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Ricchi extra per il blu-ray di Wonder Woman 1984

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Finito direttamente on demand a causa dell’emergenza da Coronavirus, approda in blu-ray, sotto il marchio Warner, Wonder Woman 1984. Ma, procedendo per ordine, prima vi fu la principessa delle Amazzoni dei fumetti DC Comics creata nel 1941 da William Moulton Marston. Poi la stessa che, con i connotati di Lynda Carter, è stata al centro di una popolare serie televisiva prodotta tra il 1975 e il 1979. Anticipando di quattro decenni il lungometraggio cinematografico Wonder Woman, diretto nel 2017 dalla Patty Jenkins autrice del Monster che fece vincere un Oscar a Charlize Theron. Lungometraggio di cui questo Wonder Woman 1984, a firma della stessa regista, è il sequel, caratterizzato però da un’ambientazione totalmente diversa.

Infatti, mentre il primo capitolo si svolgeva nel 1918, qui, come il titolo stesso lascia intuire, siamo negli anni Ottanta.

Quindi, confrontatasi con la prima ondata di meccanizzazione del mondo, Diana Prince si trova ad avere qui a che fare con un genere umano all’apice del proprio successo. Una Diana Prince nei cui panni troviamo nuovamente Gal Gadot e che adesso si occupa di antichi manufatti nell’epoca della presidenza reaganiana. Epoca in cui la gente è immersa nel benessere e convinta che si possa avere tutto. Come pensa anche Max Lord alias Pedro Pascal, aggressivo affarista bramoso di petrolio. Affarista che, facilmente associabile ad un giovane Donald Trump, è il villain di turno delle circa due ore e mezza di visione. Insieme alla goffa scienziata Barbara Minerva interpretata da Kristen Wiig, la cui vita verrà del tutto cambiata dall’influenza di una magica pietra.

Perché è proprio quest’ultimo oggetto del desiderio a portare scompiglio nelle circa due ore e mezza di visione di Wonder Woman 1984. Circa due ore e mezza in cui fa ritorno anche Chris Pine nel ruolo della ex spia americana Steve Trevor. Al servizio di uno scontro tra amore e potere in salsa cinecomic condito di attacco al dilagante pensiero capitalista del colorato periodo della musica pop. Oltre che mirato a ribadire che l’importante è la verità, in quanto dalle bugie non nasce niente di buono. Man mano che tira in ballo una situazione con molestatore tipica del girl power del terzo millennio e che, ovviamente, non manca la spettacolarità. Dalle imprese proto-Superman al centro commerciale all’emozionante battaglia nella periferia del Cairo, orchestrata tra veicoli che si ribaltano e bambini in pericolo.

Sequenze di cui viene mostrato lo studio nella ricca sezione extra del disco in alta definizione, comprendente anche uno sguardo alla realizzazione del flashback iniziale.

Flashback con i giochi delle Amazzoni che si svolge su una ignota isola paradisiaca durante l’infanzia di Diana. Amazzoni di cui abbiamo anche l’incontro web di oltre venti minuti con le attrici che prestano loro i volti. Accanto ad altri contenuti spazianti da trentasei minuti di making of a sei di gag reel, passando per cinque sul rapporto tra la Gadot e la Wiig. Senza contare una breve clip ironica in cui le due si divertono e un finto spot della Black Gold Cooperative del citato Lord. Fino alla sigla del telefilm anni Settanta rifatta con immagini di Wonder Woman 1984, oltretutto dispensatore di una simpatica sorpresa posta nei titoli di coda.

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