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In Sala

Diciottanni. Il mondo ai miei piedi

“Un’opera complessa dalle tematiche importanti, ma decisamente gradevole, che mostra l’abilità e la capacità della Rocchetti di dirigere”.

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Dopo due cortometraggi L’ultima seduta (2006) e Mi vuoi così (2009), l’attrice Elisabetta Rocchetti, vincitrice di un Globo D’oro come Migliore Attrice esordiente con L’Imbalsamatore (2003) di Matteo Garrone, esordisce nel suo primo lungometraggio: Diciottanni. Il mondo ai miei piedi. Un’opera complessa dalle tematiche importanti, ma decisamente gradevole, che mostra l’abilità e la capacità della Rocchetti di dirigere, superando quelle difficoltà tipiche dei primi lavori, soprattutto avendo a disposizione un budget decisamente ridotto.

Tecnicamente pregevole, con una fotografia artigianale e una sceneggiatura forse un po’ debole, la regista riesce a portare alla luce un film, che, pur avendo un percorso narrativo prevedibile, riesce comunque a coinvolgere. Non vi sono sperimentazioni visive, tutto è lineare e semplice, forse a volte didascalico, ma con delicatezza e leggerezza sono rappresentati il peccato/la redenzione, la solitudine/ la compagnia o, ancora meglio, l’amicizia che riesce a trionfare anche sull’invidia. È la voce di quel profondo sentimento di inquietudine e disorientamento tipico di una determinata età, che segna il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Non un’età anagrafica, anche se qui è legata a quella scolastica, ma più interiore e spirituale, che il protagonista affronta da solo, senza la guida di una figura paterna o materna, o di un adulto che ne faccia le veci. Una situazione di sbandamento attanaglia il protagonista che cerca conforto fra le braccia di diverse donne che ruotano intorno a lui, dall’insegnante di lettere, interpretata da Alessia Barela, a Luisa (Rosa Pianeta) madre del suo migliore amico Luca (Marco Iannitello), fino all’egoista coetanea e compagna di classe interpretata da Nina Torresi.

È un gioco di seduzioni alla ricerca della libertà dalle insoddisfazioni reciproche, che siano lavorative o matrimoniali o semplicemente la solitudine interiore, finché il meccanismo non si rompe. Ludovico, interpretato da Marco Rulli, già protagonista di Ti stramo – Ho voglia di un’ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo (2008) di Pino Insegno e Gianluca Sodaro, incontra Giulia una trentenne, interpretata dalla stessa regista, ed ecco che la situazione si complica, si intorbidisce e il disorientamento amoroso si acuisce. Attraverso un affastellamento di situazioni di conflitto esterno, la lotta interiore del ragazzo sembra improvvisamente cessare, e il dolore per questo amore lo spinge a guardare avanti e comprendere, a vedere il mondo che lo circonda in maniera diversa, portandolo alla redenzione. L’invidia che aveva sempre provato nei confronti dell’amico Luca si dissolve. Come ha spiegato la stessa regista: “Ho voluto raccontare il disagio di chi è incapace di vivere la propria età. Sia il protagonista che le donne del film non riescono a relazionarsi in modo armonico con il tempo in cui vivono. Lui brucia le tappe troppo presto e si sente già adulto, loro non accettano il passare del tempo e cercano di esorcizzarlo attraverso la seduzione. Questi mondi si incontreranno, intrecciandosi in una spirale affettiva in cui l’erotismo e l’amore saranno confusi, al punto da scardinare gli equilibri emotivi di tutti”.

Federica Di Bartolo

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