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Dragged Across Concrete – Poliziotti al limite: il film della maturità di Craig S.

Disponibile su Sky On Demand e in Homevideo, il terzo film del regista americano è un noir poliziesco di due ore e mezza, duro come l’acciaio, feroce, spettacolare e mai banale.

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Se due indizi fanno una prova, tre fanno una certezza: lo statunitense S. Craig Zahler è un autore nell’accezione più genuina del termine, cioè è un regista portatore di una poetica, di uno stile, di una propria idea di cinema. Perché la critica più attenta ha sdoganato come si possa essere autori anche lavorando nei generi, e Quentin Tarantino ne è forse la dimostrazione più compiuta.

Bone Tomahawk, il suo film d’esordio, è un western che da una storia in stile Sentieri selvaggi diventa un horror cannibalesco degno di Ruggero Deodato. Poi è arrivato Brawl in Cell Block 99, dove il film segue la vita del protagonista dal mondo del crimine al carcere, trasformandosi in uno dei più violenti prison-movie mai visti finora.

Come terzo, è giunto il mastodontico Dragged Across Concrete – Poliziotti al limite (2018), un noir poliziesco che dilata ulteriormente i tempi – se i due film precedenti sforavano le due ore, qua siamo a 158 minuti – e porta alle estreme conseguenze lo stile di Zahler.

Presentato fuori concorso nel 2018 a Venezia75, in Italia è stato distribuito l’anno scorso su Sky Cinema e in Homevideo senza passare in sala.

Come gli altri due, anche Dragged Across Concrete è scritto dal regista stesso, che è anche compositore delle musiche (e torniamo al discorso precedente sull’autorialità).

Protagonisti sono due poliziotti della città di Bulwark, il veterano Brett Ridgerman (Mel Gibson) e il giovane Anthony Lurasetti (Vince Vaughn): durante l’arresto di uno spacciatore usano maniere troppo forti e vengono ripresi da un video che finisce sul web. Sospesi per sei settimane dal loro capo, decidono di arrotondare lo stipendio derubando il denaro di un altro trafficante di droga. Quella che sembrava una semplice consegna, si rivela essere però una sanguinosa rapina in banca ad opera di tre feroci criminali, che scappano su un furgone. Dopo un’iniziale esitazione, i due poliziotti superano ogni scrupolo morale e si apprestano a rapinare a loro volta i gangsters per impadronirsi del ricco bottino in lingotti d’oro. I tre delinquenti sono però ossi duri, così inizia un lungo assedio dove sono coinvolti anche due ragazzi di colore che hanno fatto da autisti nella rapina.

Dragged Across Concrete, il cinema duro ha un nuovo genio - Wired

Il bello dei film di Zahler è che sono sì lenti, fatti da inquadrature lunghe e scene dilatate all’inverosimile, ma riescono a mantenere altissimo il livello di attenzione dello spettatore, perché si ha l’impressione continua che qualcosa sia sull’orlo di accadere: e infatti accade, poiché tutta l’attesa sviluppata nel corso della storia divampa poi in tutta la sua spettacolare crudezza. Dragged Across Concrete è in un certo senso la summa, la prova di maturità e l’estremizzazione (non solo come durata) del suo cinema. Anche prima che l’azione e la violenza entrino in scena, la regia di Zahler riesce a creare una suspense, un ritmo e un’attenzione palpabili: nei lunghi dialoghi, nella presentazione dei personaggi, nelle sequenze narrative propedeutiche alla vicenda, poiché mai nulla accade per caso. Un po’ come sa fare Quentin Tarantino, o Michael Mann con Heat – La sfida. Paragoni azzardati? Può darsi, perché i modelli citati sono titanici e irraggiungibili, ma vedendo Poliziotti al limite non si è potuto fare a meno di avvertire piacevoli déja-vu da Heat e Pulp Fiction.

