Conversation
Berlinale 2021. Essere Larry Krasner. Conversazione con Ted passon, Yoni Brook e Nicole Salazar, autori di Philly D.A.
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4 anni agoon
Philly D. A. racconta l’elezione e i primi mesi di governo di Larry Krasner, l’anticonformista District Attorney di Filadelfia intenzionato a cambiare il sistema a favore delle persone più bisognose. Presentato con successo all’ ultimo Sundance Film Festival e poi alla Berlinale 2021, di Philly A. D. abbiamo parlato con i suoi autori.
Philly D.A. tra le altre cose ci racconta una versione contemporanea e politica del sogno americano perché il protagonista, Larry Krasner, avvocato per i diritti civili e procuratore distrettuale della città di Filadelfia, è un uomo che dopo una vita spesa a favore delle persone più povere si ritrova a poter continuare la sua battaglia con i mezzi e dall’alto di un’istituzione contro cui spesso si era trovato in disaccordo.
Ted Passon. Sì, è vero. C’è un’intera narrativa americana relativa a come cambiare il tuo governo, l’ambiente in cui vivi e più in generale a dirci come la gente pensa dovrebbe essere il mondo. Si tratta di storie che ci raccontiamo per sentirci meglio. Ciò detto sono convinto che il sogno americano consista nel prendere il mondo attorno a te e modellarlo come vorresti che fosse. Ed e’ quello che Larry sta facendo.
La figura di Larry e soprattutto la sua azione nei confronti della realtà ha lo spirito anticonformista di certi personaggi della New Hollywood. Peraltro la sua idea su come cambiare il sistema ha molto in comune con il punto di vista di Francis Ford Coppola il quale diceva che il modo migliore per esprimersi era di farlo all’interno di Hollywood e dunque del potere costituito.
Nicole Salazar. Carlo, in parte quello che ti fa guardare il film è il fatto di credere che tu credi veramente in quello che sta cercando di fare: Larry non è come molti politici che cedono i loro valori per dei compromessi o prendono decisioni in base a come soffia il vento. Lui crede davvero che tu possa essere o meno d’accordo con lui come pure nella convinzione di poter realizzare le cose che pensa. Quindi il suo punto di vista risulta molto coinvolgente perché lui è esattamente come appare. E’ un combattente nato: ha trascorso trent’anni combattendo come avvocato; gli piace lottare e non si tirerà mai indietro ma anzi affronterà le tensioni dello scontro nella convinzione che solo attraverso il confronto diretto sia possibile arrivare allo stadio successivo. Penso quindi che come personaggio abbia delle qualità in comune con alcuni eroi cinematografici perché gli piace combattere ed è esattamente quello che sembra.
Anche in Italia fare politica all’interno del sistema oppure praticarla restandone fuori e’ una questione molto dibattuta. Philly A.D. prova a darne risposta in maniera concreta attraverso il protagonista.
Nella fattispecie il modello politico proposto da Krasner si oppone in maniera netta a quello a suo tempo imposto dal presidente Trump. Dunque vi chiedo se la vittoria di Krasner possa ritenersi antesignana di ciò che sarebbe successo qualche anno dopo con l’elezione di Joe Biden.
Per rispondere alla tua domanda l’elezione di Larry Krasner è stata una delle prime dopo quella di Donald Trump, quindi credo che la gente abbia pensato a lui per tentare di opporsi a quello che stava accadendo: non era possibile cambiare chi si trovava in quel momento alla Casa Bianca ma lo era per quanto riguarda chi si trovava in quel momento nell’ufficio del procuratore legale. Penso che l’elezione di Larry Krasner a Philadelphia sia stata collegata alla nomina di Donald Trump: accadono quasi nello stesso periodo e nel giro di un paio d’anni nasce un movimento di procuratori di tutta la nazione – da Los Angeles a Dallas in Texas, da Boston a San Francisco – a cui appartiene anche Larry, pronti ad abbracciare l’idea che l’ufficio del procuratore possa essere lo strumento con cui avviare il cambiamento.
