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Film e sogno: il Cinema specchio dell’onirico

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Film e sogno, due mondi che si incontrano nel racconto cinematografico. Definito da sempre La fabbrica dei sogni, il Cinema crea innegabilmente sogni e artifici. Rappresenta una delle evasioni più importanti per l’uomo, uno strumento con cui dar corpo ai desideri più reconditi dello spettatore. Forse non a caso le prime proiezioni al cinema furono a Parigi nel 1895 proprio mentre Freud inaugurava la psicanalisi.

Quando si illumina lo schermo, il film evoca “il sogno” con le immagini che si alternano attraverso dinamiche che spesso richiamano la fase onirica.

Alcuni film più di altri navigano in questa dimensione surreale trasportando volutamente lo spettatore nella condizione di assistere ad una storia la cui consistenza più o meno reale non appare volutamente definita.

In questo caso il film fa spesso leva sulle soggettive esperienze del singolo spettatore, che fornisce al film un’ interpretazione personale del tutto legata a quella che è la propria storia.

Il film scava allora nella memoria dello spettatore che non resta passivo, ma anzi interagisce con la vicenda, utilizzando il proprio Io e divenendo quasi attivo protagonista della pellicola.

La percezione del film onirico diventa paradossalmente più reale di un film “normale”, perché entra nel misterioso mondo interiore di ogni spettatore. Questo potere di far immaginare, di aprirci gli occhi su un mondo “altro”, definito nel cinema italiano come “sogno Felliniano”, è proprio la capacità del regista di trasportare la realtà in una dimensione onirica.

In un classico testo di semiotica del cinema, Cinema e Psicoanalisi (1977), Christian Metz ci illuminava su quella che viene definita la magia del cinema. Il potere che esso suscita nello spettatore immobilizzato all’interno della sala oscura, come in un sonno da svegli ci dice l’autore. Non quindi il cinema inteso solo come rappresentazione del sogno sullo schermo, ma il cinema come esso stesso uno stato onirico (o “stato filmico” da Metz) nel suo essere vissuto dallo spettatore. 

I film nella dimensione del sogno

I film nella dimensione del sogno, o semplicemente in bilico tra due mondi, sono catalogabili in base al ruolo che il sogno ha nella storia stessa. Se viene utilizzato come mero espediente per creare effetti visivi (La Reve du maitre du ballet), se viene associato alla psicoanalisi (Il posto delle fragole) o se costituisce un mezzo per attribuire una dimensione onirica al film (come accade in Hitchcock soprattutto, ma anche in David Lynch o in pellicole come in Inseparabili di David Cronenberg, Stati di allucinazione perversa di Adrien Lyne, Eyes wide shut di Kubrick o il Bunuel di Bella di giorno).

In altri film ancora il sogno si impossessa del Film stesso, rendendo quasi impossibile determinare i confini e stabilire dove finisca l’uno e cominci l’altro. È il caso di Eternal sunshine od the spotless mind di Michel Gondry, in cui la relazione amorosa viene cancellata con la conseguente ribellione della memoria che ne ostacola l’eliminazione totale.

Ma vediamo alcuni dei film più rappresentativi di questo spazio intermedio:

Inception (2010)

di Christopher Nolan, con Leonardo Di Caprio e Marion Cotillard.

Dom Kobb (Leonardo Di Caprio) è il miglior ladro nel suo campo. Un particolare tipo di furto, però. Dom estrae segreti  dall’inconscio durante la fase onirica, il momento in cui la mente abbassa tutte le sue difese e diventa vulnerabile. Alto è il prezzo che ha dovuto pagare per la sua abilità, ormai  condannato a un’eterna fuga. Egli dunque è privato della possibilità di amare e di essere amato, finché non gli viene offerta una via per uscire dal sogno. Un labirintico viaggio a più dimensioni, tipico della filmografia di Christopher Nolan, che viaggia sempre al di sopra del plausibile (anche in Interstellar e in Tenet il Tempo è un tema dominante), dilatando la percezione di ciò che è reale o meno. Leggi la recensione

Eyes wide shut 1999

di Stanley Kubrick, con Tom Cruise e Nicole Kidman.

Il film é tratto dal breve romanzo Doppio sogno ( 1925)  dello scrittore medico e drammaturgo Arthur Schnitzler. 

Nel romanzo la realtà è filtrata dal sogno e i confini dell’azione e intenzione non si distinguono.  Sono parte di un’ opaca realtà che alterna veglia e incoscienza, vita e morte. Schnitzler descrive il mistero della coscienza umana esplorando il “medioconscio”, quel posto in cui reale e irreale si mescolano e si confondono.

