“Da padre e intellettuale credo sia doveroso raccontare alle generazioni future quello che è lo Stato. A mio avviso, incarnato spesso dall’impegno degli uomini delle forze dell’ordine. Con i miei documentari indago su quelle sacche nel nostro Paese in cui coesistono lo Stato e il cosiddetto Anti-Stato. Ed è qui che attraverso il loro sacrificio, lo Stato di Diritto si frappone al male in una lotta estenuante”. Claudio Carmarca è uno scrittore, giornalista, regista cinematografico e documentarista già autore di serie tv come Avamposti – Dispacci dal confine, Lo Squadrone e Spaccio Capitale. Un’urgenza insopprimibile di verità spinge il lavoro di Camarca, documentari che puntano l’obiettivo sullo svelamento di frodi e attività criminali a volte utilizzando anche il linguaggio della detective story in tempo reale.
A due anni dal sequestro che ha tenuto il Paese con il fiato sospeso, Ostaggi – Attacco allo Scuolabus (disponibile anche su discovery+). Docufilm che fa parte del ciclo Nove racconta prodotto da Stand By Me per Discovery Italia dedicato alla tragedia sfiorata il 20 marzo 2019, a Crema. Le commoventi testimonianze di nove bambini sequestrati, dei carabinieri intervenuti per liberarli e del magistrato della Pubblica Accusa Poniz si alternano alla ricostruzione dell’intero inseguimento e a contenuti esclusivi, come le registrazioni delle conversazioni avvenute durante le operazioni di salvataggio e il video integrale pubblicato da Ousseynou Sy, cittadino italiano di origini senegalesi nei giorni precedenti al suo folle gesto.Un documentario d’azione, così come lo definisce lo stesso Camarca che ripercorre, minuto per minuto, gli attimi di terrore vissuti dai cinquanta ragazzi presi in ostaggio una mattina qualunque di due anni fa. “È stato un vero e proprio miracolo – racconta il regista – si è sfiorata un possibile 11 Settembre. Sarebbe potuta essere una strage di innocenti, ma la capacità di restare uniti, di collaborare dei ragazzi e la prontezza degli uomini delle forze dell’ordine ha fatto sì, che tutto si risolvesse nel migliore dei modi – e continua – Ho tentato di lasciare la telecamera fissa su quell’autobus per testimoniare il dramma e la paura che hanno vissuto quei bambini. Solo grazie alla loro solidarietà e al grande coraggio che hanno dimostrato si sono salvati. Un esempio di civiltà ed eroismo che mi ha profondamente toccato”.
Ad accompagnare il flusso delle immagini del sequestro, le voci fuori campo dei protagonisti: i bambini, i genitori e gli uomini dell’arma dei carabinieri. Testimonianze dense di umanità che ci restituiscono la misura temporale e le tappe della vicenda. Potrebbe essere la trama di un film d’azione americano. La rocambolesca fuga sulla Statale di SY a bordo dell’autobus cosparso di benzina. Armato di coltello e pistola – in realtà un’arma giocattolo – lega le vittime con fascette da elettricista, si fa consegnare i loro telefoni e cosparge il veicolo con due taniche di gasolio, prima di condurlo in direzione dell’aeroporto di Linate dove premedita di farlo esplodere. Il ritmo e l’andamento è affidato alle immagini, Camarca filma con perizia e minuziosità raggiungendo una grande forza emotiva.
“Vi prego correte, questo non è un film!” è la richiesta d’aiuto disperata di uno dei bambini ai carabinieri che li soccorrono. La realtà che supera il racconto cinematografico non può che essere documentata con il ritmo e il linguaggio dell’Action. E così, lo spettatore si trova su quell’autobus insieme ai ragazzi mentre le pattuglie dei carabinieri provano a fermare l’attentatore. Tra tentati speronamenti e inseguimenti spericolati, Camarca accompagna il pubblico nelle strategie adottate dai carabinieri per poter bloccare la folle corsa di SY lungo la Paullese, trafficata strada statale dell’hinterland milanese. Ma è soprattutto la componente umana a interessare il regista, il senso di profonda responsabilità che avvertono i carabinieri nel delicato compito di riportare tra le braccia dei famigliari la scolaresca sequestrata dall’autista. “Se anche uno solo di noi non ce l’avesse fatta non avremmo vinto, nessuno doveva rimanere indietro” sono le parole dei ragazzi che vanno dritte al cuore, una grande lezione di civiltà impartita da un gruppo di bambini che non si sono arresi. Un documentario dal chiaro valore civile e politico. Ma anche una riflessione più ampia sulla partecipazione attiva e il senso di appartenenza ad una comunità dove ognuno deve fare la sua parte e contribuire al bene comune.