“American pop” di Ralph Bakshi è il film di apertura dell’ottava edizione di Cortoons
Il film d’animazione di Ralph Bakshi cerca di riassumere più di mezzo secolo di storia musicale americana usando come filo conduttore la storia di una famiglia russa ebrea emigrata in America. A cura di Angelo Mozzetta
Il film d’animazione di Ralph Bakshi cerca di riassumere più di mezzo secolo di storia musicale americana usando come filo conduttore la storia di una famiglia russa ebrea emigrata in America. Espediente narrativo non troppo originale ma di sicuro fascino: sullo schermo, la cospicua carrellata di musica e costume alterna omaggi cinematografici a cenni biografici di grandi musicisti, mescolati ai personaggi del film, oltre agli immancabili filmati d’epoca. Così possiamo avere nella stessa pellicola i Jefferson Airplane e la Seconda Guerra Mondiale, il ragtime e David Bowie, Janis Joplin e il circo, Hendrix, Lou Reed e i cosacchi. Risultato forse poco coeso quando non eccessivamente pretenzioso, ma la confezione in rotoscope (animazione ottenuta ricalcando scene su pellicola) è degna di nota. American Pop diventa trentenne, ma è il film d’apertura di un’importante rassegna come “Cortoons” dedicata al cinema d’animazione: perchè?
Il rotoscope è in fondo una tecnica di animazione vecchia di quasi un secolo, già utilizzata dallo stesso Bakshi in alcune sue precedenti produzioni e spesso denigrata dagli animatori che la vedono come una semplice scorciatoia produttiva, con risultati ovviamente molto vicini alla realtà ma privi di interpretazione. Inoltre, perchè nell’epoca in cui case come Pixar e Dreamworks hanno raggiunto un così alto livello tecnico che mostruosamente migliora di anno in anno dovremmo soffermarci proprio su questo lavoro dallo strano fascino?
Forse perchè in questo caso il rotoscope non è soluzione di comodo, bensì scelta stilistica: il realismo delle animazioni (leggero ossimoro) racchiude in sé l’essenza di un film fatto di personaggi in bilico fra storia e leggenda, fra finzione e realtà, in un universo disegnato, statico, ‘fumettato’, ma, allo stesso tempo, incredibilmente espressivo. Giusto quindi ricordare, nell’epoca del 3D e della perfezione tecnologica a portata di clic, gli antesignani del cinema di animazione che hanno imparato la lezione più grande: leggere i limiti del mezzo e tramutarli in chiave di lettura. Fortuna che alla Pixar già lo sanno, altrimenti non sarebbero tanto grandi. Vedi il corto “Quando il giorno incontra la notte”.