Il “quadro” di Kubrick è una notte onirica e surreale che trasforma una crisi matrimoniale in un angosciante e misterioso rituale in cui la maschera funge da strumento di esplorazione nei desideri più inconfessati. Bill, un medico apparentemente senza grande personalità, entra in crisi quando la moglie Alice gli racconta i suoi sogni di tradimento e quando una sua paziente gli confessa il suo amore. Inizia così una sorta di viaggio dantesco, nei meandri di una strana notte cosparsa di inquietanti avvenimenti. Bill si farà tentare da una ragazza e parteciperà ad una strana festa in maschera. Un rituale arcano e proibito lo condurrà alla scoperta ( reale?) di un omicidio di una donna misteriosa. La maschera sotto il cuscino unica prova della realtà degli avvenimenti? L’ultimo Kubrick regala un puzzle straordinario dove alla fine ciò che davvero traspare è il desiderio di un ritorno alla normalità.

I sogni ad occhi aperti sono notturni balli in maschera in pieno giorno.

Da Doppio sogno.

La donna che visse due volte (Vertigo) 1958

di Alfred Hitchcock con James Stewart Kim Novak

A causa delle sue vertigini, l’agente Ferguson è a riposo per non aver impedito un incidente mortale a un collega. Un amico gli chiede di sorvegliare sua moglie, che ha manie suicide. Di fronte a Ferguson, paralizzato dalle vertigini, la donna si butta da un campanile, o almeno così crede il povero agente. Ma un giorno un incontro casuale rimette tutto in gioco. Il titolo originale Vertigo non solo allude alla dichiarata fobia del protagonista per le altezze, ma si riferisce anche alla vertigine in cui l’uomo si vede inserito dal momento in cui incontra la misteriosa donna bionda  seduta di fronte al quadro. La percezione hitchcochiana della realtà è come sempre lasciata molto al giudizio dello spettatore, sfumando alcune cose e accentuando particolari sia visivi (colori forti) che uditivi (proponendo suoni con tonalità a volte improvvisamente alte) che rimbalzano alla dimensione del sogno. leggi anche Le forbici del censore: la censura al cinema

Se mi lasci ti cancello (Eternal sunshine in the spotless mind) 2004

di Michel Gondry, con Jim Carrey e Kate Winslet.

Quando la relazione tra Joel e Clementine finisce, la ragazza ricorre a un’operazione per farsi estirpare la sezione della memoria relativa alla loro storia. Quando Joel lo scopre, contatta l’inventore del metodo, il dottor Howard Mierzwaik per sottoporsi allo stesso trattamento, ma intanto che i ricordi iniziano a scomparire, rivive i momenti iniziali e si rende conto di non volerli cancellare. La storia di Joel e Clementine avviene in una pluridimensionalità davvero destabilizzante. Siamo continuamente trasportati da una parte all’altra della memoria e dei ricordi dei due, a volte confondendoli e non cogliendo “Chi sta ricordando Cosa”. Nonostante l’apparente caos presente nel film di Gondry, l’effetto è di grande impatto emotivo e giungiamo al punto di non voler quasi più conoscere quale sia in fondo la verità. Joel e Clementine si sono davvero lasciati e poi cancellati?  Restano i dubbi su tanti aspetti, ma permane la sensazione forte del messaggio centrale. Il potere dell’amore è tale da non lasciare spazio al rancore. Ciò che si è amato davvero lo si continua a cercare anche tra i sogni per riacciuffarne l’essenza e tenersi stretti i ricordi. Il regista è abile a non cadere mai nel sentimentalismo gratuito costruendo una storia onirica per immagini ma assolutamente realistica nella dinamica di una vita di coppia non perfetta. Da una sceneggiatura del geniale Charles Kaufmann premiata con l’Oscar.

Sogni (1990)

di Akira Kurosawa

Il film è una raccolta di Otto sogni del regista trasformati in  immagini. Un bimbo curioso spia un corteo di volpi nel bosco. Lo stesso bambino scopre che la grande festa delle bambole non potrà più avere luogo perché gli adulti hanno tagliato tutti gli alberi del pescheto. Quattro uomini non riescono a trovare la strada durante una bufera. Un soldato in un tunnel ha la strada sbarrata da un cane. La bomba atomica ha trasformato gli uomini in mutanti. Un pittore è  affascinato dai quadri di Van Gogh e si immagina di intervistare l’artista. Infine, un vecchio in un villaggio introduce a un sereno funerale. Tra allegoria e sogno un percorso freudiano con momenti poetici.

Il posto delle fragole (1957)

di Ingmar Bergman. 

