Fedele (Enrico Brignano) è un uomo buono, posato e sottomesso a una famiglia che lo comanda dalla mattina alla sera. La moglie isterica, Laura(Paola Minaccioni), è figlia di un ricco imprenditore, Siniscalco (Cosimo Cinieri), che ha assunto Fedele nella sua azienda, facendolo sgobbare ininterrottamente. Suo fratello, Vittorio (Francesco Pannofino), è il suo perfetto opposto, meschino, approfittatore e vizioso. Si è sposato con l’altra figlia di Siniscalco, Annaclara (Virginia Raffaele), per poi abbandonarla incinta di due gemelle, facendosi credere morto da tutti, dopo un incidente sul lago. Quando tutto sembrava svolgersi seguendo le solite consuetudini, la famiglia di Fedele scopre, guardando un dvd di salsa cubana, che Vittorio è ancora vivo…anzi vivissimo e che risiede da sei anni all’Avana.
S’innescano dunque una serie di stratagemmi per recuperare il meschino Vittorio: la moglie prega il padre di ritrovarlo, e quest’ultimo assume una sexy spia (Isabelle Adriani) e, al contempo, anche Fedele decide di fare un salto all’Avana, per rincontrarlo e riportarlo a casa. Quando Fedele giunge a Cuba, scopre la vera identità del fratello e si rende finalmente conto della sua poca affidabilità, considerato anche il soprannome con cui è conosciuto all’Avana: El Tiburon (lo squalo). Vittorio, con la complicità di una bellissima ragazza del luogo, Almadedios (Aurora Cossio), truffa i turisti che vanno in cerca di donne cubane, ricattandoli con delle foto. Fedele, conoscendo finalmente la verità sul fratello, inizia a credere in se stesso e a comprende la grande infelicità che si porta dentro, decidendo così di riprendere in possesso la sua vita, anche grazie ad Almadedios, con la quale instaura, dal primo istante, un bellissimo rapporto.
Faccio un salto all’Avana è una commedia romantica, che s’ispira, come conferma il regista Dario Baldi, alle commedie degli anni ’60, con tutto il desiderio di prendere le distanze da un certo tipo di cinema vacanziero, al quale siamo così abituati in Italia. Un film semplice che, grazie a questa principale caratteristica, riesce ad essere leggero al punto giusto, senza scivolare mai nella volgarità, né nel banale, nonostante il soggetto non molto originale. Quello che più risalta è la bellezza reale dell’Avana, mai descritta in termini fantasiosi e magici come da cartolina, ma nella sua genuinità, con i suoi ritmi, colori e povertà. Come afferma il regista, già abituato a girare per strada, (ricordiamo il suo lungometraggio di grande successo, Pablo, dedicato a Pablo Neruda, girato in Sudamerica e messo in scena interamente con persone della strada), “uno degli aspetti più incredibili che Cuba ci ha regalato è stata la possibilità di girare in mezzo alla gente vera, di poter liberare gli attori, ad esempio, nel mezzo di un autentico mercato cubano”. Forse questa è stata la fortuna di un film, che pur essendo prevedibile, riesce, soprattutto grazie alla forza espressiva di una città come l’Avana e alla bravura di due bravi comici italiani, a trascinare gli spettatori.
Faccio un salto all’Avana esce nelle sale venerdi 22 aprile, in 370 copie, prodotto da Rodeo Drive e distribuito da Medusa.
Valentina Calabrese
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