La bambina che non voleva cantare è il nuovo film di Costanza Quatriglio che andrà in onda su Rai Uno il prossimo 10 marzo.
La bambina che non voleva cantare di Costanza Quatriglio
Ambientato in Toscana, arriverà sugli schermi la storia della cantante Nada. Come suggerisce il titolo, quella di Nada è una storia fuori dagli schemi e diversa da quella che si potrebbe pensare. La nota cantante livornese non aveva come sogno nel cassetto quello di diventare una voce affermata nel panorama italiano e internazionale. La piccola Nada voleva solo vivere una vita serena, accanto alla madre, affetta da depressione e che cercava di assecondare sotto tutti i punti di vista, quello di cantare in primis. Per questo e solo per questo Nada ha intrapreso la carriera per la quale oggi è conosciuta.

Ne La bambina che non voleva cantare Costanza Quatriglio torna a parlare di Nada
Ancora Nada protagonista in un’opera di Costanza Quatriglio. Dopo il documentario Il mio cuore umano, la regista palermitana torna sullo stesso soggetto, ispirata anche dal nuovo libro dell’artista Il mio cuore umano, edito da Blu Atlantide e disponibile in libreria dal 3 marzo. In questo libro l’autrice si racconta, mostrando quegli aspetti di sé che non sono noti al grande pubblico. E Costanza Quatriglio, prendendo spunto da questo, ha realizzato un intimo racconto che va oltre la musica e la canzone. Quella di Nada è una storia universale. E soprattutto una storia d’amore.
Qui per leggere l’intervista alla regista Costanza Quatriglio a proposito del suo film Sembra mio figlio
I rapporti interpersonali al centro della vicenda
Il vero focus della storia, oltre chiaramente alla musica e al cantare, è il rapporto tra Nada e la madre. In generale viene sviluppata tutta una serie di rapporti tra la protagonista e altri personaggi. Ma a fungere da fulcro è l’odio/amore nei confronti della madre Viviana, interpretata da un’impeccabile Carolina Crescentini, che soffre di depressione. Apparentemente sembra che l’unica cura per la donna sia la voce della figlia, in grado quasi di ridestarla dai problemi e dalle difficoltà. E Nada cerca di aggrapparsi con le unghie e con i denti a questo. Pur non amando cantare e non volendo diventare una cantante professionista perché, come lei stessa afferma, ama cantare per sé, la giovanissima si trova costretta a farlo per il bene della madre. L’amore incondizionata che prova per la figura materna la pone in una situazione di contrasto tra quello che vorrebbe e quello che fa. Pur di sentirsi accettata dal genitore inizia a prendere lezioni di canto dal maestro Leonildo e, piano piano, inizia a partecipare a vari concorsi, ottenendo sempre ottimi risultati.

Tanti consigli, ma nessuno autentico
Sono tanti i personaggi con i quali Nada si trova a “confrontarsi” o comunque quelli ai quali può chiedere aiuto o un consiglio. Da suor Margherita, la vera e autentica “talent scout” dell’artista, allo stesso maestro Leonildo, che poco ci sa fare con i bimbi. Ma anche la sorella, il padre, la nonna. Ma nessuno sembra capirla fino in fondo. Nessuno sembra comprendere ciò che lei prova per la madre. E quello che prova è un amore talmente forte che le stesse canzoni d’amore che si ritrova a cantare sono indirettamente indirizzate a lei. Questo nella speranza di avere una sua approvazione, una sua vicinanza ancora più forte rispetto a quella che già ha.
Tematiche care alla regista
Non è la prima volta che Costanza Quatriglio tratta tematiche del genere. Il legame tra una madre e un/a figlio/a e i rapporti familiari e interpersonali sono cari alla regista palermitana. Lo aveva già fatto in un’altra sua opera e qui torna a mettere al centro questo aspetto. Sfruttando la storia di Nada, la Quatriglio riesce a raccontare anche altro. L’amore che una madre prova per un figlio è qualcosa di indescrivibile. Ma qui viene fuori anche l’esatto opposto. Così come tanti altri tipi di relazioni e amori, in generale.

Un viaggio nella fiaba
Tutti pretesti questi per parlare anche di tanto altro. Una sorta di viaggio ed excursus nella storia del periodo. Oltre alla Toscana (sottolineata dai dialoghi dei personaggi, mai troppo forzati o sopra le righe), quello che si apprende, grazie a La bambina che non voleva cantare è una realtà autentica. La storia dell’Italia e del mondo, ma anche e soprattutto la storia della musica. E l’amore (che ritorna) del maestro Leonildo per la bravissima Mina ne è l’esempio lampante.
Ma La bambina che non voleva cantare è anche una bella fiaba, dove c’è il “C’era una volta”, dove si cerca l’amore della vita e dove si punta verso il “Vissero felici e contenti”. Non è solo Nada che deve “imparare a fare una cosa e farla bene” come le dice la mamma Viviana. Tutti crescono insieme e tutti cercano di seguire questo insegnamento, facendolo seguire anche allo spettatore stesso.
Il film, una produzione Picomedia, in collaborazione con Rai Fiction, è prodotto da Roberto Sessa.
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