 

L’anziano professor Isak Borg, luminare della medicina, si reca a ritirare un riconoscimento nell’Aula Magna dell’Università di Lund. Prima di intraprendere il viaggio fa un sogno premonitore che lo invita a riconsiderare tutta la sua vita. Nel lungo viaggio lo accompagna la nuora Marianne. La donna è in crisi con il marito, un uomo molto freddo ed egoista. I due fanno una sosta presso la casa natale di Borg. Questa è  l’occasione per ripensare al passato e ritornare nel “posto delle fragole”.  ‘Chi può dimenticare tali immagini?’.

“Quando il film non è un documento è un sogno”

Così diceva il maestro Ingmar Bergman, autore straordinario sulla linea di pensiero di Fellini e Kieslowski. Regista dell’anima, che sapeva guardare dentro compiendo una sorta di “gastroscopia della psiche”.

Per il regista il film, tra sogno e incubo, è l’itinerario esistenziale di un uomo che si avvia, non serenamente, verso la morte.

8 & 1/2 (1963)

di Federico Fellini, con Marcello Mastroianni Claudia Cardinale.

Guido è un regista, quarantenne.  É stanco di ogni cosa che lo circonda. Il suo matrimonio, il mondo del cinema, gli amici, l’amante. In crisi di ispirazione sente le idee sfuggirgli. Ha fatto costruire un’impalcatura per un film di fantasia. Intorno a lui una strana umanità: i “fenomeni” del cinema. Tecnici chiassosi, amanti di produttori, aspiranti  sceneggiatori anziane attrici. Guido cerca uno stimolo, un’idea che possa liberare di nuovo la fantasia. Si rifugia allora nel passato, nell’adolescenza, ai tempi della scuola e delle prime sensazioni.

Gli episodi reali e quelli della memoria si alternano nel film con personaggi indimenticabili: il papà nel sogno, l’amico con l’amante giovane, la maga che gli legge nel pensiero la formula “Asa nisi masa”. Il culmine del sogno è  il grande girotondo da fiera, palcoscenico umano più o meno reale con tutti i personaggi che si tengono per mano, che gli girano intorno.
Il mondo di Fellini dal reale passa in un’altra dimensione universale. Leggi la recensione

Mulholland Drive (2001)

di David Lynch, con Naomi Watts e Laura Harring.

 

Dopo un incidente automobilistico avvenuto sulla Mulholland Drive di Hollywood, Rita perde la memoria. Intanto Betty Elms, un’attrice appena arrivata dall’Australia in cerca di gloria, tenta di aiutarla a ritrovare memoria e identità.  David Lynch qui, partendo dall’idea nata nel suo film più sperimentale (“Fuoco cammina con me”) stabilisce il nucleo centrale del suo modo di creare: Il cinema è la scrittura del sogno. Per Lynch creare un film è aprire un varco, una finestra che si apre su un mondo dove non è la logica a regolare i rapporti di causa-effetto ma il delirio. Caos, delirio, storie incomprensibili che si inerpicano intorno ad un plot confuso e criptico, in cui davvero non conosciamo quale sia il limite nel film del sogno e quello del reale. Mulholland Drive è una storia d’amore ma non lo è, è un giallo vestito da rebus, è realtà e fantasia ed è il genio di Lynch che, da Strade perdute a Velluto blu,  porta a compimento la sua visione.

Big Fish. Le storie di una vita incredibile. (2003)

Di Tim Burton, con Ewan Mc Gregor Albert Finney.

 

Edward Bloom crede che la vita sia quello che racconta agli altri. Ha sempre trascorso il suo tempo leggendo, col desiderio fin da bambino, di girare il mondo. Incontrerà strani personaggi diventando famoso per le storie che racconta sulla sua vita. Tra lupi mannari, cantanti gemelle siamesi coreane, una strega capace di vedere il futuro e un grosso pesce che rifiuta di farsi catturare. Solo il figlio, Will , non sembra affascinato dai suoi racconti. Ma quando Edward si ammala, Will intraprende il suo viaggio  per scoprire il vero passato del padre. Tra echi lynchiani e richiami al mondo dei fratelli Coen, questo è forse il più trascendentale film di Burton, maestro dell’arte della dissimulazione e delle maschere. Il mondo sognato da Edward si colora di fantasie che smarriscono la verità, questa volta voluta e preferita forse all’irreale. Come d’altronde Burton, da Beetlejuice in poi, ha sempre cercato di valorizzare. Ciò che viviamo davvero potrebbe essere molto più interessante e fantasioso di ciò che immaginiamo.

Brazil (1985)

Di Terry Gilliam.