Dragged Across Concrete | La recensione del film di S. Craig Zahler | Il Cineocchio

I riferimenti tarantiniani non vanno ricercati solo nei dialoghi o nell’esibizione più truce della violenza, ma anche – e questa è una peculiarità del nostro film che non c’era nei primi due – nella creazione di linee narrative prima accostate paratatticamente, e poi destinate a incrociarsi con i loro personaggi (dunque c’è anche un lavoro certosino di montaggio). Al blocco diegetico principale, cioè quello dei due poliziotti, si alternano altre due storie: quella di Henry Jones (Tory Kittles) e Biscuit (Michael Jai White), due ragazzi neri del ghetto che si fanno coinvolgere nella rapina; e quella dei tre sanguinari gangsters, che vediamo interamente vestiti di nero e con passamontagna, armati di pistole e mitra silenziati, mentre compiono furti e omicidi per preparare il colpo grosso. Tre filoni narrativi che convergono poi nella seconda parte, quella incentrata sulla rapina e sullo scontro fra tutti contro tutti che può ricordare la struttura de Le iene, con tanto di Mexican Standoff: protagonisti, su un vasto piazzale, sono l’auto con Gibson e Vaughn, il furgone con i criminali e un ostaggio, e il nero che si separa dalla banda, in uno stallo che dura quasi un’ora e vede il terreno disseminato di cadaveri (come suggerisce il titolo originale), alternando sparatorie e consuete attese cariche di tensione.

Dragged Across Concrete, il cinema duro ha un nuovo genio - Wired

La preparazione è minuziosa, e la regia di Zahler si sofferma ampiamente sulla descrizione dei protagonisti: un Mel Gibson invecchiato ma non imbolsito, molto più carogna di quanto lo era in Arma letale, e con una situazione familiare problematica – la moglie (Laurie Holden) è affetta da sclerosi multipla; e un Vince Vaughn duro come in Brawl in Cell Block 99, che vuole chiedere alla fidanzata di sposarlo. Entrambi sono in difficoltà economica, ed è il motore che li spinge a oltrepassare il limite fra legalità e malavita. Perché è proprio questo uno degli elementi che fa di Dragged Across Concrete un noir poliziesco con gli attributi, e non un banale action all’americana. I poliziotti non sono gli eroi di Arma letale o Die Hard, non sono figure per le quali parteggiare, ma carogne quasi alla pari dei delinquenti, tanto da fregarsene dei morti della rapina per diventare a loro volta rapinatori. Siamo dalle parti di film come Terzo grado di Sidney Lumet o Bronx del francese Olivier Marchal, dove tutti gli sbirri sono marci. Anche iconicamente, poliziotti e rapinatori si somigliano: mascherati, nerovestiti e muniti di armi di precisione.

Dragged Across Concrete (2018) - IMDb

Poliziotti al limite è un film violento e politically uncorrect, che tratta temi scottanti del mondo contemporaneo americano (e non solo) – gli abusi di potere dei poliziotti, la corruzione dilagante, i quartieri malfamati dove c’è bisogno di sicurezza – una componente sociale che emerge con forza per esempio nel dialogo con il loro capo (Don Johnson). È un mondo di provincia fatto di personaggi borderline, dove convivono poliziotti e criminali (più simili di quanto si pensi), bianchi e neri, tutti alle prese con una vita difficile. Ma il nostro non è un film moralista, né vuole essere un film di denuncia, bensì un prodotto spettacolare: e riesce a intrattenere a meraviglia per tutti i 158 minuti di durata, costruendo al contempo un film granitico che si discosta dal poliziesco medio e stereotipato made in USA. Perché l’azione e la violenza non basta teorizzarle, né piazzarle a caso, e Zahler sa come calibrarle nei tempi e nei modi giusti. Lo si vede anche dai dettagli: un’attenzione quasi feticistica alle armi, gli spari, gli schizzi di sangue, i car-crash.

Il trailer originale di Dragged across concrete

La violenza è forse più contenuta in quanto a minutaggio, ma quando entra in scena lo fa di brutto, con dettagli gore e splatter – pensiamo alla donna falciata dalla raffica di mitra, e soprattutto all’uomo sbudellato per estrargli una chiave dallo stomaco. Eppure lo stile di Zahler non è mai roboante, anzi, è asciutto, realista, e tende quasi al minimalismo: le scene d’azione e di violenza esplodono in mezzo a lunghi dialoghi, la colonna sonora è praticamente assente fino alla fine del film (dando spazio ai suoni diegetici), e la fotografia prevalentemente notturna accompagna le vicende di questi personaggi alla deriva.

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