Con il trailer originale quale extra, CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende finalmente disponibile in blu-ray Inland Empire – L’impero della mente. Presentato fuori concorso al festival di Venezia, il lungometraggio che segnò nel 2006 il ritorno al grande schermo per David Lynch, a cinque anni da Mulholland drive. Suo decimo lungometraggio, per la precisione, nonché primo interamente girato in digitale. “La storia di un mistero… il mistero di un mondo all’interno di altri mondi… che si svela intorno a una donna… una donna innamorata e in pericolo”.
È ciò che riporta la trama delle tre atipiche ore di visione, destinate ad aprire con una coppia impegnata a consumare un rapporto sessuale.
Una coppia immersa in una cupa atmosfera e di cui non vediamo i volti, offuscati come quelli degli intervistati nelle inchieste tv su casi scabrosi. Prima che si passi ad un’ipotetica sit-com televisiva che vede protagonista una famiglia di uomini-coniglio, lasciando avvertire i primi elementi grotteschi. Sebbene, al di là di fuorvianti attacchi di montaggio e di uno strambo uso delle inquadrature, con l’entrata in scena di Laura Dern si rispetti una certa linearità narrativa. Alla sua terza prova lynchana, dopo Velluto blu e Cuore selvaggio, veste i panni di un’attrice.
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Un’attrice in attesa di essere scritturata per prendere parte ad un nuovo film. Ma che, dopo essersi ritrovata in casa una bizzarra vicina, viene contattata telefonicamente per il ruolo. Ed è Jeremy Irons a ricoprire la parte del regista; man mano che ci si addentra nel delirante universo dell’incomprensibilità. Universo trasudante ingredienti surreali e in cui è possibile avvertire apparizioni, tra gli altri, per William H. Macy e Ian Abercrombie.Universo che l’autore dell’intramontabile capolavoro intitolato The elephant man concretizza in fotogrammi manifestando particolare attenzione per colori e dettagli. Mentre introduce momenti puramente horror e perfino una situazione ballata sulle note della storica The loco-motion di Little Eva.
Rendendo Inland Empire – L’impero della mente un autentico condensato di tutto ciò che compone il suo stile artistico.
Un condensato dominato da un clima opprimente e traboccante angoscia. Per qualcuno un viaggio nella psiche umana all’interno di cui non bisogna assolutamente ricercare una spiegazione razionale. Un viaggio mirato tra l’altro a ribadire che ogni nostra azione comporta conseguenze e che, quindi, per quelle sbagliate sarebbero terribili. Un viaggio che, complice la sequenza che riprende in maniera evidente l’epilogo de La montagna sacra di Alejandro Jodorowski, ci suggerisce, forse, una soluzione. Perché probabilmente Inland Empire – L’impero della mente intende essere un’allegoria sull’eterna confusione tra finzione e realtà.