Disponibile su Prime Video dal 19 febbraio, I care a lot narra le vicende di Marla Grayson (Rosamund Pike) e della sua impresa tutta al femminile. Per l’interpretazione La Pike ha ottenuto una nomination ai Golden Globe.
I care a lot | La trama
La scaltra avvocatessa si occupa di scovare persone anziane a cui fare da tutrice legale. Ovviamente, dietro ciascuno dei casi, c’è un lavoro di ricerca approfondita, svolto da parte delle collaboratrici di Marla. Oltre che un giudice al quale spetta il compito di fornirle un’ordinanza vera e propria.
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In tal modo la donna riesce ad arricchirsi senza sporcarsi le mani, ma solo la coscienza. Ammesso che ne abbia. La faccenda si complica quando entra nel suo mirino una donna di nome Jennifer Peterson (Dianne West). A quest’ultima sembra infatti molto legato un noto criminale della mafia russa (Peter Dinklage).
Scritto e diretto da J Blakeson (La quinta onda), presentato al Toronto Film Festival, I care a lot è prodotto da Black Bear Pictures e Crimple Beck. Alla distribuzione hanno pensato Netflix e Amazon – a seconda delle nazioni.
Una Rosamund Pike in stato di grazia
La pellicola trova innanzitutto la sua ragione d’essere nella protagonista. La Pike è straordinaria e impeccabile. Il taglio di capelli al centimetro, il trucco leggero ma deciso, i tacchi a spillo, il sorriso diabolico e lo sguardo glaciale.
C’è chi è bravo con le persone e chi è bravo con i soldi.
L’attrice britannica sembra l’incarnazione di un essere demoniaco travestito da angelo. Chiaro che la definizione dipenda esclusivamente dalle gesta della donna. Senza rimorsi, scrupoli o sentimenti, Marla si impossessa della vita dei suoi clienti, trasformandoli in pure e semplici fonti di guadagno.
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Indifese, private della loro libertà e della loro autonomia, alcune di queste persone troveranno, come unica via di scampo, la morte.
Quando è il sistema a permettere la truffa
Se di per sé il contesto appare piuttosto tragico, il fatto che il sistema giudiziario sostenga una simile attività ha dell’incredibile, oltre che dello spaventoso.
Conosci te stesso e usalo a tuo vantaggio.
Appellarsi alla legge dovrebbe garantire una giustizia super partes, eppure a volte si rivela un’arma a doppio taglio. C’è chi può approfittarne, a scapito di chi non ha le medesime opportunità, economiche, culturali o sociali che siano.
Dopo aver quindi immerso lo spettatore nel pieno delle misfatte perpetrate dalla protagonista, il gioco vede cambiate le carte in tavola. L’entrata in scena della West introduce un nuovo discorso e vira il film verso il thriller.
I care a lot | Dal thriller alla dissacrazione del sogno americano
In seguito alla rivelazione sul personaggio della Peterson, prende forma uno scontro tra titani quanto mai originale. La soluzione che implica violenza, omicidi e sangue, trova nella legge un avversario degno di nota.
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E l’effetto è sconvolgente. Da qui Blakeson porta alla luce quella che in qualche modo potrebbe essere la chiave di I care a lot.
Alla base sembra infatti esserci l’intenzione di dissacrare il sogno americano. Così, in maniera non banale ma tagliente ed efficace.
Sono una fottuta leonessa.
Il lavoro duro non paga, non si arriva al successo comportandosi bene, né tantomeno alla felicità. All’inizio del film Marla spiega che il mondo si divide in predatori e prede, leoni e agnelli. Inutile chiarire a quale categoria lei appartenga. I soldi, l’istruzione, il cinismo compongono il suo equipaggiamento. Non necessita di altre armi.
L’insegnamento di Refn
Il finale, forse un po’ troppo scontato, viene comunque anticipato da una serie di momenti inaspettati e adrenalinici. E tutto sommato soddisfa curiosità e morbosità. Lo stile visivo, talvolta debitore a un certo cinema, quale per esempio quello di Refn, accompagna e avvolge lo spettatore nella parabola raccontata.
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Un ultimo paio di annotazioni, sull’ottimo utilizzo della colonna sonora, per cui la musica cambia ritmo a seconda degli stati d’animo di Marla, e sulla scelta di Eiza González come partner della Pike. Il fascino caliente della prima “fa il botto” con l’algidità della seconda.
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.