Ispirato al Processo di Kafka, Brazil di Gilliam è uno dei tre film della trilogia dell’immaginazione. In una società dominata dalla burocrazia nulla sfugge al sistema computerizzato del Dipartimento Informazioni. Nella città da qualche tempo hanno preso ad agire gruppi di terroristi. L’impiegato Sam ha sogni frequenti e oppone al grigiore della routine proprio la sua possibilità di evadere nel sogno. Ispirato anche a  1984 di George Orwell, il film è un incubo visionario, grottesco e fantascientifico. Ambientato in un futuro distopico è anche un avvertimento: mai farsi fagocitare dal meccanicismo della burocrazia e  dal consumismo. Difendere invece la nostra libertà, affinché non possa essere espressa solo nei sogni. Omaggio sicuramente anche a 8 1/2 di Fellini. Leggi la recensione.

Vanilla sky (2001)

Di Cameron Crowe. Con Tom Cruise, Penelope Cruise, Cameron Diaz.

David, è un editore newyorkese di successo, fortunato con le donne. Quando un amico commette l’errore di presentargli la sua nuova compagna Sofia, i due finiscono per mettersi insieme. Un giorno David ha un incidente stradale da cui esce col volto orrendamente sfigurato e da quel momento la sua vita cambia: tutti lo evitano, compresa Sofia. Ma un mattino David viene risvegliato proprio da Sofia. Crowe riprende la storia psico-fantastica di “Apri gli occhi” (diretto nel 1997 da Alejandro Amenábar, anche co-sceneggiatore) ed elabora un soggetto di un film che oscilla tra sogno e realtà, thriller e fantascienza, rimpianto e speranza. Oltre alla tematica del conflitto tra sogno  e verità  qui è forte anche il riferimento all’idea della maschera, dello specchio e del potere di guardare o osservare attraverso una percezione soggettiva.

Lo specchio (1975)

 

di Andrej Tarkovski. Il protagonista Aleksej (alter ego di Tarkovskij), ormai in fin di vita, delinea un bilancio della propria esistenza attraverso un racconto parallelo e intrecciato di due vicende del proprio passato. Quando ormai Aleksej è un uomo maturo ripensa soprattutto al legame con la madre quando ancora era un bambino e  alla separazione con la moglie e il figlio. Il film è un mosaico di frammenti, con continui rimandi del passato nel presente e viceversa, in un circolo perpetuo in cui tutto si replica come le visioni dello specchio. La pellicola inizia con un ragazzo balbuziente in cura da una terapista che cerca di utilizzare la tecnica dell’ipnosi per fargli ritrovare la parola. L’incapacità di parlare è emblematica: è anche l’incapacità di avere una visione chiara e definita di ciò che lo circonda. Un percorso nella memoria intervallato dalle poesie di Arsenij Tarkovskj, il padre del regista, che compone un’opera in parte autobiografica di grande fascino.

Leggi intervista ad Andrej Tarkovski.

Sto pensando di finirla qui. (2020)

di Charlie Kaufman.

Im Thinking Of Ending Things. Jessie Buckley as Young Woman in Im Thinking Of Ending Things. Cr. Mary Cybulski/NETFLIX © 2020

«Sto pensando di finirla qui»: è la frase che ripete continuamente nella sua testa Lucy (Jessie Buckley) mentre viaggia in macchina col suo ragazzo Jake (Jesse Plemons,). Dopo solo 6 o 7 settimane lui le farà conoscere i suoi genitori. Il viaggio è costellato da conversazioni  stimolanti: fisica, neurologia e poesia, il flusso di pensieri della giovane ci rivela però tutti i suoi dubbi su una relazione che non la convince eppure sta andando avanti velocemente. Perché? Lucy si sente in trappola, ragion per cui sta pensando insistentemente di porre fine a quella storia sfuggita al suo controllo. Quando arriviamo a casa dei genitori di Jake, (interpretati da Tony Colette e David Thewlis) la cena si rivela inquietante con dettagli che iniziano a confondere Lucy. La percezione della realtà diventa sempre più inaffidabile. Il senso di disagio, nella protagonista come nello spettatore, cresce sempre più. Il viaggio di ritorno in macchina attraverso una tormenta di neve notturna, avviene dopo una strana sosta in una gelateria che sembra uscita dal passato e termina nel liceo frequentato in gioventù da Jake. L’ultima fatica da regista di Charlie Kaufmann, sceneggiatore di Se mi lasci ti cancello, è questa folgorante opera indefinita, in cui è davvero arduo distinguere cosa sia reale o meno. I due straordinari protagonisti sono totalmente immersi in questo viaggio temporale che oscilla tra l’horror sottile e il dramma con punte di surrealismo dark e forte onirismo. Come dimenticare il balletto finale del vecchio custode tra gli animali della fattoria? Magia dei sogni e magia del Cinema. Il film è disponibile su Netflix.

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