I primi due episodi della serie mi sembrano siano montati per rendere il dinamismo del personaggio. Lo spazio dell’azione continuamente spostato diventa la misura di una visione, quella del protagonista, che non si pone ostacoli nel raggiungimento degli obiettivi. Mi sembra inoltre che Larry sia un personaggio classico perché oltre a costruire la narrazione è lui a drammatizzarla combattendo contro chi si oppone al cambiamento.
YB, TP. Non so se questo risponde esattamente alla tua domanda ma lui è in un certo modo la causa scatenante e il motivo del film. E’ il protagonista principale, il funzionario eletto da cui tutte le altre cose accadono. La sua elezione è come una sorta di effetto domino ma anche se lui è il protagonista non può essere sempre al centro della narrazione perché se così fosse essa perderebbe importanza. Inoltre si finirebbe per non capire del tutto qual’è il suo potere e quello che i sistemi intorno a lui stanno facendo. Per questo era necessario decentrarlo e concentrarsi anche sulle persone colpite dal sistema, come pure sugli attivisti, i giudici e la polizia. Ogni tanto dovevamo spostare l’attenzione sugli altri per far notare quanto complesso sia il mondo dove Larry opera. Penso che le scelte di montaggio abbiano rispecchiato il nostro obiettivo e cioè fare di Krasner il punto di partenza per poi mostrare in che modo le tessere del domino cadevano attorno a lui. Non proprio come cadevano ma come gli altri reagivano alle sue sollecitazioni.
ed Passon, Yoni Brook and Nicole SalazarYB, TP. Penso inoltre che la forma che abbiamo scelto per raccontare la storia sia uno dei tanti esempi che ci sono per raccontare il sistema giudiziario. Tieni conto che non potevamo effettuare riprese all’interno dell’aula tribunale. Ogni stato ha la propria legge e in Pennsylvania non si può. All’inizio eravamo indecisi se fare il film oppure no. In seguito abbiamo pensato che nei reportage sui tribunali o nei processi come quello di O.J. Simpson a mancare è quello che accade nell’ufficio del procuratore. Si vedeva quanto succedeva in aula ma non il dietro le quinte. Questo è importante perché negli Stati Uniti il 95 percento dei casi non arrivano nemmeno in tribunale. A differenza di quello che si vede nei film non c’è una giuria perché a prevalere è il patteggiamento. Di fatto è questo il modo con cui la città riesce a stare dietro ai quarantamila casi all’anno di cui il sistema giudiziario di Philadelphia è chiamato a occuparsi. Osservando cosa succede fuori dai tribunali e nell’ufficio del procuratore puoi esaminare quante incarcerazioni di massa vengano costruite e perpetrate e di come i processi siano l’eccezione alla regola, non la regola.
YB, TP. Penso che sia importante comprendere che il sistema giudiziario viene deciso in anonime sale riunioni in cui non c’è mai un giudice e dove le persone si siedono attorno ad un tavolo avendo la facoltà di scegliere le linee di condotta che influenzeranno milioni di persone. Dal punto di vista narrativo era necessario far comprendere agli spettatori le questioni riguardanti casi di droga e violenze che accadono ogni giorno e non solo i soprusi più spettacolari: tutto ciò permette di poter capire come è costruito il sistema. Per questo motivo ci siamo concentrati su queste centinaia e centinaia di ore di meeting fatti di incontri talune volte molto controversi perché è lì che si decide chi deve andare in prigione e chi no.
TP. Una delle cose che vogliamo comunicare è che il genere dei film sulla giustizia criminale o degli show televisivi sad essa inerenti è un modello superato perché ci da una visione errata e priva dei dati necessari per poter comprendere il reale funzionamento del sistema giudiziario. Quello che accade in un’aula di tribunale è una performance, un esibizione che però dipende da quello che accade all’esterno dell’aula. Ciò che si vede all’interno è solo una piccolissima parte del processo penale, dunque una visione imperfetta, o non corretta del nostro sistema; in definitiva, del nostro mondo.