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Prime Video Film

Orecchie: il mondo che ci gira intorno tra follia e paura

Un film sulla follia che ci circonda e sullo smarrimento che ci provoca il mondo

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Orecchie (qui il trailer) è il secondo lungometraggio di Alessandro Aronadio con Daniele Parisi, Silvia D’Amico, Rocco Papaleo, disponibile su Amazon Prime Video.

Prodotto da Costanza Coldagelli (Matrioska), Biennale College Cinema.

Un film d’essai già pluripremiato a Venezia sulla follia e la paura che merita la visione per la freschezza del linguaggio e la densità del contenuto.
Orecchie film
Un uomo si sveglia al mattino con un fastidioso fischio nelle orecchie e un biglietto sul frigo in cui lo si informa della morte di un suo amico. Esce di casa per risolvere il problema fisico e partecipare a fine giornata al funerale e comincia il viaggio alla scoperta della follia del mondo.
Qui e qui due nostri precedenti approfondimenti su “Orecchie”.

Un’odissea tra le follie del mondo

Un viaggio che è una moderna Odissea; il protagonista una tragicomica versione dell’Ulisse che vaga per la città alla scoperta della follia che lo circonda. Ma anche della paura e lo smarrimento che albergano in lui come in ognuno di noi. È quel “senso di scollamento dalla realtà che ci circonda”, come sottolinea il regista Aronadio. Uno scollamento provocato da un fischio (e solo chi lo ha realmente provato può capire fino in fondo) che è quindi causa (ma anche parte) del mondo folle che ci circonda e che quindi come tutte le follie umane si cerca di ignorare e provare a superare lungo il percorso quotidiano della vita, come facendosi largo tra mille oggetti ingombranti lasciati lungo la strada. Per arrivare alla meta, per arrivare all’appuntamento del giorno, per arrivare all’appuntamento con noi stessi. Quest’ultimo è un tema toccato da Aronadio anche in “Io C’è”, ma in “Orecchie” viene declinato nella forma di una comprensione necessaria del mondo, di una riconciliazione con esso e con le persone che lo abitano facendosi partecipi della fedeltà ai loro piccoli credo. Sfuggendo alla paura. Perché anche questo anima il protagonista del film.

Orecchie è anche la scoperta della paura

Il fatto stesso di avere quel fischio fa provare paura al protagonista e cerca un medico per capire, salvo trovarsi di fronte a situazioni esilaranti. Ma anche la paura fa parte di noi. E la più grande è quella per “il massimo dei mali naturali, che è la morte”, sostiene Hobbes. L’istinto di conservazione (volendo restare in Hobbes, di quello che siamo: vivi) è quello che va attivato anche dal povero protagonista di “Orecchie” per sopravvivere alla follia che lo circonda.
Se il fischio può essere compreso da pochi, fortunatamente, l’imbarazzo di trovarsi di fronte a qualcuno che ci appare folle può essere esperienza di molti. Non solo qualcuno ma anche qualcosa: nel film anche prelevare dei soldi al bancomat diventa operazione complicata.
Tutta questa follia ne “Il fischio al naso” di Tognazzi è funzionale a costruire un mondo surreale attorno al protagonista rinchiuso in un palazzo e quindi sottratto alla città e alla vita. Qui il personaggio, nella storia scritta dallo stesso Aronadio, viene lasciato vagare per la città a riscoprire la vita.
orecchie recensione

La semplicità della vita secondo alcuni

Eppure ad alcuni, nel film, la vita appare semplice: può bastare il caldo a uccidere un uomo, come racconta l’allievo del protagonista, il quale di lavoro fa l’insegnante supplente di filosofia. E allora “meglio ardere che scomparire” si dice nel film citando Camus. Così anche nella difficoltà estrema si può riuscire a compiere un gesto banale, ma ritrovato, come accendere una sigaretta. Ciò che invece quest’uomo non riesce a fare, non riesce neppure a rientrare in casa o ordinare un’insalata al fast food. E così, smarrito, senza più riferimenti, arriva a chiedere alla madre, come fosse un ragazzino, di accompagnarlo al funerale dove dovrà recarsi.

“Cosa c’è di più bello che pensare cose stupide senza rendersene conto?”

È il mondo a essere impazzito o siamo noi che non lo comprendiamo più? In questo dilemma troverà anche chi lo aiuta a rifletterci su. Proverà a capire come molte volte basti concedersi di più al mondo per trovare la felicità al posto di continuare a essere diffidenti sempre.

Orecchie: la regia

I movimenti di macchina sono meno marcati, non c’è tutta la macchina in spalla che Aronadio ci aveva mostrato in “Due Vite Per Caso”. C’è un aspetto interessante del suo linguaggio che viene sperimentato: il formato dell’immagine. Si parte da un formato quadrato per poi allargarlo impercettibilmente lungo il corso del film, come per dare più spazio ai pensieri, alla consapevolezza; come a uscire dalla costrizione di cui personaggio e spettatore sono prigionieri.
L’immagine di tutto il film è in bianco e nero, il colore del primo cinema, il colore di grandi film come “I 400 colpi” di Truffaut che Aronadio cita nella corsa del protagonista per le strade della città e che aveva già citato, mostrando uno spezzone direttamente dal film, in “Due Vite Per Caso”.

Un viaggio alla ricerca di se stessi

Una produzione coraggiosa, con budget limitato ma grande qualità tecnica e artistica.
Ne risulta un film piacevole e divertente, surreale, che lascia in noi una profonda riflessione sulla nostra relazione col mondo tra paura e desiderio, tra la sua follia e la nostra, con l’auspicio di smettere di ignorare gli altri e persino noi stessi.

Orecchie

  • Anno: 2016
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: 102 Distribution
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italiana
  • Regia: Alessandro Aronadio