Giunto all’ottava edizione, Cortoons rappresenta più di un evento, è una rete, un terreno fertile dove costantemente si raccontano storie (più o meno brevi) e si confrontano idee (diversamente “animate”). Abbiamo fatto alcune domande ad Alessandro d’Urso, genitore, assieme ad Antonella Catanese, della rassegna.
Alessandro, siamo giunti all’ottava edizione di Cortoons, quando vi siete imbarcati in questo viaggio dove pensavate di arrivare ?
Ci aspettavamo di arrivare dove siamo, abbiamo cercato di realizzare il nostro progetto esattamente come lo avevamo immaginato, lo portiamo avanti con fatica, ogni anno crescente, ma le aspettative sono tutte quanti rispettate.
Nella ricerca delle partnership la sensibilità che riuscite ad intercettare è in generale rivolta verso l’oggetto evento, verso la cinematografia in senso lato, o l’animazione offre un certo plusvalore ?
L’animazione è un settore in fortissima espansione, oggi più che mai si guarda con interesse crescente all’ambito, e quindi viene sempre accolto con attenzione un progetto che la riguardi, altra cosa è il reperimento dei fondi ..
Pensi che alcune delle tecniche che oggi rappresentano lo stato dell’arte nell’animazione possano essere esportate, che l’animazione possa rappresentare un elemento contagioso, uno sbocco inevitabile per il cinema ?
Credo che il cinema sia il cinema, i racconti di fiction siano altra cosa, si può però viaggiare su binari paralleli. Un tempo il mercato dell’animazione nasceva per soddisfare un target di esclusivo intrattenimento per ragazzi, oggi parla altri linguaggi, i ragazzi crescono e restano affezionati all’animazione non solo per un accumulo “memoriale”, ma perchè trovano prodotti animati che soddisfano ogni genere di utenze. Non solo: molta pubblicità oggi comunica attraverso l’animazione, molte clip musicali sfruttano questo strumento. I contenuti certo sono altra cosa, anche là l’animazione offre prospettive importanti.
C’è in questo percorso una “scuola” che ha sdoganato per così dire l’animazione da genere a codice linguistico universale?
L’animazione è sempre stata pronta a parlare più linguaggi ed a riempirsi di contenuti, è stato il mercato a chiederle di ricoprire massicciamente altre aree. L’animazione diventa universale se il mercato glielo richiede; oggi l’animazione, vista la sua diffusione ed utilizzo, rappresenta di pari passo col cinema lo specchio socio culturale di un luogo.
Il Palladium, gestito anche dall’università di Roma3, rappresenta un luogo privilegiato per Cortoons ?
Il Palladium rappresenta la nostra sede naturale, è il luogo giusto per Cortoons, in un senso strettamente artistico, più che per quel che riguarda i gestori è la vicinanza geografica all’istituto del DAMS a renderlo crocevia artistico culturale adatto ad un’attività come la nostra.
Pensi a Cortoons come ad un modello esportabile ?
È un modello complicato: la scelta è quella di fare un festival di cortometraggi di animazione, la maggior parte dei festival privilegia la proiezione dei lungometraggi, i mediometraggi, i piloti; ciò significa fare tre proiezioni in un giorno per sei ore. Noi, nonostante proiettiamo corti, garantiamo circa sei ore di proiezione giornaliere per un totale di circa 20 – 25 ore nell’arco dell’evento, quindi moltissimi cortometraggi che devono essere di alta qualità e, quindi, selezionati tra una foltissima schiera di proposte artistiche che arrivano ai nostri 7 canali (web di cui due dedicati al giappone e in lingua giapponese).
Il festival è inoltre completamente indipendente e un grande sforzo è compiuto per mantenerlo gratuito. Forse, per rispondere alla tua domanda, sarebbe più facile esportarlo che continuare a farlo a Roma vista la diversa sensibilità che si riscontra nei confronti dei cortometraggi animati.
Simone Pazzaglia