inizi degli anni ‘90 quando, in Rwanda, si perpetrò una fra le più sanguinose pulizie etniche che il mondo ricordi.
La dolorosa testimonianza di una delle pagine più nere del Novecento, in cui un milione di tutsi vennero trucidati dagli hutu, di fronte al quasi totale disinteresse delle organizzazioni umanitarie.
Volevo solo vivere (Mimmo Calopresti, 2006)
Il documentario di Mimmo Calopresti racconta nove storie di altrettanti sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz.
Un viaggio nel ricordo doloroso del passato di uomini e donne che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza folle dei campi di sterminio, partendo dall’emanazione delle leggi razziali, uno dei momenti più bassi e infami del ventennio fascista in Italia.
Sono dappertutto (Yvan Attal, 2016)
Film francese che ha fatto molto discutere in Francia. Attraverso alcuni episodi, il regista affronta il tema dell’antisemitismo nella Francia dei giorni nostri, Con umorismo e intelligenza Yvan Attal ci mette di fronte ai vari pregiudizi di cui, da sempre, sono vittime gli ebrei.
Fuocoammare (Gianfranco Rosi, 2016)
Fuocoammare è un documentario sul dramma dei migranti a Lampedusa, vittime predestinate del razzismo oggi. Il film di Rosi, vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino, ha come figura centrale Pietro Bartolo, medico dell’isola testimone del dramma che vivono queste persone.
Scappa – Get Out (Jordan Peele, 2017)
Con Scappa – Get Out – e con il successivo Noi (2019), Jordan Peele reintroduce venature horror nella cinematografia black, già utilizzate anni prima dal regista britannico Bernard Rose con Candyman – Terrore dietro lo specchio (1992). In particolare, Peele utilizza il film di genere per denunciare il razzismo ancora profondamente radicato nella società americana.
A ciambra (Jonas Carpignano, 2017)
Girato all’interno di un campo rom, dove i protagonisti interpretano loro stessi, Carpignano racconta la storia di Pio, un tredicenne che deve crescere in fretta. A ciambra è un film sulla convivenza, nel bene e nel male, fra gruppi etnici diversi, sulla loro difficile integrazione e sugli stereotipi che riguardano il popolo rom.
BlakKklansman (Spike Lee, 2018)
Uno dei migliori film di Spike Lee degli ultimi anni. BlakKklansman è un’opera decisamente politica, in cui il regista prende una posizione netta nei confronti del razzismo negli Stati Uniti, presente oggi così come negli anni in cui il film è ambientato, gli anni Sessanta. Un film di grande impegno civile. Necessario per far capire cos’è il razzismo.
Non odiare (Mauro Mancini, 2020)
Presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia, con Alessandro Gassman nel ruolo di un chirurgo figlio di un sopravvissuto alla Shoah, posto di fronte a un dilemma morale ed etico: deve decidere se operare un giovane con una svastica tatuata sul petto.
Un film, quello di Mauro Mancini, sulla possibilità – e capacità – di perdonare senza, per altro, dimenticare l’orrore dello sterminio. Qualunque decisione il protagonista interpretato da Gassman prenda, non sarà una decisione a cuor leggero.
Quo vadis, Aida? (Jasmila Žbanić, 2020)
Molti film hanno trattato del conflitto nei Balcani negli anni Novanta. Ma questo della regista bosniaca Jasmila Žbanić, presentato al 77° Festival del cinema di Venezia, è il primo a trattare espressamente del genocidio che si compì a Srebrenica, cittadina della Bosnia, nel luglio 1995 ad opera delle milizie serbo-bosniache.
Una vera e propria pulizia etnica che portò al massacro di oltre ottomila cittadini musulmano-bosniaci, per lo più uomini e ragazzi.
Judas and the Black Messiah (Shaka King, 2021)
La vera storia di Fred Hampton (Daniel Kaluuya), attivista delle Black Panthers ucciso a 21 anni dalla polizia nel 1969.
Un’opera molto attesa, che focalizza lo sguardo su un personaggio per il quale la lotta alle discriminazioni razziali non poteva essere disgiunta dalla lotta di classe.